Nella notte tra il 14 e il 15 luglio scorso, a Las Vegas è andata in scena la Partita delle Stelle della WNBA. Come di consuetudine, raggiunta la metà circa della stagione, il campionato regolare si è fermato per una due giorni di spettacolo ed eventi mediatici che ha messo in rassegna le punte di diamante della massima lega femminile americana.
Quest’anno, a differenza delle edizioni precedenti, a scontarsi non sono state la selezione della East Coast contro quella della West Coast, bensì una selezione “All-WNBA” che si è trovata a fronteggiare quel Team USA che a breve sarà impegnato nelle Olimpiadi Tokyo. Un All-Star Game che è quindi servito alla nazionale a stelle e strisce come test di prova in vista dei giochi olimpici.
La partita ha regalato ritmi piuttosto alti, concludendosi tuttavia, a differenza di altre edizioni della manifestazione, con un punteggio più contenuto: un 93-85 inchiodato sul tabellone alla sirena finale che sancisce la vittoria di Team WNBA su Team USA. I pochi punti segnati sono anche sintomo della presenza di un aspetto del gioco solitamente tutt’altro che presente in partite come questa, ovvero la difesa: entrambe le parti hanno infatti puntato molto sull’aspetto difensivo e si sono fatte trovare forti e pronte a rimbalzo, rendendo di conseguenza l’incontro particolarmente competitivo ed avvincente.
La stella più luminosa si è rivelata Arike Ogunbowale (Team WNBA), giovane promessa in forza alle Dalla Wings: top scorer della partita con 26 punti sul tabellino, grazie soprattutto ad un ottimo 5/10 dalla lunga distanza, ha dimostrato di essere in grado di far girare bene una squadra che si è allenata insieme solo per poche ore a ridosso della manifestazione. Una prestazione di livello che assume ancora più valore se consideriamo che per la nativa di Milwaukee classe 1997 si trattava della prima convocazione all’All-Star Game. Un’esperienza a 360° quella vissuta dalla vincitrice del premio di MVP della competizione, la quale non si è fatta mancare niente e ha twittato live le azioni più salienti della partita quando si trovava in panchina.

Un’altra prestazione di spessore è stata quella di Jonquel Jones (Team WNBA): il centro di Connecticut ha lasciato la sua firma nella Partita delle Stelle con una combo da 18 punti, 14 rimbalzi e 4 assist che han fornito un contributo sostanziale alla squadra della lega. Anche Courtney Williams (Team WNBA), guardia delle Atlanta Dreams, ha partecipato alla causa con 15 punti e giocate ad altissima intensità.
Per Team USA le top scorer sono state Brittney Griner, centro di Phoenix, e Breanna Stewart, ala/centro di Seattle, che hanno sì messo a segno rispettivamente 17 e 15 punti, ma sono state anche molto limitate nel decisivo quarto periodo dalla difesa pressante di Team WNBA.
Alcune critiche scettiche hanno rimarcato che Team USA poteva essere assemblato diversamente e, dunque, produrre risultati migliori, vista la mancata vittoria in questo All-Star Game. Coach Dawn Staley (leggenda del basket americano, tre volte medaglia d’oro alle Olimpiadi) ha tuttavia difeso le sue atlete spiegando si trattava di un test per valutare il livello di coesione della squadra a livello soprattutto difensivo e che ora ci saranno sia il tempo sia gli input giusti per aggiustare la preparazione in vista dei giochi olimpici.
Un grande ritorno nella Partita delle Stelle 2021 è stato quello della gara del tiro da tre punti, assente nella precedente edizione dove era stata sostituita dalla “Skills Challenge”. La regina indiscussa del 3-Point Contest è stata Allie Quigley (Chicago Sky), la quale si è aggiudica il titolo di campionessa del tiro dalla lunga distanza per la terza volta in carriera (le altre vittorie nel 2017 e nel 2018; la Quigley è la prima giocatrice di sempre a riuscirci, mentre nella competizione maschile Larry Bird e Craig Hodges sono gli unici ad esser arrivati a tre trofei) mettendo a segno 28 punti con un notevole 40.7%, valore che è anche il suo dato statistico da dietro l’arco dei 6.75 m in stagione regolare.

Una menzione speciale va a Vanessa Bryant, che era presente alla Michelob ULTRA Arena del Mandalay Bay Resort and Casino di Las Vegas con le figlie Natalia, Bianka e Capri per assistere alla partita. Nonostante la disgrazia che ha colpito la famiglia Bryant, il loro supporto per il movimento della WNBA e per lo sport femminile come insieme non è mai venuto a mancare, in onore di ciò che Kobe e Gigi avevano più a cuore.
Siamo ormai giunti alle porte del tanto atteso “Olympic break”, che vedrà molte protagoniste del campionato americano impernate con le rispettive nazionali per conquistare la vittoria ai giochi di Tokyo 202. Riuscirà Team USA a mettersi al collo la settima medaglia d’oro consecutiva?
Articolo a cura di Elena Orvieto