Focus NCAA

Uno sguardo al futuro

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Quest’oggi abbandoniamo momentaneamente le arene della NBA per andare a curiosare nel mondo dei college e scoprire quali sono i principali talenti che saranno protagonisti del Draft 2021. Malgrado la NBA abbia deciso di permettere ai liceali di entrare nel basket professionistico con la creazione di una squadra dedicata in G-League (nella quale sono finiti Jalen Green e Jonathan Kuminga, due dei migliori prospetti), il serbatoio del College Basketball non smette di essere colmo di talento.


Quest’anno il talento principale è Cade Cunningham, freshman di Oklahoma State e favorito alla prima chiamata assoluta del prossimo Draft. Benché sia abbondantemente oltre i due metri (2.03 la misurazione ufficiale), Cade ama gestire la palla e creare dal palleggio anche per i compagni. Osservandolo in campo, si ha la sensazione di un controllo assoluto della partita grazie all’invidiabile tecnica individuale e al fisico molto ben costruito. Il tiro non doveva essere il suo forte, ma al momento sta tenendo un discreto 36% da tre. In grado di giocare sia on che off the ball, Cunningham presenta anche svariati aspetti positivi nella metà campo difensiva, anche se – non trattandosi di uno specialista – ci sono ampi margini di miglioramento.

Non è un superatleta, come alcuni dei giocatori che seguono, e a volte paga dazio quando decide di concludere nei pressi del canestro, ma sarà un giocatore di alto livello anche nella NBA.

Cade Cunningham è il favorito alla prima chiamata del Draft 2021

Sulla prima chiamata assoluta ha avanzato la sua candidatura anche Jalen Suggs, la nuova “stellina” di Gonzaga. Suggs ha doti atletiche e fisiche non comuni che gli hanno permesso di aggiudicarsi il premio di miglior giocatore delle scuole superiori del Minnesota sia per il basket che per il football, nella duplice veste di playmaker/quarterback. Il passato sul “grid iron” si nota eccome: rapidità, forza fisica, visione periferica, capacità irreale di assorbire il contatto del difensore quando chiude al ferro. Le attese erano molte – è il miglior reclutamento di sempre dell’ex piccolo college di Washington – ma già dal debutto contro Kansas ha convinto tutti: 24 punti, 8 assistenze, 1 sola palla persa e l’agevole vittoria contro una delle principali avversarie. Sembra davvero il “profeta” per portare al titolo la squadra di Mark Few.

Jalen Suggs, lo sfidante più agguerrito

Lo scorso anno Brandon Boston Jr e Ziaire Williams erano compagni di scuola a Sierra Canyon e “All-Star” dei licei americani, eppure non figuravano tra i più scrutinati, chiacchierati, ricercati della loro squadra. E’ quello che succede se in squadra ci sono due elementi che rispondo ai nomi di “Bronny” James e Zaire Wade. Potranno consolarsi a giugno, quando siederanno fianco a fianco nella “green room” ad aspettare di poter stringere la mano ad Adam Silver, anche se per adesso non stanno scintillando.

Dietro i risultati negativi di Kentucky si celano le difficoltà di un gruppo giovanissimo, nel quale non fa eccezione proprio Boston Jr. Arrivato a Lexington con la fama di essere uno scorer implacabile, BJ sta faticando tantissimo ad emergere: fisicamente molto leggero, impreciso al tiro (13 punti di media, ma sotto il 40% dal campo e il 20% da tre punti) e titubante nelle scelte. Al momento si sta quindi mettendo decisamente in ombra rispetto alle aspettative.
Un po’ meglio Williams, che a Stanford aveva esordito alla grandissima contro Alabama (19 punti con 3/5 da tre) prima di perdere la consueta precisione al tiro nelle partite successive. Dovrà lavorare sul fisico e trovare maggiore continuità, ma quel morbidissimo jumper ha già mietuto notevoli vittime tra gli scout.

Anche a Duke si aspettavano molto di più da parte Jalen Johnson, invece non si sta rivelando quel trascinatore che in tanti speravano. Jalen è un atleta fantastico che farebbe saltare in aria il Cameron se fosse strapieno di tifosi come al solito, ma suscita molte perplessità quando decide di fronteggiare il canestro e mettersi in proprio. Coach K saprà come correggere queste lacune e presentarlo al meglio al prossimo Draft?

Chi invece non sta deludendo affatto è Greg Brown, il freshman di Texas. Brown è l’ala perfetta per il basket attuale: atleta pazzesco che corre rapidamente sui 28 metri, va forte a rimbalzo, schiaccia con violenza, intimidisce sotto il canestro, colpisce dall’arco con un tiro molto promettente. Deve ancora perfezionare alcuni fondamentali per giocare stabilmente sul perimetro, ma nella recente sfida con Cunningham ha mostrato tutto il suo potenziale (24 punti e 14 rimbalzi).

Esaltarsi per le escursioni aeree di Greg Brown è ormai scontato per i tifosi di Texas

Voliamo ora a Phoenix per parlare di un prospetto che forse non avrà l’esposizione dei giocatori precedenti, ma che al Draft potrebbe “mettere la freccia” e precederne qualcuno: Josh Christopher. Il californiano si è trasferito nel deserto seguendo le orme di un suo conterraneo che ha brillato con la maglia Arizona State. In qualche modo gli assomiglia (non è il suo erede, ovviamente) per le movenze, per la creatività dal palleggio, per la morbidezza del jump shot e per la facilità con la quale trova il canestro (28 contro Villanova). Indovinato? Un aiutino: ha scelto la maglia numero 13.

Anche Evan Mobley è californiano e ha scelto Southern California per giocare la sua unica stagione di college basket e diventare una delle prime cinque chiamate del prossimo Draft. Per accaparrarselo USC ha offerto una borsa di studio al fratello Isaiah, ma ne è valsa la pena.  Mobley è un lungo “modernissimo”, capace di giostrare con estrema eleganza sul perimetro (42% da tre) e far valere i duecentotredici centimetri vicino a canestro (quasi 3 stoppate di media). Potrebbe sembrare una forzatura, ma nella decisione di Onyeka Okongwu di tentare la NBA, oltre alla strepitosa stagione disputata, c’era la consapevolezza che Evan gli avrebbe tolto molta visibilità.

Il giocatore che, invece, dovrebbe sbaragliare la concorrenza per il premio di Giocatore dell’Anno è Luka Garza. Il centro senior di Iowa è l’unico superstite del primo quintetto All-America dello scorso anno e ha iniziato il suo ultimo anno di college con il piede giusto: 41 punti contro Southern, 35 contro Western Illinois, 34 nel derby contro Iowa State, 30 e 10 rimbalzi contro Gonzaga, 32 e 17 contro Minnesota. Le sue medie parlano di oltre 27 punti e 9 rimbalzi a partita, con un incredibile 55% dal campo e un ottimo 48% da tre punti. Sarà più difficile convincere la NBA, perché non pare avere quelle qualità atletiche che servono per essere un valido giocatore tra i “pro”, pur avendo comunque una mano educata anche dalla distanza.

“Garzanator”

Restiamo tra i giocatori più esperti per presentare due elementi che, sebbene non dovrebbero essere scelti nelle primissime posizioni, possiedono tutte le caratteristiche per essere giocatori NBA a lungo termine: Ayo Dosonmu e Corey Kispert.

Dosonmu è il motivo della resurrezione di Illinois dopo tanti anni di purgatorio (o peggio), nonché l’esterno più versatile del panorama collegiale. Il netto miglioramento nel tiro in sospensione (42% da tre punti) lo ha reso molto più credibile ed efficace come “closer” (36 punti contro Missouri, 30 contro Indiana e Penn State).
Kispert è invece il “partner in crime” di Suggs a Gonzaga e se i Bulldogs intendono vincere il Titolo NCAA, il tiro del buon Corey è importante quanto le invenzioni del loro debordante playmaker. Per adesso è difficile trovare un giocatore più devastante del tiratore degli Zags: in stagione sta segnando ben 21 punti di media, con le incredibili percentuali del 63% dal campo e del 51% dalla distanza (su oltre 6 tentativi a incontro). Le nove triple messe a segno contro la ostica difesa di Virginia rappresentano una delle prove balistiche più impressionanti degli ultimi anni.


Anche a Storrs, sede dell’Università del Connecticut, sono abituati a deliziarsi ammirando le parabole dei tanti tiratori che hanno vestito la maglia degli Huskies. Ray Allen, “Rip” Hamilton, Kemba Walker hanno trovato un degno erede in James Bouknight. La guardia al secondo anno è un attaccante piuttosto completo, che eccelle nel tiro in sospensione senza per questo dimenticare altri modi per battere il difensore avversario (ben 7 liberi tentati a incontro).



Una carrellata lunga, ma comunque parziale, dei tanti “campioni” del domani che ogni anno vengono allevati nel florido vivaio del College Basketball. Vedremo se questi ragazzi si confermeranno su alti livelli o se invece perderanno un po’ di cera.

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