Sebbene la scorsa stagione il nuovo format introdotto dalla NBA in vista dei playoff abbia avuto discreto successo, quest’anno l’idea del play-in ha già ricevuto diverse critiche. Dopotutto la stagione 2019-2020 era stata letteralmente bloccata a metà, per poi essere ripresa nella bolla di Orlando in fretta e furia: di conseguenza le squadre non avevano avuto modo di lottare in maniera normale per un posto nella postseason e il play-in cercava di dare un minimo equilibrio.
Ma in una stagione “piena” e completa, con 72 partite nel giro di neanche 5 mesi, ha davvero senso aggiungere ulteriori partite? C’è ancora bisogno di dare “equilibrio” (nelle possibilità di ottenere un seed) ad una lotta playoff che si è già svolta regolarmente durante la regular season?
La NBA è convinta di sì, ma più di qualcuno – interno alla lega – ha già espresso qualche critica. E’ il caso ad esempio di Luka Doncic.
“Non capisco l’idea del play-in. Giochiamo 72 partite per arrivare ai playoff, poi magari ne perdi due consecutive e sei fuori dalla postseason. Non capisco il senso di tutto ciò”
Alle parole del giovane sloveno si uniscono quelle di un altro membro dei Dallas Mavericks, e non proprio l’ultimo della catena: Mark Cuban. Il proprietario della franchigia texana ad inizio stagione ha votato in maniera favorevole la proposta di tenere il play-in, ma ora sembra essere tornato sui suoi passi.
“Invece di giocare per un posto ai playoff e di essere in grado di far riposare alcuni giocatori mano a mano che le classifiche diventano chiare, le squadre devono approcciare ogni partita come se fosse un match dei playoff per cercare di stare nella top-6 o di entrarci. E le conseguenze, come ha detto Luka, sono enormi. I giocatori giocano più partite e più minuti in pochi giorni. Con il senno di poi, questo tipo di approccio è stato un enorme errore”