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Il Ballo dei Debuttanti – Episodio 3

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Terzo appuntamento con lo spazio dedicato alla scoperta delle matricole della NBA.

Il mese che sta terminando può essere stato decisivo per la corsa al premio di Rookie of the Year, purtroppo per motivi legati a un grave infortunio.


Ball is done?

Purtroppo l’apertura non può che essere dedicata a LaMelo Ball, stavolta non per le sue imprese sul parquet. Nella partita del 20 marzo contro i Clippers, LaMelo è caduto malamente nel tentativo di chiudere un lay-up mancino. Il responso è stato la frattura del polso destro, e la conseguente operazione sembra aver chiuso in anticipo la prima stagione del talento californiano. Ball sarà rivalutato tra circa un mese, ma le speranze di rivederlo in maglia Hornets sono ridotte al lumicino. Se così fosse, il premio di Rookie of the Year sarebbe in pericolo, perché nella storia della NBA nessuno ha vinto giocando così poche partite (se non rientrasse, LaMelo avrebbe giocato solo il 57% delle partite possibili), neanche il Joel Embiid da 20.2 punti, 7.8 rimbalzi e 2.5 stoppate del 2017 (31 presenze).


On the Rise

Chi potrebbe approfittare dell’assenza di Ball è certamente Anthony Edwards. Le (normali) difficoltà di adattamento sono superate: quel giocatore titubante d’inizio stagione è diventato molto più tranquillo e consapevole delle sue qualità e del ruolo nell’attacco dei Wolves. L’esplosività dal palleggio, l’atletismo e la fisicità quando attacca il ferro, lo rendono già uno dei penetratori più difficili da contenere, con i difensori devono “onorare” anche il suo jumper (34% da tre punt a marzo).
In questo mese sta tenendo la media di quasi 25 punti, e non è inusuale vederlo nella veste di “go-to-guy” nei finali di partita, come è successo nelle vittorie contro Portland (34 punti) e, soprattutto, Phoenix (42 punti, il terzo più giovane a scollinare sopra i 40 dopo LeBron James e Kevin Durant).
Penso che siamo di fronte a una gemma. Sarà un giocatore molto, molto forte in questa lega”, questo il giudizio di Ricky Rubio, diventato il leader di Minnesota. Anche Karl-Anthony Towns si è espresso: “Selezionare Anthony è stata la decisione giusta”. I Timberwolves sono sempre più convinti di aver pescato bene al Draft.


La sorpresa

Quando si è selezionati alla trentesima scelta del Draft, ovvero l’ultima chiamata del primo giro, è difficile immaginare cosa potrà essere della tua carriera NBA. Per un Jimmy Butler (trentesimo giocatore scelto nel 2011) ci sono tanti esempi di giocatori marginali oppure spariti dai radar (Nemanja Nedovic, Festus Ezeli, Omari Spellman, Petteri Koponen, solo per fare alcuni nomi).

Non solo “jumper” per Desmond Bane

Desmond Bane non aspira a diventare il prossimo “Jimmy Buckets”, ma certamente si sta impegnando per costruirsi una solida carriera da giocatore professionista, e questo inizio sembra che abbia intrapreso la strada giusta. I quattro anni trascorsi a TCU hanno reso Bane un giocatore pronto e consapevole sia dei suoi punti di forza che delle sue debolezze. Nella stagione balbettante dei Grizzlies (rallentati dagli infortuni di Ja Morant e, soprattutto, di Jaren Jackson Jr), Desmond esce dalla panchina e, seppur brillando in quel fondamentale, il suo contributo si estende anche oltre il preciso tiro dalla distanza (46% su quasi quattro tentativi a incontro).
Se il buongiorno si vede dal mattino, a Memphis hanno trovato un ottimo giocatore.



Top Five

  1. LaMelo Ball (Charlotte Hornets): peccato per l’infortunio, ma ad oggi rimane comunque la matricola più convincente.
  2. Anthony Edwards (Minnesota Timberwolves): finalmente si è adattato alla NBA, diventando quella macchina da canestri che abbiamo ammirato a Georgia.
  3. Tyrese Haliburton (Sacramento Kings): un infortunio lo ha tenuto lontano dal campo per qualche partita, ma è il solito trattato di sobrietà, e adesso parte pure in quintetto.
  4. Immanuel Quickley (New York Knicks): i miglioramenti continuano e per lui è arrivata anche la soddisfazione del quintetto base.
  5. Saddiq Bey (Detroit Pistons): i Pistons sono entrati definitivamente in modalità “tanking” e sono felici di dare spazio all’ottimo Bey, che ha così modo di testare il suo potenziale senza pressioni.
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