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Portland pareggia i conti con Denver, Utah soffre ma allunga sul 2-1

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Due le serie playoff della Western Conference che si sono aggiornate nella notte: da un lato Portland porta sul 2-2 la serie con Denver, dall’altro invece i Jazz non senza difficoltà allungano sul 2-1 contro i Grizzlies.


Portland impatta sul 2-2

I Blazers schiantano i Nuggets in gara-4 e tornano in Colorado impattando la serie sul 2-2. Una partita mai in discussione, con Portland che ha preso il controllo della partita nella prima metà di gara, dilagando poi nella terza frazione e centellinando gli sforzi nell’ultimo periodo. Quarto atto che viene sostanzialmente deciso dalle percentuali al tiro: i padroni di casa tirano con il 50.0% dal campo e il 36.4% dall’arco, mentre gli ospiti non vanno oltre un complessivo 34.0% al tiro e il 29.5% dalla lunga distanza. La sensazione è che Lillard e soci riescano ad imporsi solo se i propri avversari trovano una giornata storta nel centrare il canestro, tant’è che quando le percentuali sono state più equilibrate al momento a prevalere sono stati Jokic e compagni.

A guidare la franchigia dell’Oregon nel quarto atto della serie sono sostanzialmente la grande prova balistica di Powell (29 punti, 11/15 dal campo, 4/4 dall’arco) e la prestazione difensiva di Nurkic, con quest’ultimo che contribuisce anche in attacco piazzando 17 ottimi punti. Più defilato un McCollum incisivo al punto giusto, mentre Lillard capita in una serataccia al tiro (1/10 dal campo) e ricopre il ruolo di assistman sfiorando la tripla doppia (10 punti, 8 rimbalzi, 10 assist). Covington piazza una solida prestazione da 9 punti e 9 rimbalzi, mentre in uscita dalla panchina l’unico a brillare è un Melo autore di 12 punti.
Dall’altro lato della barricata non sono tante le cose da dire. Gli unici a salvarsi sono essenzialmente Jokic, anche se viene limitato a 16 punti, e Monte Morris (12 punti dalle seconde linee), mentre tutto il resto del roster è abbastanza disastroso su ambo le metà campo. Stupisce, in negativo, soprattutto un Porter Jr. che in 22′ sul parquet fattura appena 3 punti con tre soli tentativi dal campo.




Utah soffre ma si porta in vantaggio

Il terzo atto della sfida tra Jazz e Grizzlies si decide sostanzialmente nel primo periodo: Utah infatti parte a tutta e chiude i primi 12′ di gioco sul +12, riuscendo poi ad amministrare tra alti e bassi il margine costruito. A dire il vero Memphis riesce a rientrare nell’ultimo periodo, trovando anche la testa del match, ma si tratta solo di un fuoco di paglia, visto che i padroni arrivano scarichi nei minuti finali (tante le energie disperse per rimanere in scia dei propri avversari e tentare di cancellare il divario) e finiscono con il cedere la vittoria alla truppa di coach Snyder. La franchigia di Salt Lake City è brava a sfruttare tutte le lacune della difesa perimetrale dei Grizzlies per colpire a più riprese dalla lunga distanza e in penetrazione, ma nella propria metà campo fatica a contenere in maniera incisiva Morant e soci, consentendo loro di rimanere in partita fino all’ultimo.

Per i Jazz buona prova di tutto il quintetto titolare, con Mitchell leader realizzato da 29 punti (ma 9/23 al tiro), Conley nei panni di giocatore a tutto tondo (27 punti, 6 rimbalzi, 8 assist), Gobert a dominare sotto le plance (15 punti, 14 rimbalzi, 4 stoppate) e il duo formato da Bogdanovic e O’Neal a fornire supporto balistico (27 punti in due). Dalla panchina, dopo un bel po’ di difficoltà iniziali, incide solo Clarkson (15 punti), mentre rimane troppo in ombra un Ingles più produttivo in fase difensiva.
Dall’altro lato a Memphis non bastano i 28 di Morant e i 27 di Brooks, supportati a fasi alterne da Valanciunas (10 punti, 13 rimbalzi – di cui 6 offensivi-, 5 assist) e da un buon Allen in uscita dalla panchina (17 punti). Pesano di fatto i troppi errori al tiro maturati in particolar modo nella prima metà di gara, con la franchigia del Tennessee che ha poi dovuto spendere molte energie per inseguire gli avversari e provare a giocarsi la vittoria fino all’ultimo. Incidono negativamente soprattutto le prove offensive di Jackson Jr. e Anderson (3/11 il primo, 5/13 il secondo), mentre la difesa è da rivedere globalmente.


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