Come spesso è capitato nella storia della NBA, la trade deadline – uno degli appuntamenti più attesi della regular season – ha regalato diversi movimenti interessanti, tutti nati nelle ultime ore a disposizione. Complessivamente si può dire che sono state rispettate quasi tutte le aspettative, eccezion fatta per Kyle Lowry e Lonzo Ball: due nomi molto quotati, soprattutto quello del play dei Raptors, che alla fine però non si sono mossi dalle loro attuali franchigie.
Vediamo insieme, nel dettaglio, i movimenti più importanti della deadline 2021.
Victor Oladipo sbarca a Miami
Miami Heat: Victor Oladipo
Houston Rockets: Avery Bradley, Kelly Olynyk, draft swap
La domanda sorge spontanea: ma che hanno combinato i Rockets? I texani hanno gestito malissimo la trade di Harden e, con la cessione di Oladipo (a gratis sostanzialmente), si trovano ora con una squadra senza un perché e che in estate dovrà sicuramente mettere in chiaro le proprie intenzioni. Almeno che l’obiettivo non sia quello di dar via un altro giocatore di rilievo…
Il buon Oladipo infatti non era affatto contento del suo approdo a Houston, vista la situazione della franchigia, e con Miami c’erano già stati più ammiccamenti. Certo, gli Heat lo ottengono senza perdere nulla (i Rockets volevano Duncan Robinson, ma hanno dovuto accontentarsi dato che l’alternativa era perdere Dipo a zero in estate), ma l’incognita rimane: l’ex Pacers riuscirà a tornare ai livelli da All-Star? Diciamo che sicuramente l’aria della Florida porta stimoli notevolmente più elevati rispetto a quella texana, ma il solo cambio di ambiente non basta per rassicurare sull’apporto che potrà dare il nativo di Silver Spring. Miami avrebbe già in mente un bel rinnovo, ma i dettagli dipenderanno da quanto racconterà il campo nella seconda parte di stagione.
Rajon Rondo torna a Los Angeles, sponda Clippers
Los Angeles Clippers: Rajon Rondo
Atlanta Hawks: Lou Williams, due second-round picks (2023 via Blazers e 2027), cash considerations
Alla fine i Clippers ottengono ciò che andavano cercando: una point guard di un certo livello. I rumors vedevano i losangelini particolarmente interessati a Ricky Rubio, Lonzo Ball e Terry Rozier, ma alla fine gli asset limitati hanno fatto virare la franchigia su Rajon Rondo, uno che LA l’aveva già assaggiata nelle ultime due stagioni tra le fila dei Lakers (vincendo pure il titolo). Il classe ’86 potrebbe rappresentare un upgrade importante sia difensivamente che, soprattutto, offensivamente, portando quella ventata di dinamicità di cui i Clippers hanno assoluto bisogno.
In tutto questo i californiani rinunciano a Lou Williams, un giocatore molto amato che di fatto non risultava più utile alla causa. Gli Hawks si ritrovano, a fronte di una perdita nel playmaking (anche se Rondo non stava avendo chissà che impatto), ad aggiungere un po’ di scoring alla propria panchina. Williams ha il contratto in scadenza e non è per nulla chiaro quale potrebbe essere il suo futuro una volta finita la stagione.
Orlando “fuori tutto”
Orlando Magic: Gary Harris, RJ Hampton, una first-round pick (2025) [via Denver], Otto Porter, Wendell Carter, due first-round picks (2021 e 2023) [via Chicago], due second-round picks [via Boston].
Denver Nuggets: Aaron Gordon
Boston Celtics: Evan Fournier
Chicago Bulls: Nikola Vucevic
Poco da dire: i Magic tankano. La franchigia della Florida, attualmente 14° nella Eastern Conference, non vedeva alcun roseo futuro né per la stagione attuale né per il futuro, così ha deciso di ripartire da zero. Salutano così Orlando Aaron Gordon, Nikola Vucevic e Evan Fournier, ovvero i tre giocatori di punta.
Gordon finisce ai Nuggets, piazza molto interessante in ottica playoff (sinonimo di nuovi stimoli). Denver si ripara dalla perdita di Jerami Grant, dovendo però rinunciare ad un difensore perimetrale del valore di Gary Harris. Va detto che Gordon è potenzialmente un’ottima aggiunta in ottica difensiva e si dovrebbe anche inserire bene nelle dinamiche offensive della franchigia del Colorado. Di sicuro il prodotto di Arizona è più che contento dell’inizio di questa nuova avventura.
Boston si aggiudica invece i servigi di Fournier, lasciando sul piatto un paio di scelte e facendo leva sulla trade exception derivante dalla sign&trade che portò Gordon Hayward a Charlotte. Diciamo che i tifosi dei Celtics avrebbero voluto vedere un altro tipo di colpo, anche se l’affare appare più che onesto. I biancoverdi sperano che il francese possa portare una scossa, una scintilla per far ripartire una franchigia ad oggi in grande crisi di identità ed impantanata. Quello che sicuramente potrà fornire Fournier sono un po’ di punti dalla panchina, per il resto si vedrà. Considerando però anche la scelta di far fare le valigie a Daniel Theis per lasciare il posto a Mo Wagner, pare che i Celtics stiano già pensando al prossimo anno.
A sorpresa, infine, Nikola Vucevic approda a Chicago. Si tratta dello scambio più significativo di giornata, con il lungo montenegrino che va a così a formare una coppia assai interessante insieme a Zach LaVine: i due infatti potrebbero diventare veramente letali nelle collaborazioni a due, visto che entrambi godono di un buon tiro dall’arco e sono in grado di attaccare il ferro. Vucevic era probabilmente quel pizzico di esperienza in più che mancava ai Bulls, i quali ora da un lato possono ambire seriamente al play-in e dall’altro rappresentare un lido piuttosto interessante in vista della free agency. Un colpo che quindi non può che essere un upgrade eccezionale per la franchigia, visto anche il misero prezzo pagato per portare a casa la trade.
Capitolo tricolore
Due giorni fa possiamo dire che è stata una giornata importante anche per i due italiani che si trovano attualmente in NBA. Non si tratta di scambi epici, ma sono movimenti che in quanto compatrioti ci “riguardano” da vicino.
Il caso più concreto è quello di Nicolò Melli, che insieme a JJ Redick lascia New Orleans per andare a Dallas. Sostanzialmente il reggiano è passato dall’essere sotto un head coach riluttante nei confronti degli europei, al sbarcare nella franchigia più europea della lega. Va messo subito in chiaro che questo non significa che automaticamente vedremo il Melli della passata stagione, ma quantomeno le possibilità di ritrovarlo in campo con continuità sono più elevate rispetto a quanto potevano esserlo sotto la gestione Van Gundy. Per il classe ’91, che potrebbe anche arrivare ad assaporare la prima presenza ai playoff, si tratterà di una seconda parte di stagione decisiva: il contratto è infatti in scadenza e dovrà quindi cercare di essere convincente se vorrà rimanere oltreoceano. Ad oggi non è quindi escluso un suo rientro in patria durante l’estate.
Da Melli passiamo a Mannion. Il buon Nico viene interessato solo indirettamente da una mossa dei Warriors: il fatto che Golden State abbia spedito Brad Wanamaker agli Hornets significa che la franchigia si San Francisco vuole puntare sul senese classe 2001, confermandolo nella second unit come backup di Stephen Curry. Dopo la bolla della G League, in cui si è messo in mostra più che positivamente, Mannion si è guadagnato ancora più fiducia da parte di un’organizzazione che l’anno prossimo spera già di veder un buon salto di qualità.
Lowry resta a casa
Non si tratta di una trade, ma la trama riguardante Lowry non può essere trascurata.
Il tutto nasce neanche due mesi fa, quando esce fuori la notizia che parte del front office dei Raptors vorrebbe cedere il giocatore. I tentativi di fare dei passi indietro, così come le dichiarazioni di un Lowry deciso a chiudere la carriera a Toronto, non hanno però di fatto chiuso alcuna porta. Al prodotto di Villanova si sono infatti interessate diverse squadre, tre su tutte: Philadelphia 76ers, Miami Heat e Los Angeles Lakers.
In diversi davano praticamente per certa una partenza del classe ’86, solo che alla fine non è successo nulla. I motivi sono sostanzialmente due: le richieste contrattuali che Lowry avrebbe potuto avanzare durante la free agency (la base sarebbe stata un biennale da 50 milioni) e le contropartite richieste dai Raptors. Agli Heat era stato chiesto un pacchetto contenente – tra gli altri – Duncan Robinson e Tyler Herro, i Lakers avrebbero dovuto sganciare Dennis Schroder, Kentavious Caldwell-Pope e Talen Horton-Tucker, mentre ai 76ers venivano richiesti Matisse Thybulle e Tyrese Maxey (con due first-round picks).
Miami non voleva rinunciare a Herro (e alla fine si è rifatta con Oladipo), i gialloviola non potevano cedere tutti quei piccoli (e sono rimasti a bocca asciutta), Philadelphia non voleva rinunciare a Thybulle (e alla fine ha rimediato George Hill dai Thunder).
Toronto si tiene così la sua bandiera, ma la situazione non è delle più semplici. Se da un lato Lowry scadrà a fine stagione e bisognerà capire che tipologia di rinnovo offrire (a questo punto sarebbe alquanto ridicolo perderlo a zero durante la free agency), dall’altro i canadesi dovranno analizzare la propria situazione e capire come poter ripartire. La stagione attuale è infatti da buttare e sono emersi diversi limiti che, in ottica di un ritorno convincente ai playoff, dovranno essere superati con la definizione di un roster competitivo e, soprattutto, organizzato.