Nelle ultime ore si è parlato molto dell’arresto (e del ban a vita dal TD Garden) di un tifoso dei Boston Celtics per aver lanciato una bottiglietta verso Kyrie Irving. Ciò di cui si è parlato poco invece, a meno che non si faccia parte della tifoseria biancoverde, è il gesto con cui proprio l’ex Cavaliers e Celtics avrebbe provocato i tifosi ed offeso la franchigia del Massachusetts.
A fine partita infatti, prima dell’episodio della bottiglietta, Irving si avvia verso il centro del campo per congratularsi con i compagni che erano sul parquet negli istanti finali del match e una volta giunto sul logo dei Celtics, decide di calpestarlo con una sorta di “pulita di scarpe”. Un’azione assolutamente volontaria che può essere intesa come provocazione verso la società e i tifosi, un affronto intenzionale scaturito probabilmente dalle offese ricevute nelle due gare disputate al Garden, oppure una sorta di firma vendicativa dopo aver piazzato 39 punti contro la sua ex squadra.
Un gesto che sicuramente non fa onore al prodotto di Duke e che può risultare particolarmente offensivo nei confronti dei tifosi di Boston. Tuttavia, va sottolineato che una provocazione di questo tipo non giustifica alcun uso della violenza, sia essa fisica o verbale, e in questo senso non può essere sicuramente difeso in alcun modo quanto fatto dal tifoso che è stato successivamente arrestato e bannato a vita dal palazzetto.