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Come funzionano le pensioni NBA?

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Eravate a conoscenza dell’esistenza di un sistema pensionistico per i giocatori NBA e del suo funzionamento? Se la risposta dovesse essere no, in questo articolo vi proponiamo la traduzione di un pezzo redatto Alex Kennedy per HoopsHype che spiega proprio il meccanismo e la storia che sta dietro alla pensione dei giocatori appartenenti alla lega cestistica più famosa del mondo.

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Grazie in gran parte alle azioni di giocatori dell’era moderna come Chris Paul, LeBron James, Caron Butler e James Jones (tra gli altri), il programma pensionistico della NBA è notevolmente migliorato negli ultimi anni. Questo è di grande beneficio per i giocatori della vecchia scuola, i quali non sono sempre andati d’accordo con le attuali star del gioco.

I giocatori della NBA hanno un piano pensionistico dal 1965. Qualsiasi giocatore con almeno tre anni di servizio nella NBA riceve una pensione mensile e ha accesso ad altri benefici (come la copertura sanitaria a vita e un programma di rimborso delle tasse universitarie). Per accumulare un anno di servizio, un giocatore deve avere un contratto almeno per una partita durante la stagione NBA (indipendentemente dal fatto che essi siano attivi o inattivi).

Secondo la National Basketball Retired Players Association (NBRPA), dopo le modifiche del 2017, le pensioni sono aumentate di quasi il 50% per i giocatori che iniziano a ricevere i pagamenti a 50 anni, con aumenti corrispondenti per i giocatori che iniziano a ricevere i soldi più avanti con l’età. In precedenza, l’assegno che si riceveva a 50 anni era di $559 al mese per un anno si servizio. Ora invece vale più di $800 mensili per ogni anno di servizio.

Inoltre, l’importo dell’assegno previdenziale pre-1965 (che viene versato ai giocatori che erano nella lega prima dell’istituzione del piano pensionistico) è aumentato da $300 a $400 al mese per ogni anno di servizio. In media, secondo Scott Rochelle (Presidente e CEO della NBRPA), gli ex giocatori ora guadagnano $300 in più al mese.

I giocatori possono cominciare a ricevere i pagamenti già a 45 anni, ma si tratta di somme ridotte dal momento che li riceveranno per un periodo di tempo più lungo. Quindi, per far sì che gli assegni siano i più alti possibili, i giocatori sono incoraggiati ad evitare di ritirare i pagamenti fino all’età di 62 anni (se possibile).

Un giocatore di 62 anni che ha giocato 10 o più anni in NBA guadagnerà oltre $215.000 all’anno grazie alla sua pensione. Per fare un confronto, secondo il San Francisco Chronicle “un veterano della NFL che ha giocato per 10 anni e si è ritirato prima del 1993, all’età di 55 anni riceve circa $30.000-$40.000 lordi all’anno” (il minimo che un ex giocatore NBA guadagnerà annualmente a 62 anni è di $56.988, e questo solo per chi ha alle spalle tre anni di servizio).

Per apportare questi miglioramenti al programma pensionistico è stata necessaria l’aggiunta di un finanziamento da 33 milioni di dollari all’anno. Un costo che la NBA e gli attuali giocatori hanno deciso di dividersi in parti uguali.

La risposta generale che abbiamo ricevuto è stata di grande apprezzamento, un senso di sollievo e fiducia nel fatto che ci si prendesse cura dei giocatori che si sono ritirati e che questi facessero ancora parte della famiglia“, ha affermato Rochelle.

E’ bello vedere che i giocatori di oggi riconoscano quanto sia importante sostenere in maggiormente i veterani che si sono ritirati. Penso sia speciale. I giocatori in pensione sono contenti perché tu sacrifichi il tuo corpo e dai ogni cosa a questo sport, quindi essere apprezzati dopo tutto questo la dice lunga. Siamo così grati di poter giocare per un campionato come la NBA che comprende l’importanza del prendersi cura di noi e delle nostre famiglie. Una volta che fai parte di questa fratellanza, ci rimani a vita“, queste le parole espresse da Caron Butler, che fa parte del consiglio di amministrazione della NBRPA.


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