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Draft 2020: tanto tuono’ che…non piovve

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Nella notte è andato in scena il Draft 2020. Doveva essere un susseguirsi di scambi, invece è stato uno dei Draft più tranquilli di sempre. Tuttavia, nonostante il quasi immobilismo delle squadre, sarà ricordato come uno dei più atipici.

Il Commissioner Adam Silver tristemente solo negli studi di ESPN, i giocatori in collegamento da casa, i festeggiamenti un po’ posticci dei familiari: insomma, non proprio quello a cui eravamo abituati. Ma il 2020 è stato un anno a dir poco fuori dal comune e anche il Draft si è dovuto adeguare. I giovani atleti si aspettavano ben altro come ingresso nella NBA, ma l’importante, alla fine, è aver esaudito il sogno di una vita e poter indossare una di quelle trenta casacche.

Adam Silver applaude Anthony Ewdards, la prima scelta assoluta del Draft

I primi a chiamare sono stati i Timberwolves. Dopo tanti tentennamenti, con ammiccamenti a destra e sinistra per cedere la scelta, Minnesota ha selezionato Anthony Edwards: un eccellente atleta con tanta forza fisica, che arriva al ferro con molta facilità e ha segnato 20 punti di media malgrado scelte di tiro rivedibili. Per Jay Bilas, storico commentatore di ESPN, la guardia di Georgia è “il miglior talento del Draft, deve solo imparare a giocare”. Aggiungerei anche “assieme ai compagni”, perché sia nei Bulldogs che, a maggior ragione, al liceo Anthony rappresentava la prima, la seconda e la terza opzione offensiva. Ha giocato, curiosamente, per coach Tom Crean, ex allenatore di Oladipo e Wade, due giocatori a cui è stato accostato.
I T-Wolves hanno successivamente completato la propria serata selezionando Leandro Bolmaro (23° scelta che rimarrà però al Barcellona per un altro anno) e Jaden McDaniels (28° scelta), a cui poi si aggiunge il “ritorno in patria” di Ricky Rubio, ottenuto via trade dai Thunder.

Anche Golden State, in quanto ad ammiccamenti, non è stata da meno. Dopo svariati tentativi infruttuosi, si è “accontentata” di James Wiseman. In effetti, il roster dei Warriors presenta una sola lacuna, ed è proprio lì, a centro area. Wiseman inizia la sua carriera a San Francisco, ma non è da escludere che nelle prossime settimane il GM Bob Myers non riesca a orchestrare una trade per affiancare ai suoi “senatori” un supporto più maturo del pur valido centro di Memphis. Golden State al secondo giro ha poi selezionato anche il nostro Nico Mannion, che è sceso molto (48° scelta) rispetto al previsto pagando una seconda parte di stagione non brillantissima. Ma forse non tutto il male vien per nuocere. Potrà imparare il mestiere da Steph Curry (e lo avrebbe potuto imparare anche da Klay Thompson se quest’ultimo non fosse stato messo ko da un infortunio al tendine d’Achille), oltre a provare a mettersi immediatamente in gioco quando sarà chiamato in causa.

Se hai in squadra Terry Rozier e Devonte’ Graham, l’ultima cosa che sembra servire è un altro playmaker. Invece, svanito il sogno Wiseman (il centro arriverà con Veron Carey al secondo giro), Michael Jordan ha deciso di puntare su LaMelo Ball. Per tantissimi osservatori LaMelo è il giocatore con il potenziale più elevato, quello che potrà diventare un All-Star. Sussistono però alcune perplessità sull’efficacia del tiro, sull’attitudine difensiva e sull’entourage. Chissà se Jordan darà la possibilità al padre LaVar di sfidarlo in 1vs1…

Il momento della selezione, da parte degli Charlotte Hornets, di LaMelo Ball (foto via NBA.com)

Se le prime tre scelte hanno seguito una sequenza logica e preventivabile, Chicago alla quattro ha sorpreso tutti selezionando Patrick Williams. Sia chiaro, il prodotto di Florida state è un talento enorme che possiede un mix di qualità fisiche e tecniche che lo identificano come un potenziale “crack” nel basket odierno, ma è pur sempre un diciannovenne che lo scorso anno usciva dalla panchina dei Seminoles. Possiamo quindi affermare che si tratta di una grande scommessa per il nuovo GM Karnisovas, ma se andasse a segno i Bulls avrebbero trovato una colonna importante nella difficile rinascita.

Alla cinque è stato poi il turno di uno dei prospetti più chiacchierati in queste ultime settimane: Isaac Okoro. C’è chi lo vedeva in netta discesa, a tal punto di scivolare fino alla undicesima chiamata degli Spurs, e chi lo indicava come oggetto de desideri di Golden State (anche se non alla seconda). Invece, i Cavaliers hanno deciso che un difensore atletico come Okoro fosse indispensabile in una delle squadre meno performanti nella propria metà campo. Dovrà trovare maggiore continuità nel tiro, in modo da trovare solidità su ambo le metà campo, ma Isaac sembra l’ideale per Cleveland.

Ad Atlanta sembra stia nascendo una squadra con molte ambizioni (Rajon Rondo e Danilo Gallinari nel mirino…), quindi l’attenzione sul Draft era minore del solito, nonostante comunque un’ottima sesta scelta assoluta a disposizione. Con il difficile rinnovo di Collins all’orizzonte, gli Hawks si sono cautelati con Onyeka Okongwu. L’ex Trojan è il miglior lungo difensivo del Draft, capace di difendere sia sotto i tabelloni che sul perimetro. Ci sono indiscrezioni su tante trattative che riguardano Atlanta, quindi Okongwu potrebbe cambiare casa a breve.

Con il solo Derrick Rose in regia, i Pistons hanno impiegato la settima scelta per selezionare Killian Hayes, franco-americano che ha condotto i tedeschi dell’Ulm in Bundesliga. Killian è un regista vero, molto sobrio e attento nelle letture, specialmente nelle situazioni di pick&roll. Non contento, il GM Weaver ha scambiato per portare nella “Mo-Town” Isaiah Stewart, centro sottodimensionato e muscolare che non era minimamente atteso alla sedicesima chiamata, e Saddiq Bey (19° scelta), ala molto versatile di Villanova.

Una scelta più tardi, New York ha regalato a Obi Toppin la giusta conclusione di una stagione perfetta e di un percorso personale irreale. Al liceo era uno smilzo senza particolare talento che nessuno voleva. Il 2020 lo ha visto premiato come il miglior giocatore del College Basket ed entrare nella NBA dalla porta principale. Il suo pianto ne è il manifesto perfetto. Una volta smaltita l’emozione, dovrà cominciare a lavorare per difendere nel modo che piace a coach Tom Thibodeau.

Se ci fosse stata l’abituale “Green Room”, Deni Avdjia sarebbe stato il più ricercato dalle telecamere, visto che era in lizza per ogni chiamata successiva alla terza. Per sentire il suo nome ha dovuto attendere il turno di Washington, ovvero il nono. I Wizards scommettono sulla capacità di tramutarsi in una vera point forward, così da far felice Bradley Beal. Una scelta comprensibile, ma che nasconde le insidie di un adattamento non sempre facile per i giocatori del Vecchio Continente. Senza contare che parliamo di una squadra abbastanza disfunzionale.

Come lo scorso anno, anche se in tono minore, Phoenix ha ravvivato la serata con la seconda sorpresa della serata. Alla decima scelta lo schermo ha infatti inquadrato Jalen Smith. Il sophomore di Maryland è un lungo molto versatile, con buonissima mano dalla distanza e istinto per la stoppata, ma anche una difesa in generale piuttosto blanda. I Suns hanno visto in “Stix” (bastoncini, un richiamo alla magrezza delle sue gambe) il profilo ideale per sopperire all’eventuale partenza del free agent Dario Saric, anche se per avere un impatto concreto Smith dovrà crescere dal punto di fisico.

In seguito, se San Antonio alla undici ha raccolto Devin Vassell, atteso molto più in alto e perfetto 3&D per gli schemi di Popovich, Sacramento con la dodici si è cimentata nella selezione del pericolante Tyrese Haliburton, anche lui in lizza per chiamate molto più prestigiose (Detroit e New York su tutte), e New Orleans ha visto nel velocissimo Kira Lewis il partner ideale per Zion Williamson, l’attenzione di tutti si è trasferita ai Boston Celtics.
Titolari di tre prime scelte e alle prese con i dilemmi di Gordon Hayward, i biancoverdi sono stati inseriti in ogni trattativa esistente, senza che poi accadesse qualcosa. Danny Ainge alla sedici ha chiamato Aaron Nesmith, il miglior tiratore del Draft (52% da tre a Vanderbilt), e alla ventisei Payton Pritchard, playmaker sobrio ed esperto (come lo si può essere a 23 anni), per farne i cambi di Kemba Walker e Marcus Smart. Desmond Bane, selezionato successivamente alla trentesima, poteva rappresentare un tiratore che poteva far bene agli ordini di Brad Stevens, ma è stato spedito a Memphis per risparmiare alcuni dollari in vista delle trattative dei prossimi giorni.

Una volta descritte le chiamate della Lottery, possiamo passare alle mosse più importanti, con un’attenzione particolare per le squadre d’elite.

Dallas ha rinforzato la panchina con Tyrrell Terry, il tiratore di Stanford pronosticato addirittura in lotteria (finito invece alla 31), e due super difensori come Josh Green (18°) e Tyler Bey (36°). Miami continua ad accumulare talento con Precious Achiuwa (20°), il “piccolo Bam”. Denver cerca di infoltire il roster con un lungo energico come Zeke Nnaji (22°), e il talento grezzo di R.J. Hampton (24°). Toronto si affiderà a Malachi Flynn (29°) nel caso Fred Vanvleet decidesse di salpare per altri porti nell’imminente free agency.

Chi si è mosso molto, e non poteva essere altrimenti dopo l’arrivo di Morey e Rivers, è stata Philadelphia. Se alla 21 è stato scelto Tyrese Maxey, combo-guard di Kentucky che abbina qualità difensive con una certa esuberanza offensiva (non male neanche le scelte di Isaiah Joe e Paul Reed al secondo giro), fanno notizia gli arrivi – via trade – di Danny Green, Terrence Ferguson e Seth Curry, ovvero tre tiratori con i quali circondare Simmons ed Embiid. Il tutto liberandosi di Horford e del suo ricco contratto.
Il partner dei Sixers è stato Sam Presti, plenipotenziario dei Thunder. Dopo l’insperata qualificazione ai playoff, Presti ha deciso di avviare una vera e propria opera di ricostruzione, così, dopo aver salutato Chris Paul, Dennis Schroeder e Danilo Gallinari, può ripartire con un gruppo giovanissimo a cui potrà aggiungere tra qualche anno il play Theo Maledon e, soprattutto, Aleksej Pokusevski, esterno di 215 centimetri che palleggia liberamente per il campo e ama tirare dalla distanza.


Dopo Sam Merril, ultimo giocatore scelto, si sono chiusi i battenti su questo atipico e surreale Draft 2020. Se la speranza dei GM è quella di aver indovinato ogni mossa, la nostra, molto più banale, è che il prossimo anno venga riproposto l’usuale format. Significherebbe un bel ritorno alla normalità.

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