I primi a lanciare questo slogan sono stati ovviamente i media americani. Ad esempio Bleacher Report intitola il proprio video “LeBron Gives Nico Mannion His Welcome To The NBA”. A ruota ovviamente la frase è stata ripresa da testate e siti italiani ed è rimbalzata velocemente sui social.
Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Non è che forse si sta un filo esagerando?
L’episodio e i commenti
La scorsa notte Mannion, che nelle ultime partite è stato schierato con continuità da coach Kerr nella second unit, ha avuto la possibilità di confrontarsi con i Los Angeles Lakers e LeBron James. All’inizio del secondo quarto, dopo aver segnato una tripla, il giovane italiano tornando in difesa si è letteralmente schiantato su un blocco granito del #23 gialloviola, la cui faccia sembra tutta un programma.
Inutile dire che fin dall’alba sui vari social sono partiti una serie di commenti dal livello emotivo paragonabile a chi partecipa all’Oktoberfest per la prima volta: oltre ai classici “Ecco il benvenuto di King James” e “E’ arrivata la benedizione del Re”, frasi ovviamente più quotate, si sono anche intraviste affermazioni del tipo “Con questo gesto James ha riconosciuto il valore di Mannion”.
Ora, ben venga che un nostro connazionale possa godere della stima di qualche star della NBA, ci mancherebbe, ma la sensazione è che se fosse stato qualsiasi altro giocatore a portare quel blocco non se ne sarebbe minimamente parlato (o forse qualche persona in più avrebbe urlato al fallo in attacco). Solo perché si è trattato di James allora si è alzato il solito polverone. Se il blocco lo avesse fatto Kyle Kuzma, per sparare un nome a caso, molto probabilmente non ci sarebbe neanche stato un video da commentare.
Per fortuna però molti, in contrapposizione a chi è dovuto scappare al bagno dopo aver visto il gesto del #23 gialloviola, hanno fatto notare che si tratta di un normalissimo blocco che si può ammirare molto di frequente anche in seconda divisione. Insomma, non è un gesto clamoroso. Certo, sarà stato anche granitico, ma nulla di più.
Se si vanno a spulciare su YouTube i “Welcome to the NBA moments” ci sia accorge della differenza tra l’azione dell’altra notte e un vero benvenuto nella lega: stoppate eclatanti, schiacciate da capogiro, ankle brakers, falli inutili o duri… e nessun blocco. La sensazione è quindi che si stia parlando di fuffa e che l’evento sia solo un modo per dare altra visibilità a James (come se ne avesse bisogno peraltro) e, solo di conseguenza, anche a Mannion.
(No, non sono un hater di LeBron James)
Cosa è caduto in secondo piano
Di fronte a questa faccenda è caduta clamorosamente in secondo piano la discussione riguardo la situazione di Mannion. Dopo esser stato richiamato dalla G League infatti (e dopo la pausa per l’All-Star Game), il senese è sceso in campo in tutte le partite dei Warriors, dimostrando ottime cose ad un Steve Kerr che lo sta mettendo alla prova.
Contro i Clippers (21′) sono arrivati 10 punti, 3 rimbalzi e 2 assist; contro i Jazz (12′) 5 punti, 2 rimbalzi e 2 assist; contro i Lakers (18′) 10 punti, 1 rimbalzo e 4 assist. Insomma, statistiche non eccezionali o strabilianti, ma cifre che sono tuttavia di buon livello per un giocatore al suo primo anno nella lega e con presenze sul parquet alquanto discontinue.
Mannion con la second unit ha dimostrato di essere in grado di apportare una buona gestione del pallone, qualche punto e un non così pessimo impatto difensivo. Diciamo che ad oggi potrebbe essere tranquillamente sopra Brad Wanamaker nelle rotazioni (o meglio, da sostituto di Curry).
Mannion ha sicuramente ampi margini di crescita e si dovrà conquistare i suoi minuti in uscita dalla panchina, ma quanto fatto vedere nella G League e nelle ultime tre partite non può che rappresentare un ottimo segnale per il futuro del classe 2001.