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This is the time for… Time Lord

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La sera del 26 febbraio i Celtics stanno per scendere in campo contro Indiana, una partita che rappresenta, senza essere eccessivamente drammatici, un vero e proprio esame. La squadra di Brad Stevens è reduce da tre brutte sconfitte consecutive, l’ultima delle quali ad Atlanta, davvero imbarazzante per l’impalpabile resistenza opposta a Trae Young e all’infallibile Danilo Gallinari. Lo sanno i ragazzi in biancoverde, e lo sa soprattutto Robert Williams.

Per “Time Lord” la partita ha un sapore particolare: nella offseason, uno degli avversari in maglia gialla era stato al centro di un ipotetico (molto più che un’ipotesi…) scambio con Boston, e il suo arrivo avrebbe significato un deciso ridimensionamento del ruolo di Robert.

Dopo 48 minuti, la sirena sancisce la salutare vittoria di Boston, una W che vede proprio Rob nella veste di protagonista. Il fatturato (14 punti, un efficientissimo 6/8 al tiro, 11 rimbalzi, 4 assist e 3 stoppate) è piuttosto eloquente, eppure non rappresenta appieno l’impatto dell’ex Texas A&M. 

Turner, colui che avrebbe potuto essere il centro titolare dei Celtics, facendo dimenticare per sempre le “lune” di Robert, segna 17 punti con un misero 4/13 al tiro. Non una novità: nelle tre partite finora disputate tra Celtics e Pacers, il confronto diretto (sebbene il basket sia uno sport di squadra e sia difficile raggiungere un verdetto nei confronti individuali) ha sempre visto Williams vincitore.

Rob è decisamente uno dei giocatori più positivi degli altalenanti Celtics. Il nativo della Louisiana sembra aver finalmente trovato quella continuità che in tanti, nella “Beantown”, auspicavano. Ovviamente sta registrando i suoi massimi in carriera in ogni statistica: 6,8 punti, 5,8 rimbalzi e 1,4 stoppate in neanche di 16 minuti d’utilizzo. Un giocatore più concreto, continuo e concentrato, ma soprattutto molto migliorato nella comprensione del gioco. Il tutto senza dimenticare le giocate spettacolari che le qualità atletiche – eccezionali anche in una lega di superuomini come la NBA – gli permettono. I suoi balzi per mettere a segno tonanti schiacciate e per rispedire al mittente le conclusioni avversarie rappresentano scariche d’adrenalina irrinunciabili per i compagni e per i tifosi, almeno fino a quando questi potevano assiepare gli spalti del TD Garden.

Boston non ha ancora il roster per puntare al titolo (lo ha detto Danny Ainge, fonte più che autorevole), ma se nel prossimo futuro tra le volte del Garden sventolarerà l’ennesimo stendardo, Rob potrebbe non essere del tutto estraneo. Quanto sono lontani i problemi fisici, le polemiche per l’aereo perso il giorno della presentazione, i rimproveri di Brad Stevens per le rotazioni difensive saltate…


Sembra davvero arrivato il tempo di “Time Lord”.

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