Ultimo posto nella Western Conference, peggior record della lega (7W-28L), valori tra i peggiori su ambo le metà campo e cambio di allenatore in corsa. Un quadro, quello dipinto dai Minnesota Timberwolves in questa stagione, che non sembra essere illuminato neanche da un minimo raggio di sole.
Alcuni dati buttati giù d’impulso: 33 partite giocate, 9 match sotto i 100 punti segnati, 16 match con 120+ punti subiti (23 match con 110+ punti subiti), 6 match persi con 20+ punti di scarto.
Certo, possiamo parlare dei problemi dettati dai casi di covid o dai vari infortuni, aggiungendoci magari la fresca sospensione di Malik Beasley, ma è evidente che c’è un problema alla base dell’attuale situazione della franchigia di Minneapolis. E Ricky Rubio sembra essersene reso conto: manca una linea, un progetto, un’idea chiara di quello che la squadra deve fare in vista del futuro.
“Abbiamo il peggior record della lega e abbiamo perso troppe partite con 20 o più punti di scarto. Non sento che stiamo costruendo qualcosa. E’ dura. Devi sempre cercare di aggrapparti alle cose positive e ovviamente noi vogliamo migliorare, ma ad un certo punto dobbiamo cominciare a voler cambiare qualcosa. E ciò non sta accadendo.
Possiamo perdere all’overtime come contro Chicago, ma non possiamo perdere nella maniera in cui lo abbiamo fatto contro Washington e Phoenix (due larghe sconfitte subite in back-to-back nel fine settimana, ndr). Sta a noi competere, essere concentrati in ogni partita. Ognuno di noi deve fare un lavoro migliore. E poi bisogna fare degli aggiustamenti come squadra”
Fin dal suo arrivo – ormai due anni fa – nel front office dei Timberolwes, Gersson Rosas ha parlato della costruzione di una cultura vincente, della crescita di una franchigia che avrebbe trovato la sua strada per diventare una contender. Diciamo che a vedere la situazione delle ultime due stagioni, senza controllare il bilancio totale della storia della franchigia, viene un po’ da sorridere. Il problema non sono tanto le sconfitte, bensì il fatto che è la squadra fatto un passo in avanti ne fa almeno due indietro.
Lo stesso Rubio, cercato dai Timberwolves per un romantico ritorno a Minneapolis, non sta riuscendo a trovare la sua dimensione. Non riesce ad incastrarsi nelle meccaniche del gioco. E lui è il primo ad ammettere che il suo è un rendimento sottotono.
Il roster è molto giovane e quindi non ci si possono aspettare grandi cose, ma risulta poco credibile il fatto di non veder alcun miglioramento nell’arco di una trentina di partite. E infatti il play spagnolo parla anche di questo.
“Quando una squadra è giovane commette diversi errori, lo capisco. Ma ad un certo punto, se si continuano a fare gli stessi errori di continuo, significa che non stai imparando nulla. Bisogna imparare dai propri e farne di diversi. Penso che noi invece continuiamo a fare sempre gli stessi errori più e più volte. In attacco con le cattive scelte di tiro. In difesa con la mancanza di comunicazione.
Il basket è semplice e duro allo stesso tempo. E’ semplice se giochi nella maniera corretta. E’ molto duro se giochi nella maniera sbagliata. E tutto dipende dalla connessione di cinque persone. Basta mezzo secondo di ritardo e cambia tutto. Non riusciamo a capire quanto importante sia essere pronti”
Qualcuno potrebbe dire che serve pazienza e che tra qualche anno Minneapolis potrebbe essere una piazza attraente per qualche star. Con le scelte giuste al draft e qualche valido giovane i risultati possono arrivare. Dopotutto basta vedere cos’hanno fatto i Philadelphia 76ers negli ultimi anni. Ma è davvero un modello replicabile? E soprattutto quanto pazienza bisogna avere prima che arrivino i primi risultati?
Certo le cose non arrivano da sole. Ecco perché Rubio non crede affatto in quel tipo di sistema e pensa invece che la chiave di tutto sia creare da zero un ambiente con determinati principi. Cosa che i Timberwolves, a detta sua, non stanno facendo.