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NBA Preview: Pacific Division

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Eccoci arrivati all’atto conclusivo delle nostre NBA preview. Chiudiamo la nostra disamina con una Pacific Division composta da: Golden State Warriors, Los Angeles Clippers, Los Angeles Lakers, Phoenix Suns e Sacramento Kings.

Le franchigie verranno presentate come il solito in rigoroso ordine alfabetico (tra parentesi il record dello scorso anno).


Nella scorsa stagione tutti gli occhi erano puntati sulle due squadre di Los Angeles e la possibile sfida che ci aspettava ai playoff. I Clippers però hanno deluso le aspettative, sbattuti fuori dai Nuggets nelle semifinali di conference; mentre i Lakers, dopo aver archiviato la pratica “Colorado”, sono volati verso il loro diciassettesimo titolo. I Warriors hanno potuto invece guardare comodamente da casa la ripresa nella bolla, con la squadra di Kerr che aveva abbandonato ogni velleità già prima dello stop di marzo. I Suns e i Kings infine si sono ritrovati a chiudere la propria esperienza nella “bolla” senza particolari aspirazioni, anche se Phoenix ne è uscita come la squadra migliore di tutti i seeding games grazie ad un perfetto record di 8-0.

Cosa ci aspetta per la prossima stagione? Puntiamo tutto sulla riconferma dei Lakers, con i Clippers subito dietro e più agguerriti che mai. Ma questa volta Warriors e Suns non si faranno da parte, con i poveri Kings che ancora una volta rimarranno a guardare, per vincere il premio come miglior squadra su Instagram.


GOLDEN STATE WARRIORS (15-50)

Dopo una stagione passata in infermeria, Steph Curry e compagni sono pronti a tornare tra le prime otto della Western Conference. La sfortuna però sembra non aver ancora abbandonato la Baia, con Klay Thompson nuovamente fuori per un infortunio al tendine d’Achille. L’annata 2020-2021 quindi appare già molto compromessa.

NBA preview: Stephen Curry

Non tutto il male viene per nuocere e dall’orrendo record dello scorso anno, Golden State ha guadagnato un’ottima seconda scelta al draft, selezionando James Wiseman. Il big man da Memphis University darà un aiuto sotto le plance a Kevon Looney, guidato chiaramente da un veterano come Draymond Green. Kerr ha aggiunto altre frecce al suo backcourt con il nostro Niccolò Mannion (entusiasta di giocare con il suo idolo Curry) e Justinian Jessup, altra guardia da Boise State University.

Ma veniamo al mercato – molto succulento in questa Pacific Division – con il quale i Warriors hanno aggiunto delle pedine importanti tra le loro fila. Il primo a sposare la causa di Steve Kerr è stato Kelly Oubre Jr., arrivato da OKC dopo lo scambio che ha portato Chris Paul in Arizona. L’ala grande da Kansas ha dichiarato di essere felice della scelta e vede l’approdo a Golden State come una grande opportunità per il suo gioco, che nell’ultimo anno ai Suns è migliorato di gran lunga passando da 15.2 a 18.7 punti di media a partita. Oubre Jr. non è solo un giocatore atletico: negli ultimi anni ha messo su un buon tiro sia dalla media che da oltre l’arco, aggiungendo così altre armi al suo arsenale, e in quest’ottica l’approdo nella Baia non può far altro che bene. Dall’altro lato l’ex di Phoenix dovrà migliorare dal punto di vista caratteriale, cercando di contenere i suoi eccessi dentro e fuori dal campo.
Altra aggiunta in vetrina è quella di Kent Bazemore, che torna ai Warriors (lo avevano draftato nel 2012) dopo aver passato diversi anni ad Atlanta – senza incidere più di tanto. La guardia ex Blazers può essere l’innesto giusto per sostituire Klay Thompson, anche se ovviamente non presentano le medesime caratteristiche. Nonostante non sia candidato a partire nel quintetto titolare, potrebbe anche trovare la sua dimensione partendo dalla panchina alla guida della second unit. Dalla panchina si alzerà anche Brad Wanamaker, ex Celtics, che durante i playoff all’interno della “bolla” ha fatto vedere tanta concretezza e di poter garantire una discreta dote di punti.

Infine, a completare l’organico principale, troviamo Andrew Wiggins, Eric Paschall, Jordan Poole, Damion Lee e Marquese Chriss. Il primo dovrà sicuramente dare molte più certezze rispetto a quanto visto la passata stagione, trovando la giusta continuità a livello offensivo e cercando di contribuire anche dal punto di vista difensivo. Il drappello che segue l’ex Timberwolves è formato da giovani in crescita che costituiranno lo zoccolo duro della second unit, con le seconde linee che saranno assolutamente fondamentali per il percorso della squadra.

Golden State è pronta a tornare sul grande palcoscenico dell’NBA, ma la squadra di Kerr non è quella di qualche anno fa: la free agency, gli scambi, gli infortuni e gli anni in più condizioneranno la prossima stagione. Realisticamente la franchigia di San Francisco può ambire sicuramente ai playoff, ma dopo le due squadre losangeline la lotta tra terzo e ottavo posto sarà molto dura.



LOS ANGELES CLIPPERS (49-23)

I Los Angeles Clippers, come lo scorso anno, sono tra i favoriti per la corsa al titolo, ma i tanti punti di domanda che hanno accompagnato la stagione 2019/2020 non sono svaniti e difficilmente troveranno risposta. La squadra di Doc Rivers nella “bolla” ha sperperato per ben tre volte un vantaggio che l’avrebbe portata alle WCF, si dice in seguito ad alcuni malumori all’interno dello spogliatoio rivolti a Leonard e George (ma non solo). Una problematica che Tyronn Lue ha dovuto affrontare al suo primo giorno come coach, dopo che Rivers ha fatto le valigie per tornare ad Est. Sicuramente non è un ottimo inizio dover cercare di risolvere delle tensioni interne, soprattutto se rivolte alle due superstar della squadra.

Inutile comunque dire che il #2 e il #13 continueranno ad essere i pilastri del roster losangelino, con il secondo che ha affermato di aver lavorato molto per tornare al livello da “MVP” visto ad Oklahoma City. Il campo emetterà come sempre le sue sentenze.

La franchigia di base ha conservato la sua spina dorsale, confermando giocatori come Patrick Beverly, Marcus Morris e Lou Williams – tre senatori e indiziati nel caso “Leonard/George” –, aggiungendo dei comprimari di livello come Serge Ibaka e Nicolas Batum. Lo spagnolo ha abbandonato la fredda Toronto per il caldo sole della California e può certamente far bene tra le fila di Lue: forse ciò che è mancato ai Clippers sono proprio i centimetri sotto canestro su entrambi i lati del campo, una qualità che Ibaka possiede insieme a quella di tiratore affidabile, con quest’ultima che servirà ad aprire il pitturato ai compagni. Dall’altra parte Batum non ha brillato a Charlotte e con l’arrivo di Hayward la franchigia ha scelto di tagliarlo. Il trentaduenne francese però, partendo dalla panchina, potrebbe ancora dire la sua con le tipiche scorribande in area e un discreto tiro da tre. Il buon Nicolas non sarà di certo uno degli uomini-chiave, ma un rendimento solido e continuo potrebbe rivelarsi una delle armi segrete per provare ad impensierire i cugini gialloviola.
E proprio in casa Lakers è approdata una pedina importante come Montrezl Harrell, lasciato libero dai Clippers in quanto non più rientrante nei piani della franchigia (a sua detta). Vista la situazione, l’aver lasciato libero il sesto uomo dell’anno in carica potrebbe rivelarsi un errore non da poco.

Non dimentichiamoci infine dell’aggiunta di Luke Kennard, tiratore mancino che l’anno scorso a Detroit si è messo molto in evidenza (15.4 punti di media con il 40% dall’arco), e della presenza a roster di pedine come Reggie Jackson, Patrick Patterson e Ivica Zubac, terzetto non di superstar ma di giocatori comunque utili per fornire un po’ di solidità alle rotazioni.

Il roster non sembra indebolito, potremmo anche azzardare e dire che sotto alcuni aspetti sia migliorato e più equilibrato, ma come abbiamo affermato all’inizio abbiamo tante domande e poche risposte. Il destino dei Clippers è quindi avvolto nella nebbia. Sicuramente arriveranno ai playoff, così come senza alcun dubbio la loro sfida sarà quella di battere i Lakers per portar a casa il titolo. Non bastano però solo dei nomi importanti per portare a casa dei risultati, ma bisogna formare un amalgama di squadra per fare il salto di qualità. Chissà che l’uscita dalla postseason dello scorso anno non abbia insegnato qualcosa.



LOS ANGELES LAKERS (52-19)

Dopo aver iniziato la scorsa stagione tra luci e ombre, i Los Angeles Lakers hanno sacrificato un nucleo di giovani promettenti scommettendo su Anthony Davis per arrivare velocemente a raggiungere l’obbiettivo principe. La scommessa di Pelinka ha pagato i dividendi a inizio ottobre, con i gialloviola che hanno raggiunto il massimo risultato vincendo il titolo contro i Miami Heat. Un grazie particolare va a James e Davis, ma anche ai Caruso, Kuzma, Morris, Pope, Howard, Green e Rondo.

Se Kuzma e Caruso continueranno a supportare i gialloviola, con il primo alla ricerca di conferme, gli ultimi tre hanno abbandonato la nave: Dwight Howard e Danny Green hanno sposato la causa dei Philadelphia 76ers, mentre Rajon Rondo è approdato agli Atlanta Hawks. Il GM dei campioni in carica non è rimasto a guardare e si è dato subito da fare. Per rimpinguare la panchina Pelinka ha reclutato Dennis Schroder (ottenuto via trade dai Thunder) e Montrezl Harrell (in uscita come free agent dai Clippers), rispettivamente secondo e primo nella corsa al sesto uomo dell’anno. La guardia tedesca può sopperire alla mancanza di Rondo, – nonostante Rajone sia insostituibile, ndr – con una visione di gioco e un IQ cestistico elevati, e soprattutto con una percentuale da oltre l’arco superiore (38.5% 3FG nell’ultima stagione). Harrell, dopo aver abbandonato i cugini, partirà ancora dalla panchina per alzare il livello della secon unit con la sua energia e il suo atletismo, apportando valore su ambo le metà campo.

Ma il mercato non si è fermato qui. Pelinka ha infatti aggiunto al roster anche Wesley Matthews, un altro pericolo dalla lunga distanza (dotato di buoni dote difensive) che se inserito nella giusta rotazione può garantire delle buone prestazioni.
C’è poi quello che possiamo considerare un regalo natalizio in anticipo per coach: Marc Gasol. Dopo Pau, anche il fratello minore vestirà purple&gold e aiuterà Davis e James (freschi di rinnovo) nel repeat.

Infine, i Lakers per la prossima stagione potranno contare sulle conferme di due protagonisti del titolo 2020, Markieff Morris e Kentavious Caldwell-Pope, e sul giovanissimo Talen Horton-Tucker, che in questa preseason ha dimostrato cose più che positive.

L’obbiettivo non può che essere quello di arrivare in fondo e vincere il titolo per il secondo anno di fila. La squadra di Vogel ha tutte le carte in regola per farlo, con LeBron e AD che stanno scaldando i motori. La sfida è lanciata a tutta la lega: i gialloviola sono la squadra da battere.



PHOENIX SUNS (34-39)

Le 8 vittorie di fila con cui i Suns hanno marchiato l’esperienza nella bolla fanno ben sperare. La squadra dell’Arizona non ha raggiunto i playoff per un soffio, ma Devin Booker e compagni hanno aggiunto un tassello importante alla loro esperienza. Durante questa offseason la dirigenza Suns ha dichiarato ufficialmente di voler cambiare rotta e lo ha fatto ingaggiando tre giocatori di esperienza: Langston Galloway, Jae Crowder e Chris Paul.

La squadra sarà guidata da CP3, alla sua quindicesima stagione in NBA. L’ex playmaker dei Thunder riuscirà a trascinare ai playoff anche i Suns? Sicuramente la sua abilità di passatore visionario andrà a nozze con i tiri letali di DBook, che ormai ci ha abituato a prestazioni da top scorer NBA. I due molto probabilmente dovranno condividere la leadership e per la giovane guardia questa sarà la prima volta: scatterà la scintilla tra i due o la presenza di Paul sarà ingombrante? Non ci resta che aspettare.

Jae Crowder, dopo un’ottima stagione e degli ottimi playoff, ha deciso di salutare le coste della Florida per fare tappa a Phoenix. L’ala piccola sicuramente partirà in quintetto titolare, portando con sé un ottimo tiro da tre e, ancora più importante, un’ottima difesa. Galloway invece dovrà fornire un po’ di punti alle seconde linee, aiutando nelle rotazioni del reparto piccoli.

Esaminate le new entry veterane, passiamo alle altre pedine ai comandi di coach Williams. Dario Saric e DeAndre Ayton sono chiamati a fare un salto di qualità affinché la squadra possa giocare la postseason: il centro da Arizona lo scorso anno ha chiuso la stagione in doppia doppia (18.2 punti e 11.5 rimbalzi), adesso però i fan dei Suns vogliono qualcosa di più; Saric invece dovrà continuare a dimostrare di avere discreti punti nelle mani (alzando la sua pericolosità dall’arco) e di conservare buone doti da rimbalzista, trovando però maggiore solidità e continuità.
Altri giocatori di rilievo per la franchigia, a livello di rotazioni, saranno Mikal Bridges, Cameron Johnson, E’Twaun Moore e Cameron Payne. Nessuno di essi spicca per talento e doti tecnico-atletiche, ma si creerà la giusta chimica e il giusto equilibrio potranno sicuramente costituire un fattore aggiunto a lungo andare.

Dal draft è arrivato poi Jalen Smith, lungo simile ad Ayton che rappresenta una vera scommessa per la franchigia dell’Arizona. Il prodotto di Maryland ha messo su buone cifre al college (15.5 punti, 10.5 rimbalzi e 2.4 stoppate al suo ultimo anno), ma la scarsa rapidità di piedi e un fisico tutt’altro che robusto rischiano di essere gravi handicap per un’ala grande che deve mettersi in evidenza nella massima lega mondiale di pallacanestro.

Phoenix è ormai pronta a dar battaglia per raggiungere finalmente quei playoff che mancano da dieci anni. Non azzardiamo a ipotizzare una posizione, ma ricordiamo che quest’anno ci sarà un torneo play-in per accedere alla seconda parte di stagione e i Suns potrebbero essere la mina vagante della Western Conference.



SACRAMENTO KINGS (31-41)

I Sacramento Kings hanno sì ripreso la stagione all’interno della bolla, ma senza troppe pretese, finendo al dodicesimo posto della Western Conference. Dopo l’addio di Cauley-Stein sembra essere arrivato il momento di rifondare.

Divac parte blindando il suo giocatore migliore, De’Aaron Fox, con un nuovo contratto da 163 milioni in quattro anni (con possibilità di arrivare fino a 196 milioni). Luke Walton perde dei giocatori importanti come Kent Bazemore, Trevor Ariza, Alex Len e soprattutto Bogdan Bogdanovic, che durante la FA è passato agli Atlanta Hawks. Sacramento avrebbe potuto pareggiare l’offerta, ma ha scelto di perdere il nativo di Belgrado per provare ha salvare spazio salariale e costruire una nuova squadra.
Il GM dei Kings però si è dato subito da fare firmando Chimezie Metu, Glen Robinson III e Frank Kaminski, tre giocatori che – nonostante qualitativamente siano inferiori ai partenti – dalla panchina potrebbero tornare utili.
Dopo averlo draftato nel 2010, il general manager serbo ha riportato a Sacramento anche Hassan Whiteside. Il centro ex Trail Blazers, nonostante qualche alto e basso, potrà dare il suo contributo sotto le plance e soprattutto in difesa (2.9 stoppate a partita nell’ultima stagione). Se dovesse trovare continuità su ambo le metà campo potrebbe rivelarsi un asso nella manica.

I Kings sono in una situazione delicata: sicuramente hanno del potenziale da poter sfruttare in Barnes, Hield e Fox, elementi che guideranno la squadra durante tutta la stagione – con i due giovani che potrebbero fare il salto di qualità per diventare degli All-Star a tutti gli effetti. Questo potenziale però ha bisogno di tempo per esplodere e al momento la squadra è enigmatica, senza un vero è proprio scopo all’interno della lega. Sicuramente la franchigia di Sacramento finirà fuori dalla corsa playoff. Come abbiamo detto c’è bisogno di tempo e magari di qualche altra scelta più affidabile al draft per cercare di diventare un team competitivo.

Siamo arrivati alla fine dell’ultima preview. Viviamo in un periodo pieno di incertezza, la lega ha cambiato la data di inizio, ridotto le gare e modificato il format. Poche cose al momento ci trasmettono un senso di normalità, l’inizio dell’NBA è una di queste. Tra due giorni mettiamoci comodi e godiamoci lo sport che ci piace tanto.

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