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Nets e Celtics, otto anni dopo

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27 giugno 2013. Nel giorno in cui va in scena uno dei più imprevedibili draft di sempre (quello di Anthony Bennett scelto con la prima chiamata e Giannis Antetokounmpo con la quindicesima), i Boston Celtics optano per la rivoluzione. Kevin Garnett e Paul Pierce, simboli dell’ultimo ciclo vincente, vengono ceduti ai Brooklyn Nets. Insieme a loro partono il veterano Jason Terry e D.J. White, un giramondo del parquet passato anche da Torino. A compiere il percorso inverso sono Gerald Wallace, Kris Humphries, Kris Joseph, Keith Bogans e MarShon Brooks (altra futura conoscenza del nostro campionato), ma soprattutto le scelte al primo giro dei draft 2014, 2016 e 2018 e il diritto a scambiare con i Nets quella del 2017. Con questa mossa, Brooklyn rinuncia a parte del suo futuro per mettere a roster due grandi campioni, anche se forse un po’ in là con gli anni (quasi 36 per Pierce, superati i 37 per KG).

2013: Paul Pierce, Kevin Garnett e Jason Terry passano dai Celtics ai Nets
2013: Paul Pierce, Kevin Garnett e Jason Terry passano dai Celtics ai Nets

In un primo momento, lo scambio scatena le ire del popolo biancoverde e le fantasie di quello bianconero. Il proprietario dei Nets, Mikhail Prokhorov, e il general manager, Billy King, vogliono costruire una squadra pronta a vincere subito per coronare il rebranding della franchigia, iniziato con gli arrivi di Deron Williams e Joe Johnson e con il trasferimento dal New Jersey a Brooklyn. Le ambizioni di gloria svaniscono presto: la squadra viene spazzata via al secondo turno dei playoff 2014 dai Miami Heat targati ‘Big Three’. Pierce fa le valigie in direzione Washington, Garnett torna dai ‘suoi’ Minnesota Timberwolves nel febbraio successivo, Williams e Johnson percorrono ad ampie falcate il viale del tramonto. Il primo turno del 2015, perso contro Atlanta, segna la fine di un progetto fallito in partenza.

Mentre il pubblico del Barclays Center grida alla disgrazia, quello del TD Garden è sempre più ottimista. Le scelte cedute dal “folle” Billy King al “genio” Danny Ainge si trasformano in James Young (2014; 95 dimenticabili apparizioni in quattro stagioni NBA, poi G-League e Israele), Jaylen Brown (2016) e Jayson Tatum (2017), mentre quella del 2018 (che verrà spesa per Collin Sexton) viene inserita nella trade che porta Kyrie Irving da Cleveland a Boston. Grazie al “colpo del secolo” messo a segno a discapito degli incauti Nets, il futuro sembra appartenere ai Celtics.

Otto anni dopo quella famigerata trade, la cicala (gli esosi Nets) e la formica (i meticolosi Celtics) si trovano opposte al primo turno dei playoff. Il chiassoso volatile non si limita a prevalere, ma dà fuoco all’intero formicaio. La squadra di Brad Stevens riesce a vincere una sola partita, grazie soprattutto ai 50 punti di Tatum, per il resto viene liquidata senza alcuna fatica da quella di Steve Nash, che prosegue da favorita la corsa al titolo NBA. Dopo la scontatissima eliminazione, Ainge si dimette e lascia il posto da GM a Stevens, che a sua volta dovrà essere rimpiazzato in panchina. Com’è potuto avvenire un simile capovolgimento di fronte?

Le stelle dei Celtics 2018/19. Da sinistra: Jayson Tatum, Jaylen Brown, Kyrie Irving, Gordon Hayward, Al Horford
Le stelle dei Celtics 2018/19. Da sinistra: Jayson Tatum, Jaylen Brown, Kyrie Irving, Gordon Hayward, Al Horford

L’esito di questa serie non dimostra che il percorso seguito da Brooklyn sia migliore rispetto a quello intrapreso da Boston, ma sta piuttosto a indicare che “le vie della NBA sono infinite” e che non esistono punti di non ritorno. Guidati dal nuovo GM, Sean Marks, i Nets hanno costruito un lussuoso grattacielo sulle macerie dei una traballante palazzina. Hanno pescato quasi dal nulla Joe Harris e Spencer Dinwiddie, scelto Caris LeVert con la ventesima e Jarrett Allen con la ventiduesima chiamata, valorizzato D’Angelo Russell come nessuno è riuscito a fare prima (e dopo). La costante crescita della squadra, culminata con il ritorno ai playoff nel 2019, ha reso Brooklyn – a differenza della dirimpettaia Manhattan – un mercato appetibile per due fenomeni del calibro di Kevin Durant e Kyrie Irving. Le loro firme hanno cambiato le prospettive della franchigia, che non ha esitato a fare di nuovo all in per mettere le mani anche su James Harden.

Dal ‘furto del secolo’ in avanti, i Celtics si sono mossi in maniera impeccabile. Hanno messo a contratto due All-Star (Gordon Hayward e lo stesso Irving) e ne hanno fatti crescere altri due in casa (Tatum e Brown), circondandoli di solidi veterani (come Al Horford e Marcus Morris) e di giovani interessanti. In effetti, Boston ha giocato tre finali di Conference nelle ultime quattro stagioni, eppure oggi si trova a dover ricominciare daccapo. Hayward e Irving si sono più volte infortunati e se ne sono andati, seguiti a ruota dai veterani. I giovani interessanti si sono rivelati mediocri, il famigerato “sistema” di Stevens è stato messo pesantemente in discussione a ogni cambio di personale e la squadra ha perso la sua identità. L’infortunio di Jaylen Brown è solo un’attenuante, certamente non un alibi. I Celtics 2020/21, che hanno staccato in extremis un biglietto per la postseason, sono stati l’inconsistenza fatta squadra.

2021: i Nets di Kevin Durant travolgono i Celtics di Jason Tatum al primo turno playoff

Negli ultimi anni, Ainge ha preferito evitare spregiudicate manovre di mercato, nel tentativo di salvaguardare l’integrità di un roster inadeguato a competere ad alti livelli e senza troppi margini di crescita. Mentre i potenziali protagonisti di domani accumulano esperienza a suon di salutari sconfitte, i protagonisti di oggi, quelli che hanno sacrificato il futuro, provano a prendersi il presente. La storia recente dimostra che hanno ragione loro. Nel 2019 il Larry O’Brien Trophy è finito a Toronto, dove Masai Ujiri aveva ‘affittato’ un Kawhi Leonard in scadenza di contratto. L’anno dopo è toccato ai Los Angeles Lakers, che avevano scaricato l’intero young core per affiancare Anthony Davis a LeBron James e a una sfilza di veterani. Stavolta potrebbe essere il turno dei Philadelphia 76ers, andati all in su Jimmy Butler e Tobias Harris due stagioni fa, o dei Milwaukee Bucks, che hanno rinunciato a innumerevoli scelte per ricoprire d’oro Khris Middleton e Jrue Holiday. Oppure a infilarsi l’anello potrebbero essere proprio i Brooklyn Nets, che hanno circondato tre dei migliori attaccanti di sempre con quello che era rimasto a disposizione. Dovesse succedere, chissà che qualcuno non riprenda lo slogan dedicato da un tifoso Raptors ad Andrea Bargnani, volto di una versione meno gloriosa della squadra canadese, con un bel “STARTED FROM PIERCE AND GARNETT, NOW WE HERE”. D’altronde, per pensare al futuro c’è sempre tempo…




Articolo a cura di Stefano Belli

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