Come riportato da Marc Stein, i Los Angeles Clippers starebbero cercando di imbastire una trade per ottenere Lonzo Ball entro la deadline. I losangelini godono di poche scelte per i draft futuri e ciò riduce le possibilità di portare un qualsiasi accordo a buon fine. Una soluzione potrebbe essere quella di cercare una terza franchigia da coinvolgere, strutturando così uno scambio a tre.
Ball, che in questa stagione sta totalizzando career-high in punti (14.2) e percentuali al tiro (42.5% dal campo, 38.5% dall’arco e 76.7% ai liberi), era già stato dichiarato cedibile dai Pelicans a fine gennaio. La situazione in casa della franchigia di New Orleans non è affatto delle migliori, con una squadra allo sbando dal punto di vista difensivo e dei risultati che al momento sono decisamente sotto la soglia delle aspettative e degli obiettivi fissati per questa stagione.
Nonostante i discreti numeri inanellati dal figlio, a dare il colpo di grazia ci ha pensato il buon LaVar, che intervistato da ESPN Radio ha dichiarato apertamente di nutrire la speranza che Lonzo venga scambiato il prima possibile.
“No, non può rimanere a New Orleans. E’ evidente. Ascoltate, Lonzo è sempre stato un playmaker. Perché allora volete trasformarlo in uno specialista difensivo che aspetta la palla in angolo per tirare da tre? Così come state cercando di cambiare Zion e Brandon Ingram, che durante le loro intere carriere non hanno mai ricoperto il ruolo di playmaker. Loro segnano! E ora vuoi mettere la palla nelle loro mani e renderli dei playmaker?
Va bene, fate quello che volete e sapete cosa? Faranno molta difficoltà a vincere le partite se il playmaker non fa le giocate giuste”
Inutile dire che le critiche sono rivolte principalmente a coach Steve Van Gundy, la cui gestione piace meno di zero a LaVar.
Va detto però che tutto sommato la fase offensiva dei Pelicans funziona. Certo, modificando un po’ di cose potrebbe migliorare, ma non è quello il vero problema della franchigia. Come affermato in precedenza infatti, NOLA non ha un’identità difensiva e, oltre a questo, manca una linea chiara nella gestione delle rotazioni (spesso ridotte all’osso).
Problematiche che fanno comunque capo ad un head coach che ad oggi sembra essere il principale (dire l’unico sarebbe esagerato) artefice delle delusioni made in Louisiana.