Come riportato da Marc Stein, la NBA tramite una nota ufficiale rilasciata da Mike Bass (Chief Communications Officer) ha spiegato perché LeBron James negli scorsi giorni non è dovuto entrare nei protocolli medico-sanitari previsti dalla lega per evitare contagi legati al covid.
“Per chiarire ogni malinteso che può essere rimasto, LeBron James la scorsa settimana ha brevemente preso parte ad un evento all’aperto dove ai partecipanti era richiesto di essere vaccinati o di presentare un tampone negativo. Sotto queste circostanze e dopo un consulto con esperti medici, è stato valutato che la sua presenza non ha creato rischi legati al contagio da covid-19 e che quindi non era necessaria alcuna quarantena. Nel corso di questa stagione ci sono state numerose violazioni dei protocolli simili a questa, le quali sono state affrontate in maniera simile”
Insomma, come ci si poteva aspettare – dopotutto sarebbe stato troppo strano che la NBA avesse utilizzato così alla luce del sole due trattamenti diversi rispetto a situazioni simili – il buon James non rientrava nelle casistiche previste dei protocolli della lega che obbligano i giocatori ad effettuare un periodo minimo di quarantena (di solito una settimana).
Ricordiamo che il fatto in questione è la partecipazione del #23 gialloviola ad un evento, a cui erano presenti diversi VIP (tra cui Drake e Michael B. Jordan), per il lancio della sua etichetta di tequila, la Lobos 1707. Il tutto è avvenuto due giorni prima della partita del play-in contro i Golden State Warriors, poi decisa tra l’altro da una tripla dello stesso James, e nel caso in cui fosse stato obbligato a scontare un periodo di quarantena avrebbe dovuto saltare sia quella partita che l’eventuale gara-1 del primo turno dei playoff (eventuale perché bisognava vedere i Lakers che fine facevano senza di lui al play-in).