Focus NBA

I Duellanti

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Finita la pausa dell’All-Star Game – un evento mai così impopolare tra i giocatori – la NBA torna alla “nomalità” della regular season. In questi giorni di riposo, senza gli stimoli delle partite, i media si sono sbizzarriti nelle consuete illazioni di mercato e, soprattutto, su chi sarà il prossimo MVP.

Il dibattito sul miglior giocatore della lega merita un approfondimento, perché il duello che si profila all’orizzonte non poteva essere più strano, e tale stravaganza non poteva essere più indicata per un periodo così “particolare” come quello in cui stiamo vivendo da un anno a questa parte. In un’era in cui la NBA è sempre più orientata al gioco perimetrale, in cui le guardie dominano il gioco grazie al range ormai infinito, i favoriti per l’MVP sono due centri: Nikola Jokic e Joel Embiid.

Nessuno nella NBA può vantare i loro numeri e il loro impatto: Jokic è primo della lega nelle graduatorie di PER (la “valutazione”), BPM (“Box Plus Minus”) e “Win Shares”; Embiid segue subito dietro, occupando il secondo posto in tutte e tre le classifiche ricordate.

Jokic è la reincarnazione di Larry Bird

Un’opinione espressa da coach Gregg Popovich lo scorso agosto, ma sempre attuale guardando il rendimento di Nikola. Quest’anno Jokic è una spanna sopra i colleghi se pesiamo la prestazione individuale e come questa innalza anche il rendimento dei compagni. Quello che storicamente è un giocatore da “soli” 20 punti a partita, è esploso a livello realizzativo, registrando i massimi in carriera per punti, rimbalzi e assist (rispettivamente 27.1, 11.0 e 8.6), e migliorando la precisione dall’arco dei tre punti (41%). Contro Sacramento ha messo a segno 50 punti, poi 47 contro i Jazz e Rudy Gobert, ma è la tripla-doppia da 37 punti, 10 rimbalzi e 11 assist nella vittoria contro i Bucks a rappresentare al meglio il dominio tecnico del “Joker” di Denver. Un impatto che non si limita ai tanti i punti segnati: grazie alle incredibili qualità di passatore rappresenta infatti il punto focale dell’attacco di coach Michael Malone, in una traslazione nel basket del ruolo di “centro boa” della pallanuoto, uno sport per il quale Nikola, da buon serbo, ha un debole. Gli 8.6 assist a partita gli permetterebbero di eguagliare la media più alta mai registrata da un centro, pareggiando quanto fatto da Wilt Chamberlain nel campionato 1967/68.

L’abilità di Jokic nel disorientare i difensori

I Nuggets hanno vinto meno di quanto si potesse prevedere (21-15, sesti a Ovest), ma non dobbiamo dimenticare che la squadra delle Montagne Rocciose ha dovuto fare a meno per tante partite di un giovane talento come Michael Porter Jr, di un veterano come Paul Millsap e di un prezioso tuttofare come Will Barton. Se non sono affondati, il merito è da ascrivere totalmente a Jokic e al suo rendimento tanto elevato quanto costante: un binomio che spesso, nella storia della NBA, significa vincere il riconoscimento di MVP.
Se non bastasse a convincere i votanti, il buon Nikola può far notare come sia ancora in compagnia del “solito” Chamberlain come l’unico centro in grado di confezionare almeno 50 triple-doppie.


Lo sfidante non ha compagnie tanto altolocate, ma può mettere sul piatto le vittorie della sua Philadelphia: i Sixers occupano il primo posto a Est con il record di 24-12, ma l’impatto di Embiid va addirittura oltre se pensiamo come Phila abbia compilato un anemico record di 1-5 senza il loro centro.

“E’ il giocatore più inarrestabile che abbia mai visto, e voi sapete che ne ho visti di giocatori… (allusione a James Harden, ndr).”

Le parole di Daryl Morey possono sembrare di parte (e un po’ lo sono), ma è indubbio che quest’anno Joelone stia disputando un campionato fuori dal comune: 30 punti e oltre 11 rimbalzi a partita, primo nella lega per tiri liberi segnati, dominante “on the block” (in post basso) e in grado di segnare da tre punti con il 41%. Alla base delle sue magnifiche prestazioni c’è l’aver trovato, finalmente, una condizione fisica ottimale: sembrano infatti alle spalle tutte quelle problematiche che negli anni scorsi obbligavano lo staff medico a una certa cautela nel suo impiego.  Ma i più attenti avranno notato come l’istrionico Joel sembra aver lasciato da parte quella leggerezza che lo aveva distinto e limitato in passato.
Non può essere un caso che la maturazione sia avvenuta con l’avvento della coppia Morey-Rivers, soprattutto con l’arrivo del Doc. Nella sua carriera Rivers ha sempre trovato la chiave giusta per creare la sintonia perfetta con le stelle della squadra e spesso sono state proprio le parole del Doc a rappresentare la base motivazionale su cui fondare il successo delle sue squadre. A Boston ricordano ancora l’Ubuntu che ha plasmato quella meravigliosa squadra (se ne avete voglia, su una famosa piattaforma c’è una splendida puntata dedicata a Rivers, i Celtics e le sue convinzioni cestistiche e non, ndr).

La potenza di Embiid: Nikola, fatti più in là…

Embiid forse non è il giocatore più dominate che Morey abbia incontrato nella sua carriera, ma potete chiedere a Rudy Gobert se sia stato facile affrontarlo il 3 marzo scorso. I 40 punti, 19 rimbalzi e 2 stoppate sono una più che discreta candidatura all’ambitissimo premio, soprattutto se segnati in faccia a colui che è riconosciuto come il miglior centro difensivo della NBA.


Jokic o Embiid? La tecnica del serbo o la forza fisica del camerunense?
I due contendenti hanno a disposizione tre mesi di gioco per convincere la giuria.

Nel frattempo, noi appassionati possiamo goderci lo spettacolo.

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