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Kyrie Irving sul conflitto israelo-palestinese: “C’è molta disumanizzazione”

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Se i commenti da parte degli atleti sulla politica del proprio Paese possono essere ormai considerati scontati, tutt’altro che prevedibili sono gli interventi riguardanti situazioni socio-politiche di altre nazioni. Un esempio molto recente è il confronto, molto dibattuto, che ha visto contrapposto l’impegno messo in campo nella battaglia contro il razzismo al silenzio nei confronti del conflitto tra Cina e Hong Kong.
Pesi diversi che hanno fatto riemergere tutti gli interessi economici che governano lo sport e che possono di conseguenza anche, alle volte, “comprare” dei silenzi.

Nel post partita di Nets-Bulls, con Brooklyn che ha rivisto in campo i propri Big Three per la prima volta dal 13 febbraio, Kyrie Irving ha deciso di esporsi commentando gli scontri tra Israele e la Palestina.

“Stanno accadendo troppe cose nel mondo perché io possa parlare solo di pallacanestro. Il basket al momento non è la cosa più importante per me. Ci ho a che fare 24 ore su 24 tutti i giorni, ma ora non sono concentrato su quello. C’è molta disumanizzazione in quello che sta succedendo. E’ triste, e non riguarda solo il conflitto tra Israele e la Palestina. Ci sono persone che vengono ancora discriminate per la loro cultura, la loro religione o il colore della loro pelle. Come esseri umani possiamo provare compassione, ma dobbiamo anche fornire un aiuto. Se sei un essere umano devi sostenere le iniziative contro la guerra.
La cosa ridicola è che alcune persone scelgono di schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra. Io sono dalla parte di Dio. Ogni essere umano merita rispetto indipendentemente dal proprio aspetto, dalle proprie origini e dal proprio credo”

Parole con cui Irving non si sbilancia nel sostenere una delle due parti, ma porta semplicemente al centro dell’attenzione le violenze messe in atto negli ultimi giorni, collegandole poi ad un discorso più globale. Ad oggi comunque l’ex Celtics e Cavaliers risulta essere l’unico ad essersi esposto sulla questione.
Il giocatore dei Nets ha anche ribadito il suo obiettivo di aiutare le persone in tutti i modi possibili, con azioni concrete che comprendono anche il solo portare delle tematiche al centro dell’attenzione utilizzando la propria voce e le proprie piattaforme. Attività che il prodotto di Duke sente particolarmente viste le proprie origini e le battaglie che la sua famiglia ha dovuto affrontare nel corso del tempo.

Nel 2014, quando le forze israeliane avevano bombardato Gaza in quella che fu definita un’operazione difensiva, Dwight Howard aveva pubblicato un tweet con scritto “#FreePalestine”. L’indignazione fu così tanta che l’attuale centro dei 76ers decise di cancellare il post e di pubblicarne un altro dove affermava che quanto dichiarato in precedenza era un errore e che non ha mai commentato la politica internazionale.

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