Il trofeo di MVP della regular season sarà pure un premio fine a se stesso, eppure i giocatori sembrano tenerci parecchio. Chiedete a LeBron James, che nel 2020 ha gridato (e fatto gridare qualcuno) allo scandalo per le 85 preferenze a 16 con cui Giannis Antetokounmpo lo ha sconfitto nel ballottaggio finale, bissando il trionfo dell’anno prima. Il Maurice Podoloff Trophy, intitolato al primo commissioner NBA, lascia ai posteri il nome del giocatore che, più di ogni altro, ha lasciato un impatto nella fase di avvicinamento ai playoff.
In questo 2020/21, con l’equilibrio che regna sovrano ai vertici delle due Conference e alcuni infortuni eccellenti, la corsa all’MVP è più incerta che mai. Considerando le statistiche personali e il record di squadra, sono in molti ad avere le credenziali per mettere le mani sull’ambito riconoscimento. Vediamo quali sono, al momento, i principali candidati al titolo di MVP.
Menzioni d’onore

Stephen Curry (Golden State Warriors) e Luka Doncic (Dallas Mavericks) stanno viaggiando a 29 punti di media, a cui lo sloveno aggiunge 8.4 rimbalzi e 9.2 assist, ma le loro squadre sono impantanate in zona play-in da inizio stagione. A maggior ragione, sarebbe inverosimile annoverare Bradley Beal, miglior realizzatore della lega, tra i candidati MVP: i suoi Washington Wizards, pur con qualche segnale di ripresa, rimangono tra le peggiori squadre della Eastern Conference.
Situazione diversa per Donovan Mitchell, Devin Booker e Kawhi Leonard, che guidano tre franchigie di vertice a Ovest: la grande stagione di Utah Jazz, Phoenix Suns e Los Angeles Clippers è più il frutto di un’ottima alchimia di squadra che delle performance eccellenti di un singolo giocatore.
5 – Nikola Jokic (Denver Nuggets) & Damian Lillard (Portland Trail Blazers)

Statistiche (al 24 marzo 2021):
– Jokic 27.1 punti, 11.3 rimbalzi, 8.6 assist, 57.1% dal campo, 42.7% da tre punti
– Lillard 30.1 punti, 4.4 rimbalzi, 7.7 assist, 45.2% dal campo, 37.8% da tre punti
Record squadra (al 24 marzo 2021): Denver 26-17, Portland 25-18 (quinto e sesto posto nella Western Conference)
Viste le premesse, non era scontato trovare Nuggets e Blazers a lottare per il fattore campo ai playoff. Denver in offseason ha perso Jerami Grant, Mason Plumlee e Torrey Craig, tre elementi importanti nelle rotazioni di coach Mike Malone. Portland ha fatto i conti con la consueta razione di infortuni, che ha privato a lungo Terry Stotts di pilastri come C.J. McCollum e Jusuf Nurkic, oltre che del lungodegente Zach Collins. Eppure eccole lì, trascinate dai loro fenomeni. Jokic ha compiuto un ulteriore balzo in avanti rispetto ai già eccellenti livelli delle stagioni passate, mentre Lillard sta mantenendo il ritmo del 2019/20, chiuso da MVP della bolla di Orlando. Dame e Joker partono un passo indietro nella corsa all’MVP stagionale perché, rispetto agli altri concorrenti, le loro squadre finiranno molto probabilmente fuori dalle prime tre della Western Conference. Nella storia della NBA infatti, solo in quattro occasioni l’MVP ha guidato una formazione esclusa dal podio: Kareem Abdul-Jabbar nel 1975/76 (con i suoi Lakers addirittura non qualificati ai playoff), Moses Malone nel 1978/79 e nel 1981/82, e Russell Westbrook nel 2016/17. Le 30 partite rimaste da giocare e il presumibile calo dei Los Angeles Lakers, privi di LeBron James e Anthony Davis, lasciano comunque aperto qualche spiraglio, soprattutto per il serbo.
4 – James Harden (Brooklyn Nets)

Statistiche (al 24 marzo 2021): 25.3 punti, 7.9 rimbalzi, 11.2 assist, 46.3% dal campo, 35.9% da tre punti
Record squadra (al 24 marzo 2021): 30-14 (secondo posto nella Eastern Conference)
Sulla candidatura a MVP di Harden pesano principalmente due fattori: la deplorevole conclusione della sua avventura agli Houston Rockets e il fatto che le ottime prestazioni di Kevin Durant e Kyrie Irving abbiano influito sul grande inizio dei Nets. Detto ciò, sarebbe ingiusto negare che il Barba da quando è arrivato a Brooklyn (tre settimane dopo l’inizio della regular season) stia disputando una stagione clamorosa. Con lui in campo, la squadra di Steve Nash ha vinto ventidue delle ventinove partite disputate, di cui solo sei con i ‘Big Three’ al completo. Harden ha contribuito alla causa con 24 doppie-doppie e 11 triple-doppie, è il miglior assistman NBA e, statistiche a parte, sta mostrando una completezza e una maturità nascoste troppo spesso negli anni ai Rockets, quando il supporting cast non è stato sempre all’altezza. Giocatori come Joe Harris, DeAndre Jordan e Jeff Green ‘pasteggiano’ negli spazi creati da Harden e beneficiano delle sue invenzioni, mentre i Nets, aspettando il rientro di Durant, minacciano costantemente il primato dei Philadelphia 76ers nella Eastern Conference. Se il numero 13 e la sua squadra dovessero tenere questo ritmo, sarebbe sempre più difficile non considerare il ‘nuovo’ James Harden tra i principali protagonisti nelle votazioni per l’MVP.
3 – LeBron James (Los Angeles Lakers)

Statistiche (al 24 marzo 2021): 25.4 punti, 7.9 rimbalzi, 7.9 assist, 51.3% dal campo, 36.8% da tre punti
Record squadra (al 24 marzo 2021): 28-16 (terzo posto nella Western Conference)
Fino al 14 febbraio, i Lakers navigavano con il pilota automatico ai vertici della Western Conference: a guidarli un LeBron James più dominante che mai, nonostante le 36 candeline spente il 30 dicembre. L’infortunio subito da Anthony Davis contro i Denver Nuggets ha segnato il primo spartiacque della stagione. Senza di lui i gialloviola hanno perso otto delle successive quindici partite, facendosi staccare dagli Utah Jazz e scavalcare dai Phoenix Suns. A tenerli in linea di galleggiamento c’era sempre il numero 23, almeno fino a sabato scorso. Contro gli Atlanta Hawks è toccato a King James alzare bandiera bianca, dopo che uno scontro fortuito con Solomon Hill gli ha procurato una brutta distorsione alla caviglia. Dai tempi di recupero (al momento si parla di diverse settimane) dipenderanno la permanenza di LeBron nella corsa all’MVP e, soprattutto, le speranze dei Lakers di difendere il titolo NBA conquistato a Orlando. In entrambi i casi, la concorrenza è più agguerrita che mai.
2 – Giannis Antetokounmpo (Milwaukee Bucks)

Statistiche (al 24 marzo 2021): 29.0 punti, 11.7 rimbalzi, 6.4 assist, 56.2% dal campo, 29.9% da tre punti
Record squadra (al 24 marzo 2021): 28-14 (terzo posto nella Eastern Conference)
Il due volte MVP in carica è partito decisamente in sordina, e come lui i suoi Milwaukee Bucks. Il 18 febbraio, contro i Toronto Raptors, è arrivata la sesta sconfitta consecutiva, la tredicesima nelle prime ventinove uscite stagionali. Il fenomeno greco viaggiava a 28.0 punti, 11.4 rimbalzi e 5.9 assist di media, con il 56% dal campo, il 28% dall’arco e il 64% dalla lunetta. Cifre considerevoli per chiunque, ma che, se abbinate al dominatore della scorsa regular season, evidenziavano un leggero calo. Da quel momento in avanti si è visto un impressionante cambio di marcia. I Bucks hanno centrato dodici vittorie nelle successive tredici gare, portandosi a ridosso di Sixers e Nets nella battaglia per il primato nella Eastern Conference. Una striscia marchiata a fuoco da Giannis, salito a 31.4 punti, 12.3 rimbalzi e 7.6 assist con 57% dal campo, il 37% da tre punti e il 78% ai liberi, suo cronico tallone d’Achille. Il fatto che Antetokounmpo abbia ancora evidenti margini di miglioramento (ad esempio sul tiro dalla distanza) non può che spaventare la concorrenza. Ora le cifre e l’impatto del greco sono tornati sui livelli della stagione passata, coronata con il secondo MVP consecutivo. Considerati gli infortuni che terranno ai box LeBron James e Joel Embiid, puntare su un tris potrebbe non essere un grosso azzardo.
1 – Joel Embiid (Philadelphia 76ers)

Statistiche (al 24 marzo 2021): 29.9 punti, 11.5 rimbalzi, 3.3 assist, 52.5% dal campo, 42.2% da tre punti
Record squadra (al 24 marzo 2021): 31-13 (primo posto nella Eastern Conference)
L’unico ostacolo fra il centro camerunese e il trofeo di MVP potrebbe essere l’infortunio al ginocchio (apparentemente nulla di grave) che lo tiene ai box dal 12 marzo. Qualora riuscisse a non saltare troppe partite (ne ha già perse 12, un numero che potrebbe pesare in una regular season da 72 gare totali), il favorito al premio rimarrebbe lui. Embiid sta disputando la miglior stagione in carriera per cifre e continuità. Dopo i dubbi dell’era Brett Brown, i Sixers sono a tutti gli effetti la sua squadra e i risultati parlano per il nuovo coach, Doc Rivers, che si gode il primato solitario nella Eastern Conference. Nel grande avvio di Joel ci sono anche cinque prestazioni da almeno 40 punti e 10 rimbalzi, tra cui spicca la prova da 50 punti, 17 rimbalzi e 4 stoppate contro i Chicago Bulls. Numeri e risultati, fino a questo momento, sono degni di un MVP.
Articolo a cura di Stefano Belli