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Kenyon Martin: “La NBA ha perso la sua fisicità. Garnett era un chihuahua”

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Kenyon Martin, ex giocatore con all’attivo 15 stagioni NBA (tra Nets, Nuggets, Clippers, Knicks e Bucks), ad oggi produce articoli e partecipa al podcast “Neat & Unfiltered” per la piattaforma basketballnews.com, passando così – come molti colleghi – dal basket giocato a quello narrato.

K-Mart lo scorso 25 novembre ha pubblicato un articolo intitolato “The death of the enforcer: How the NBA lost its physicality(La morte dell’enforcer: come la NBA ha perso la sua fisicità) in cui sostanzialmente sottolinea un’evoluzione – a suo modo di vedere – negativa della NBA, divenuta una lega molto più soft. Di seguito vi proponiamo la traduzione del pezzo.





Non sono sicuro di poter giocare nell’NBA di oggi.

Quando ora guardo le partite dell’NBA e vedo alcune delle chiamate – e alcune delle mancate chiamate di cui i giocatori si lamentano – rimango sbalordito. Alle persone dico sempre “Non avrei mai potuto giocare in questa generazione“. Non sapevo come simulare o come non giocare in difesa. Non mi sono mai tirato indietro di fronte a nessuno e ho difeso duramente su ogni possesso di ogni partita.

Probabilmente mi sarei adattato al tiro e alle altre cose, ma per quanto riguarda il mio stile di gioco, questo è quello che sono. Non lo comprometto per nessuno. La gente spesso mi diceva che ero nella generazione sbagliata, che mi sarei adattato perfettamente se avessi giocato negli anni ’80 o ’90.

Quando sono entrato nella lega ho dovuto imparare imparare come concedere due punti al mio avversario (come se avessi già fatto un fallo dopo poco tempo o avessi problemi di falli). E’ stata dura, ma era qualcosa che dovevo imparare. Al giorno d’oggi sembra che a molti ragazzi non interessi la difesa. Vedono un giocatore qualunque che va verso il ferro e si spostano. Adesso gli arbitri chiamerebbero flagrant (fallo intenzionale) quello che 10-15 anni fa sarebbe stato solo un fallo normale. Se giocassi nell’NBA di oggi probabilmente guiderei il campionato per espulsioni!

Ho assistito a questo cambiamento negli ultimi tre anni della mia carriera nell’NBA. Durante le mie due stagioni con i New York Knicks e la mia tazza di caffè con i Milwaukee Bucks (con la franchigia del Wisconsin ha giocato solo 11 partite, ndr), ci sono stati dei casi in cui ho commesso (quelli che pensavo fossero) falli duri, ma gli arbitri si avvicinavano al tavolo e annunciavano che si trattava di un Flagrant 1. Dopo che ciò è successo un paio di volte, ricordo di aver pensato: “Da dove esce questa cosa?! Le cose stanno cambiando“.

Quando la mia carriera stava volgendo al termine, è stato allora che hanno iniziato ad enfatizzare la “libertà di movimento” dello scorer e ad attuare quelle regole. Onestamente lo capisco (fino ad un certo punto), perché si vuole un gioco fluido e non sporco. Però anche la fisicità fa parte del gioco.

Al giorno d’oggi ci sono più flop che giocate di fisicità. A volte è difficile guardare. Questi sono giocatori davvero bravi – hanno un set di abilità migliore di quello che avevamo noi – ma sono concentrati sul come ottenere un fischio. Ogni volta che questi ragazzi penetrano, cercano un fischio. Se vengono colpiti in un certo modo, cercano di ottenere un flagrant. Vogliono che ogni giocata sia rivista. Quando c’è un fallo duro, questi ragazzi si comportano come se gli avessero sparato (quando in realtà il difensore li ha solamente toccati in maniera leggera). La lega lo ha permesso. Volevano più fluidità, più gioco offensivo (cosa che capisco), ma non dovresti compromettere ogni aspetto del gioco per questo. Essere fisici dovrebbe essere consentito, soprattutto in post. Fa parte del gioco.

Ho dovuto giocare fisicamente per avere successo in NBA. Ricordate, ero molto piccolo per il mio ruolo. Durante tutta la mia carriera ero 2.05 metri per 102-104 chili. La maggior parte dei ragazzi contro cui ho giocato erano più alti di me e quasi tutti pesavano più di me, quindi ho dovuto essere fisico con loro. Non avevo scelta. Dovevo confrontarmi con Tim Duncan fin dalla linea del tiro libero ed essere fisico, costringendolo ad andare nei punti del campo che volevo io. La stessa cosa valeva con Kevin Garnett, Elton Brand, David West e tutti i big man che ho affrontato. Cambiando in difesa sono finito su Shaquille O’Neal in post. Non avevo alcuna dannata possibilità contro Shaq, almeno che non avessi usato la fisicità.

Ho visto ciò che David West ha recentemente detto su come Andrea Bargnani sarebbe stato dominante nell’NBA di oggi, e sono totalmente d’accordo. Di solito lo riempivamo di botte, ma lui non voleva far parte di quel gioco. Nella NBA di oggi si troverebbe bene. Nessuno potrebbe giocare fisicamente con lui, quindi sarebbe una superstar di questi tempi. Nella NBA attuale Bargnani sarebbe Joel Embiid.

Molti europei stanno avendo successo nella NBA di oggi come stretch-4 e stretch-5, ma il motivo per cui non sono riusciti ad emergere prima è perché il gioco era troppo fisico per loro (a parte Dirk Nowitzki, che non ha avuto problemi a colpire ed essere fisico per 20 anni). Ai tempi in cui giocavo avreste visto questi ragazzi con grandi abilità non avere successo, perché non avrebbero voluto far parte di quella fisicità. Avrebbero faticato nella NBA per poi tornare a casa ed essere protagonisti in campionati oltreoceano che non erano così fisici.

Capisco che sia importante per il gioco evolversi. Ma penso che ci sia un modo per far evolvere il gioco senza scendere a compromessi così evidenti. Magari sono ingenuo, ma credo che ci sia ancora spazio per i big men tradizionali nella NBA di oggi. So che le abilità al tiro sono importanti, ma penso che entrambe le cose possano essere vere. Se al giorno d’oggi si presentasse un altro Shaquille O’Neal con le stesse capacità di dominare in post, mi direste che non c’è posto per un giocatore del genere? E’ davvero difficile da credere. Penso che in futuro vedremo la lega tornare ad utilizzare di più i big men, che avranno anche il jump shot nel loro arsenale.

Nella NBA attuale non ci sono enforcers (combattenti/giocatori duri, ndr). Non puoi essere un eforcer di questi tempi. La lega non lo permette. Verresti semplicemente espulso. Inoltre, non ci sono più i falli duri e nessuno combatte, quindi non c’è più bisogno di un enofrcer che si getti nella mischia a difendere i compagni. L’evoluzione della NBA ha fatto estinguere l’enforcer. Semplicemente non sono più necessari.

I giocatori di oggi non vogliono combattere. Abbiano e arrivano al faccia a faccia, ma sperano solo che qualcuno venga a farli smettere. Vedo un sacco di giocatori che si comportano in modo duro e vanno faccia a faccia, ma non tirano mai pugni. Motli di questi ragazzi non hanno mai preso parte ad una rissa. Sono stati sotto i riflettori da quando erano bambini e non molte persone scelgono di fare a botte con qualcuno della loro taglia. Questi ragazzi non vogliono combattere perché non sono in grado di farlo. Non sanno cosa stanno facendo (e di sicuro non vogliono che la loro prima rissa sia trasmessa sulla TV nazionale). Inoltre, molti giocatori attuali sono amici, quindi non hanno alcuna intenzione di battersi.

Ci sono alcuni ragazzi che sembrano in grado di combattere davvero e che vogliono creare un conflitto. James Johnson è un maniaco ed è cintura nera! E’ là fuori alla ricerca di un motivo per fare a botte! Una volta lo stavo guardando giocare e si è scontrato con qualcuno. L’altro ragazzo lo ha spinto ed ero seduto che pensavo: “Amico, è la persona sbagliata con cui scherzare! Lascia stare quel ragazzo!“. Lo stesso vale per i gemelli Morris: sono di Philadelphia, sono ignoranti e sono sempre alla ricerca di problemi. Vogliono un motivo per fare a botte!

Ho giocato contro ragazzi che erano fisici e che volevano davvero iniziare qualche conflitto. Derrick Coleman non le ha prese da nessuno. Ho affrontato giocatori come Zach Randolph, David West, Antonio Davis, Dale Davis e Kurt Thomas. Non si sono mai tirati indietro e ho avuto molto rispetto nei loro confronti.

Non puoi trasformare un cane da portico in un cane da guardia, e in questo momento ci sono molti barboncini nella NBA.

C’erano dei giocatori così anche quando giocavo. Kevin Garnett era un cucciolo da portico, un chihuahua in miniatura nel corpo di un dobermann. Gli ho detto in faccia: “Sei un cucciolo da portico. Tutto quello che fai è abbaiare“. Non ha mai voluto confrontarsi con me. Gli ho detto: “Meglio che rimetti il culo a posto prima che mi arrabbi”. Dahntay Jones lo ha sentito, potete chiederglielo.

Il mio approccio agli scontri era questo: non ho intenzione di iniziare qualcosa, ma la finirò sicuramente. Proprio come il mio approccio agli alley-oops. Se mi lasci stare, non ci saranno problemi. Ma non portare la situazione a quel punto perché la finirò. Il tuo essere pazzo non è uguale alla mia pazzia.

Dicevo ai giocatori in campo: “Non siate irrispettosi“. Questa è la differenza tra voi e me: non mi dispiace essere sospeso. Ci sono passato e l’ho fatto. Se esageri ed inizi ad essere irrispettoso, ti sarò addosso. Ci sono state molte volte in cui ho indicato un giocatore e ho detto all’arbitro: “Se dice o fa un’altra cosa, perderò il controllo“. E dicevano: “Chi, Kanyon?“. E indicavo il ragazzo e mi dicevano: “Ok, lo terremo d’occhio. Ma lascia che ce ne occupiamo noi. Per favore“. Sapevano che ero ragionevole e che scendevo in campo per giocare a pallacanestro, ma sapevano anche che non avevo problemi a far precipitare la situazione.

Quando giocavamo semplicemente a pallacanestro ed eravamo fisici, le cose andavano bene. Quando ero ai Clippers, abbiamo affrontato Zach Randolph e i Grizzlies nei playoff ed era molto fisico, ma c’era rispetto reciproco e nessun problema dopo ogni partita. Ma se qualcuno è irrispettoso, in un batter d’occhio gli do uno schiaffo. Poi avrò a che fare con una sospensione di tre o quattro partite, qualsiasi sia la conseguenza. Tra qualche anno mi dimenticherò di quelle tre partite che ho saltato a causa di una sospensione, ma tu ricorderai la volta in cui Kenyon Martin ti ha schiaffeggiato.

Non tollero la mancanza di rispetto E sono un po’ pazzo.

Non sono uno che parla tanto. Non sono qui per fare lip boxing. Ma se qualcuno si avvicina e mi sento minacciato, parte qualche pugno. Molto semplice. Se mi manchi di rispetto e mi fai incazzare, meglio che non ti ritrovi a portata di mano. Ecco il bello: una volta che tutti sapevano che ero pronto a fare a botte e che non le prendevo da nessuno, non c’era più bisogno di combattere. La sola minaccia era sufficiente ad impedire alle persone di iniziare a prendersela con me. Fate attenzione. E’ come nel caso di un serpente a sonagli: andate dall’altra parte! Il sonaglio è l’avvertimento che ti fa capire che devi andartene, che devi cambiare strada.

Non ho vinto tutti gli scontri in cui mi sono trovato coinvolto. Non ho intenzione di mentire e dire che l’ho fatto. Ma a differenza di molti giocatori sono stato disposto ad entrarci. Molti di questi giocatori non lo sono.

Ora non fraintendetemi, non voglio che la NBA sia un match di wrestling. Ho giocato nella BIG3 e hanno cercato di sviluppare delle regole per incoraggiare uno stile di gioco fisico, ma sono andati troppo oltre. I giocatori sostanzialmente si picchiavano a vicenda. A volte sembrava che stessimo lottando. Al Harrington era nella mia squadra e nessuno poteva fermarlo, quindi lo placcavano. Penso che ci sia una felice via di mezzo tra lo stile di gioco estremamente fisico della BIG3 e quello soft della NBA.

Sfortunatamente penso che il gioco con il tempo diventerà sempre più morbido e meno fisico, perché la prossima generazione – ovvero i giocatori emergenti – stanno osservando la lega attuale e vedono questo stile di gioco e che tipo di falli vengono fischiati, quindi impareranno da questa situazione e si adatteranno.

Sono solo contento che questo cambiamento non sia avvenuto quando giocavo. Ero visto come un difensore, un ragazzo duro, un combattente, quindi chissà come andrebbe la mia carriera se giocassi in quest’epoca.

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