Il dibattito nato in seguito alle dichiarazioni di Zlatan Ibrahimovic sul rapporto che gli atleti dovrebbero avere con la politica, e che ha coinvolto direttamente LeBron James (preso come esempio, non positivo, dallo svedese), non ha mosso discussioni solo tra tifosi e addetti ai lavori, ma ha anche provocato la reazione di qualche giocatore particolarmente sensibile alle battaglie socio-politiche.
Oltre alla risposta diretta di King James infatti, sono arrivati gli interventi di Jeremy Lin ed Enes Kanter attraverso i propri profili social (il primo su Instagram e il secondo su Twitter).
“Quando gli atleti donano parte del loro stipendio nessuno sembra che abbia problemi ad accettarlo. Quando invece gli atleti parlano utilizzando le loro piattaforme allora nascono problemi? Vengono utilizzati due pesi”
Queste le affermazioni di Lin
“Qualcuno dica ad Ibra che c’è differenza tra opinioni politiche e parlare di persecuzioni, oppressioni o schierarsi contro dei dittatori. BLM (Black Lives Matter) non è un movimento politico, ma significa schierarsi contro l’oppressione. In America la chiamiamo ‘libertà di parola’.
Questo l’intervento, piuttosto deciso, di Kanter
Non è la politica a dividere, ma le dittature e gli autoritarismi. Quando gli atleti si espongono non lo fanno per divertimento o per avere attenzioni. È un modo per ritenere questi regimi responsabili delle loro azioni. Quando sei un arrogante che non ha empatia e pensa solo a se stesso, solo in quel caso puoi dire alle persone di non protestare in favore della giustizia”