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Nikola Jokic: il mago di Sombor sul tetto della NBA

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Che i colpi siano da campione assoluto ormai è chiaro da tempo, quello che non è stato percepito finora è quanto Nikola Jokic possa arrivare in alto. Quest’anno il lungo serbo ha alzato decisamente l’asticella del suo gioco tenendo medie, al momento, da massimo in carriera e garantendosi definitivamente un posto nel gotha della NBA.

Le critiche del passato sembrano ormai alle spalle: discontinuità, scarsa attenzione alla propria forma fisica, poca incisività nei momenti chiave della partita e doti di leadership ancora da rivedere. Con le prestazioni messe a referto in questa stagione la risposta ai detrattori non si è fatta attendere. Nikola quest’anno è ad un livello da Most Valuable Player.


Le medie stagionali

Il mago di Sombor attualmente viaggia a 27.1 punti, 11.1 rimbalzi e 8.6 assist di media, career-highs in ogni statistica. Tolte le tre principali voci del tabellino, Jokic ha anche un massimo in palle rubate (1.6 a partita), percentuale dall’arco (41.1%), percentuale ai liberi (87.6%) ed effective Field Goal percentage (60.7%), ossia una statistica che valuta l’effettiva efficienza dal campo di un giocatore in base ai tiri da due e tre punti realizzati.

Non solo, anche nel singolo match ha concretizzato i suoi migliori punteggi: quest’anno ha aggiustato il suo record in punti (50), rimbalzi (22), assist (18) e palle rubate (7). Insomma, una stagione che lo vede al suo apice dai suoi primi passi nella lega sei anni fa.

Solitamente Joker è un giocatore che, per peso e caratteristiche, impiega parecchio tempo a scaldarsi e trovare il punto di massimo impatto in partita, cosa che di solito avviene almeno dopo un mese dall’inizio del campionato. La partenza lampo di quest’anno invece ha lasciato tutti spiazzati e ha classificato subito il centro dei Nuggets come un sicuro candidato per il premio di MVP.


L’impatto sul gioco

Per un Nikola Jokic al massimo ci sono in contrapposizione dei Nuggets ancora in fase di rodaggio: i giocatori sono apparsi molto stanchi, probabilmente provati dalla lunga campagna che li ha portati alle Finals di Conference. Jamal Murray, fidato compagno del centro, ci ha messo un po’ a tornare ai suoi livelli e mostra ancora segni di altalenanza.

Molti role player di lusso come Jerami Grant, Torrey Craig o Miles Plumlee, utilissimi nello scorso campionato, hanno trovato casa altrove senza essere debitamente rimpiazzati con giocatori allo stesso livello. Questo ha inevitabilmente accorciato le opzioni di coach Malone e ha aumentato le responsabilità offensive e difensive di Jokic. Il suo offensive rating è il più alto in carriera e, attualmente, uno dei più elevati della NBA, ma bisogna vedere quanto riuscirà a reggere.

Non è un caso che le sue medie siano lievitate in questo modo, soprattutto per quanto riguarda i punti: 7 in media più del suo massimo in carriera precedente (20.1). Di pari passo sono aumentati i tiri realizzati, quelli effettuati e i viaggi dalla lunetta. La scorsa stagione ha segnato 1456 punti in 73 partite giocate, con 13 triple doppie a referto. Quest’anno ne ha già realizzati 1005 in 37 match con la bellezza di 9 triple-doppie.

Va da sé che, per quanto Murray sia superiore come scorer, il pallino del gioco rimane nelle sue mani. Non è insolito infatti vederlo guidare la transizione aprendo linee di passaggio perfette per i compagni o portare palla dalla rimessa. Uno Jokic a tutto tondo e in questa forma è sicuramente il sogno di ogni allenatore.



Il tetto della NBA

L’abbiamo già detto e ripetuto, Nikola Jokic quest’anno è un candidato MVP. Molto dipenderà però dal posizionamento in classifica dei Nuggets, al momento sesti nella Western Conference. Ma dove possono arrivare insieme? Pochi giorni fa è stato lo stesso Jokic a mettere in chiaro gli obiettivi:

Vincere coi Nuggets sarebbe molto più bello che vincere andando da un’altra parte. Io voglio vincere un titolo qui e con nessun’altra squadra nella NBA”

Traguardo sicuramente ambizioso per la franchigia, ma non impossibile. Se Denver tornasse ai livelli mostrati negli ultimi due anni e aggiungesse un terzo elemento di spicco per accompagnare il buon Nikola e Murray, l’obiettivo titolo prenderebbe tutt’altra forma.

Va anche detto che la stagione al momento ha visto spesso la franchigia del Colorado presentarsi con quintetti molto diversi per via dei numerosi infortuni: Will Barton, JaMychal Green, Paul Millsap, Gary Harris e Monte Morris sono solo alcuni dei principali interpreti di Denver ad aver saltato parecchie partite, lasciando quindi la squadra sicuramente più scoperta e vulnerabile.


Jokic verso il futuro

Mike Malone ha approfittato del nuovo volto dei Nuggets per cominciare a preparare i giovani: ragazzi appena arrivati dal Draft come Zeke Nnaji o RJ Hampton stanno mettendo minuti nelle gambe per imparare e fare esperienza, in modo da farsi trovare pronti al servizio della squadra al momento opportuno.

Si può pensare che questa sia quindi una stagione di transizione, un ponte verso la prossima sperando che tutti siano in salute e in forma, magari recuperando anche quell’incisività sui due lati del campo che tanto sta mancando in questo campionato.

E chi ci sarà in campo a condurre i compagni verso il futuro? Sicuramente lui, Joker. Se questa stagione è un indizio su come saranno le cose con il centro di Sombor in questo stato di grazia, le altre squadre faranno meglio a prepararsi: Nikola Jokic sta arrivando.

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