NBA Recap

I Top&Flop delle opening nights 2020-2021

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Se sulla carta la opening night per definizione è la primissima giornata di regular season, è anche vero che di fatto si può considerare il debutto di ogni singola squadra. Per quanto riguarda la stagione 2020-2021 possiamo quindi considerare due “opening nights”: martedì 22, con i match di apertura, e mercoledì 23, giornata in cui sono scese in campo tutte le altre franchigie.

Andiamo a vedere i giocatori che hanno realizzato performance particolarmente valide e quelli che invece hanno deluso.


TOP

Paul George (Clippers) – Dopo essersi sorbito per un bel po’ di settimane l’appellativo di “Pandemic P”, o quello di “PG13%” (al posto dell’originale Playoff P), l’ex Thunder apre la propria stagione da giocatore guida nella vittoria targata Clippers nel derby losangelino. George dimostra una buona forma mettendo insieme 33 punti, 6 rimbalzi e 3 assist, ma soprattutto tirando con un ottimo 72.2% dal campo (13/18) e un più che discreto 62.5% dall’arco (5/8). Unico neo le 5 palle perse, ma una di esse farà almeno parte della rubrica “Shaqtin’ A Fool”.

Terry Rozier (Hornets) – E’ vero, Charlotte ha perso, ma ciò toglie poco o nulla alla prestazione incredibile dell’ex Celtics. Rozier infatti mette a referto un impressionante career-high da 42 punti (15/23 dal campo e, soprattutto, 10/16 dall’arco), ai quali si aggiungono anche 3 rimbalzi, 2 assist e 2 palle rubate. La presenza di Graham e l’aggiunta di Ball gli permetteranno di giocare maggiormente da shooting guard, dando più rilevanza all’aspetto realizzativo.

Domantas Sabonis (Pacers) – Il giocatore lituano si è ormai affermato come uno dei giocatori chiave dei Pacers e come uno dei lunghi più validi nell’attuale NBA. Sabonis trascina Indiana alla vittoria con un career-high da 32 punti (11/18 dal campo, 2/4 dall’arco e 8/12 ai liberi), ai quali poi vanno aggiunti ben 13 rimbalzi (4 dei quali offensivi), 5 assist e 1 palla rubata. Le 4 perse non incidono.

Trae Young (Hawks) – La giovane star di Atlanta devasta la difesa dei Bulls mandando in scena un vero e proprio show. In appena tre quarti (25 minuti di gioco effettivi), Young infila 37 punti sbagliando solo due tiri (10/12 dal campo, 5/6 dall’arco e 12/14 ai liberi), ai quali poi aggiunge 6 rimbalzi e 7 assist.

Ja Morant (Grizzlies) – Stesso discorso discorso fatto per Rozier. La sconfitta di Memphis non intacca una prestazione davvero strabiliante. Il fresco Rookie of the Year trova il suo personalissimo career-high con la bellezza di 44 punti (18/27 dal campo, 1/2 dall’arco e 7/8 ai liberi), ai quali fanno compagnia 2 rimbalzi, 9 assist, 2 palle rubate e 1 stoppata.

Nikola Jokic (Nuggets) – Il centro serbo fa compagnia a Rozier e Morant. Nella sconfitta maturata all’ultimissimo decimo di secondo contro Sacramento, Jokic si conferma il giocatore chiave, quello più solido e tuttofare della franchigia: 29 punti (11/18 dal campo, 1/2 dall’arco e 6/9 ai liberi), 15 rimbalzi (3 offensivi), 14 assist e 3 stoppate. Non è la tripla-doppia a farlo inserire in classifica, o almeno non è il motivo principale, ma la sua dote – messa ancora una volta in evidenza – di ceiling raiser. Nota stonata le 6 palle perse.


Menzione speciale per Russell Westbrook (Wizards), che con i 21 punti (9/22 dal campo), 11 rimbalzi e 15 assist registrati diventa il sesto giocatore della storia della NBA (il primo in casa Washington) a mettere in piedi una tripla-doppia alla partita d’esordio con una squadra (prima di lui Elfrid Payton nel 2018, Lewis Lloyd nel 1983, John Shumate nel 1976, Nate Thurmond nel 1974 e Oscar Robertson nel 1960).



FLOP

Andrew Wiggins (Warriors) – Vista l’assenza di Klay Thompson dovrebbe essere il braccio destro di Stephen Curry, ma nella partita inaugurale diventa il braccio sinistro dei Nets: l’ex Timberwolves in 31 minuti mette insieme appena 13 punti tirando con un terrificante 4/16 dal campo. Prestazione balistica che soffre di una shot selection a tratti pessima e a cui vanno anche aggiunte 4 palle perse. Potremmo aggiungere latro, ma non vogliamo infierire.

LaMelo Ball (Hornets) – Grande indecisione se inserirlo o meno. Se è pur vero che si tratta di un rookie al proprio debutto ufficiale, bisogna comunque considerare che non si sta parlando di una matricola qualsiasi. La terza scelta assoluta all’ultimo Draft, nonché favorito per il premio di Rookie of the Year, in 16 minuti di gioco non segna un singolo punto (0/5 dal campo, 0/3 dall’arco) e a referto compare solo con 1 rimbalzo, 3 assist, 2 palle rubate e 3 palle perse. LaMelo è così il primo rookie selezionato nella top-3 a “fare virgola” al proprio esordio dal 2013 (quando a riuscirci fu Otto Porter Jr; nelle ultime 15 stagioni NBA solo altri due giocatori hanno fatto registrare questi dati: Greg Oden con i Blazers nel 2008 e Hasheem Thabeet con i Grizzlies nel 2009).

Fred VanVleet (Raptors) – Parte bene, poi si spegne. Il ricco rinnovo contrattuale, per quanto visto fino ad ora, se l’è meritato, ma nella opening night va in scena una di quelle partite sbagliate che la scorsa stagione non era poi così tanto rare. La guardia dei canadesi in quasi 30 minuti colleziona appena 9 punti, tirando 3/12 dal campo e 2/8 dall’arco. A smorzare le statistiche balistiche 3 rimbalzi, 3 assist e 3 palle rubate (a fronte di una sola persa).

Damian Lillard (Blazers) – Un 4/12 dal campo possiamo farlo passare a Trent Jr, ma non alla star della franchigia. Dame chiude sì con 4 rimbalzi, 7 asssist, 1 palla rubata (e una sola persa) e 1 stoppata, ma appena 9 punti in 33 minuti sul parquet sparacchiando molto male (4/12 dal campo e 1/7 dall’arco). McCollum ed Anthony non fanno miracoli, quindi la sorte di Portland non poteva che essere una netta sconfitta.

Houston Rockets – Dopo le varie vicissitudini legate al mercato e a malumori interni alla franchigia, i texani iniziano col botto. La truppa del neo head coach Silas non ha infatti il minimo di 8 giocatori a disposizione (Harden fuori per aver violato i protocolli della lega, tre giocatori positivi o con un test dubbio, quattro giocatori in isolamento per le politiche di contact tracing) e costringe la NBA a rinviare la partita con gli Oklahoma City Thunder. La fuga alla Rodman di Harden in uno strip club si commenta da sola, ma la vera perla risulta essere il fatto che un gruppo di giocatori sia andato insieme a farsi tagliare i capelli nella medesima struttura allo stesso momento. Gita scolastica.

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