Entrando nella offseason 2020 gli Atlanta Hawks avevano un chiaro obiettivo in mente.
Potendo contare su un promettente nucleo di giovani giocatori, tutta l’attenzione della dirigenza era rivolta all’acquisizione di veterani capaci di catalizzare un’immediata corsa ai playoff e al contempo guidare i giovani nella loro crescita professionale. E indipendentemente dai risultati ottenuti a posteriori, questo i piani alti di Atlanta hanno fatto.

Bisogna dare atto a Travis Schlenk, presidente e GM della franchigia, di essere riuscito a realizzare il proprio piano di mercato.
Leadership veterana e difesa: queste erano le priorità in cui gli Hawks hanno investito notevoli cifre. Certo viene da interrogarsi sul costo e l’effettiva efficacia dei loro movimenti, mettendo sotto contratto giocatori dalla dubbia durabilità.
L’investimento per il presente di Atlanta si è notoriamente aperto con l’acquisto di Danilo Gallinari, Rajon Rondo e Kris Dunn, un trio che non presenta certo una salute promettente. E infatti, come prevedibile, Gallinari ha perso 20 partite per infortuni vari, Kris Dunn ne ha a malapena giocate quattro (recentemente rientrato da un intervento alla caviglia), e delle possibili 43 partite come membro degli Hawks, Rajon Rondo ha preso parte a solo 27 di queste.

Il terzetto che avrebbe dovuto conferire una nuova spinta alla squadra non ha avuto poi un grande impatto, con il nostro Gallinari che si è rivelato l’unico capace di dare un valido contributo: 16.3 punti di media dalla panchina con un ottimo 41.3% da tre (cifre che vanno relazionate al suo costo salariale, ovvero 60 milioni per tre anni).
Paradossalmente, in seguito a queste firme gli Hawks sono stati titubanti a impegnare ulteriori soldi in una max extension per John Collins, l’unico meritevole di un tale trattamento, rischiando così di perdere il loro giocatore di maggior valore – dopo Trae Young – nella prossima offseason.
Come per molte altre squadre, il calendario condensato non è stato clemente per i georgiani, causando una pletora di infortuni che non hanno risparmiato nessuno.
Eppure, nonostante un deludente quanto prevedibile inizio, la squadra che si affaccia sulla costa atlantica è stata capace di raggiungere comunque risultati inattesi, conquistando al momento la quarta posizione nella Eastern Conference.
Collins si è confermato il compagno di tandem perfetto per Young, ormai definitivamente affermatosi come futura superstar della lega. Il resto dei giovani continua a mostrare segni di miglioramento e la difesa della squadra ha fatto insperati progressi, muovendo dalle ultimissime posizioni nella graduatoria della protezione del proprio canestro verso un’ottimistica ascesa della gerarchia.
L’acquisto estivo dell’ultimo momento Bogdan Bogdanovic, firmato per un oneroso contratto quadriennale, non prometteva bene a sua volta, inizialmente deludente quanto i suoi tre predecessori.

Di ritorno da una lunga assenza per infortunio, però, ha sorprendentemente e improvvisamente rivelato tutto il suo valore. Da quando promosso titolare, l’ala serba ha innalzato i suoi numeri a 20.9 punti e 4.2 assist di media tirando con uno strabiliante 48.8% da tre, a fronte di una produzione iniziale di appena 10.2 punti con il 34.5% dall’arco come riserva. Inoltre, nelle recenti occasionali assenze di Young, Bogdanovic ha svolto un ruolo chiave nel rimpiazzare la produzione e il generale impatto sulla partita del leader della squadra.
Coscienti dei propri errori e dei problemi che continuano ad affliggere la squadra, il front office, in un raro scambio vantaggioso per tutti i coinvolti, ha saputo poi trovare un’adeguata sistemazione per Rajon Rondo, rivelatosi pressoché di nessuna utilità, ottenendo in cambio un elemento capace di dare un immediato contributo. Riportando a casa il nativo georgiano Lou Williams, gli Hawks si sono assicurati un giocatore dalla sicura produttività, specializzato nel fornire un potente impulso dalla panchina e sicuro rimpiazzo realizzativo in caso di assenza di Young o ali da cui la produttività della squadra dipende.
Liberandosi allo stesso tempo del peso sul cap space del contratto di Rondo per la prossima stagione, hanno permesso al due volte campione NBA di raggiungere una situazione ideale, unendosi a una squadra con immediate possibilità di conquista del titolo in cui poter giocare il ruolo di leader dal fondamentale contributo anche quando impossibilitato a scendere in campo.
Il vero eroe della franchigia, però, nonché giocatore di cui nessuno parla ma inequivocabilmente colui che ha determinato il vero cambio di rotta per gli Hawks, si chiama Clint Capela.

Nel mezzo della miglior stagione della sua carriera, registrando medie di 15.2 punti. 14.4 rimbalzi e 2.1 stoppate, il centro svizzero è il fulcro della rivoluzione difensiva della squadra. Oltre all’ovvia eccezionale produzione, il suo acquisto ha permesso di aggiungere una presenza intimidatoria in mezzo all’area, apportatrice di un incalcolabile aiuto alla scadente difesa perimetrale della squadra.
Insomma, per quanto si possa legittimamente mettere in dubbio lo sforzo estivo di Travis Schlenk e il suo staff, incoraggianti risultati cominciano ad arrivare per la squadra.
Anche se protagonisti di un netto miglioramento, dirigenza e giocatori sono lungi dal potersi rilassare e considerare arrivati. Ricordiamo infatti che Atlanta vanta sì la quarta posizione nel tabellone playoff, ma nella fluttuante Eastern Conference e con un record di appena 38-31. Ci sono ancora grossi miglioramenti che front office, coaching staff e giocatori devono fare prima di potersi considerare qualcosa di simile a un prodotto finito e una contender. Primo fra tutti assicurarsi di non lasciar scappare Collins. Lui, Young e Capela costituiscono i “Big Three” che rappresentano il fondamento del futuro successo. La dirigenza, poi, dovrà fare meglio nel trovare i giusti pezzi con cui contornarli.
Nonostante tutto, la stagione attuale deve essere considerata un ottimo punto di partenza per la franchigia della patria della Coca Cola. Qualcosa di solido sta prendendo forma ad Atlanta. La giusta via è stata imboccata, ma la vera sfida sarà mantenere questo corso.
Articolo a cura di Davide Tovani