La stagione 2020-21 sarà da dimenticare per i fan degli Houston Rockets: dopo annate posizionati stabilmente nella griglia dei playoff, ora si trovano al penultimo posto della Western Conference, lottando ogni singola partita per non perdere la fiducia dei propri tifosi e provare a costruire le basi per nuovi successi.
Nelle puntate precedenti…
Le prime avvisaglie di una stagione piuttosto difficile per i Rockets sono arrivate sin dalla free agency, quando James Harden, simbolo della franchigia dal 2012 ed MVP del 2018, ha richiesto la trade che a gennaio inoltrato lo ha portato ai Brooklyn Nets per conquistare il titolo.
La franchigia texana comunque poteva ripartire da un buon gruppo, formato dai ritrovati John Wall e DeMarcus Cousins, la guardia veterana Victor Oladipo – proveniente dai Pacers nell’affare Harden – e l’astro nascente Christian Wood. Senza contare un difensore di ottima qualità come PJ Tucker e il sesto uomo Eric Gordon.
Dopo l’addio al “Barba” il record di Houston era sostanzialmente in parità tra vittorie e sconfitte, poi a cavallo di febbraio e marzo avviene il tracollo: una, due… sette… dieci… venti sconfitte di fila. Un record negativo per Houston che ha portato coach Silas a trattenere a stento le lacrime in conferenza stampa.
Gli obiettivi di Houston nel frattempo cambiano e da dei possibili playoff si piomba nei bassifondi della lega: viene rilasciato Cousins e Tucker viene scambiato prima della deadline, spedendolo a Milwaukee in cambio di DJ Wilson e DJ Augustin. Altra scelta discutibile la cessione di Oladipo ai Miami Heat, in cambio dei veterani Kelly Olynyk e Avery Bradley (anche se va detto che l’umore dell’ex Indiana non era proprio dei migliori in Texas).
Tempi difficili per supportare la banda di coach Silas. Il GM Rafael Stone di recente ha negato l’intenzione di voler fare tanking e di giocare ogni singola partita al massimo dell’impegno. Infatti il futuro degli Houston Rockets non è del tutto oscuro.
Le buone notizie
1. L’esplosione di Christian Wood
Per Houston aver firmato la rivelazione dello scorso anno a Detroit con un contratto triennale da 41 milioni di dollari si è rivelata una scommessa vincente che sta ripagando, e possiamo affermare che la prima stagione in Texas per il #35 sia stata ottima visto l’apporto in termini numerici: 21 punti, 9.4 rimbalzi e 1.2 stoppate di media con il 53,2% dal campo e oltre il 38% da tre punti, cifre che lo rendono il miglior giocatore della franchigia. Wood sembra il prototipo del lungo moderno, abile nel muoversi negli spazi in campo e dribblare gli avversari più lenti, tant’è vero che il peggior momento della stagione dei texani è coinciso proprio con l’infortunio che ha patito.

2. La scommessa Kevin Porter Jr.
Un’altra scommessa vincente del frontoffice di Houston è stata Kevin Porter Jr. La pick numero 30 del draft 2019 non ha avuto un buon rapporto coi Cleveland Cavaliers per “problemi di maturità“, ma ciò che per i Cavs è stata una perdita è diventato guadagno per i Rockets, visto che hanno ottenuto il prospetto in una trade praticamente a costo zero. In Texas Porter Jr. è sembrato tornare l’eccitante, confidente realizzatore che era stato annunciato essere prima del draft: in 19 partite giocate ha fatto registrare 15 punti e 6.4 assist di media. Per il prodotto di USC l’ambiente di Houston in pieno rebuilding è perfetto e potrà concentrarsi sul suo gioco senza preoccuparsi dei risultati di squadra di questo finale di stagione. Ciò che infatti riuscirà a mettere in campo sarà fondamentale per capire il suo futuro ruolo in squadra.

3. Il draft
Strettamente legato alla fine di questa stagione è poi il draft. Secondo le probabilità della lottery, i Rockets sono proiettati ad avere la seconda scelta assoluta, insieme alla 23 e alla 25: un bel bottino da sfruttare a dovere con una classe 2021 ricca di talento. Pensiamo ad esempio, come possibile top-3, a Evan Mobley, la cui velocità e il gioco orientato verso il perimetro potrebbero adeguarsi perfettamente con Christian Wood.
Questi appena elencati sono tre punti positivi della stagione dei Rockets, ai quali si possono aggiungere delle considerazioni su John Wall ed Eric Gordon, senza dimenticare i giovani del gruppo come il rookie Jae’Sean Tate e il figlio d’arte Kenyon Martin Jr., che hanno già mostrato buone cose.
In conclusione, è giusto non perdere fiducia in questa squadra e in coach Silas: una offseason meno travagliata, un buon draft e una solida base di giocatori da cui partire possono riportare Houston nelle vette della conference, o quanto meno riportare i texani in maniera stabile ai playoff.