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NBA Draft: il giorno di Cade

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Da qualche ora è iniziata ufficialmente l’era targata Cade Cunnigham (ma non dove tutti pensavano poche ore fa). Stanotte si è infatti tenuto il Draft NBA, una serata frizzante che non ha mancato di sorprendere e, anche, di commuovere.

Senza particolari sorprese, Detroit ha scelto il miglior giocatore disponibile e gli affiderà larga parte della rinascita.

Cade Cunningham è ufficialmente un Piston

Amo Detroit! Ascoltavo da tempo la musica della ‘Mo Town’. Spero di trasferire sul campo lo spirito della città. Il successo di Saddiq Bey e Isaiah Stewart si deve alla voglia di sviluppare i giovani”, queste le parole dell’ex stella di Oklahoma State qualche giorno prima del Draft, a conferma che Cade è molto motivato nel raccogliere la sfida e fiducioso nella capacità del management di costruire una squadra competitiva.

Houston aveva provato in tutti i modi a convincere Detroit, ma era una “mission impossible”. I texani si devono “accontentare” di Jalen Green, il superatleta che nella G-League ha iniziato il percorso virtuoso che lo dovrebbe portare a essere un implacabile scorer. A lui l’onore di sostituire James Harden nel cuore dei tifosi e risollevare le sorti dei Rockets.

Jalen Green avrà davvero il numero 4?

In questo compito sarà aiutato dalle altre tre prime scelte effettuate dalla franchigia texana: Alpered Sengün, il centro turco dalle ottime mani in post; Usman Garuba, l’ala fisica del Real Madrid; Josh Christopher, realizzatore di Arizona State.

Sulla chiamata di Cleveland si era ricamato molto, ma alla fine hanno selezionato il miglior giocatore disponibile, quell’Evan Mobley che rappresenta il prototipo del lungo moderno: si muove e tira come una guardia, stoppa e va a rimbalzo come un centro. Un talento esagerato che, come ha dichiarato uno stimato giornalista americano, “sarebbe stato la prima chiamata assoluta in molti dei Draft passati”. A latere, i Cavs hanno anche acquisito Ricky Rubio per Taurean Prince.

A Toronto sembrava tutto deciso, con Jalen Suggs a prendere il testimone da Kyle Lowry, invece i Raptors hanno virato a sorpresa su Scottie Barnes, ala tuttofare dal fisico e dal potenziale infinito di Florida State.

Suggs comincerà invece la sua avventura a Orlando, che, finalmente, trova un playmaker con leadership, atletismo e anche tanta voglia di difendere. A coach Mosley il compito di amalgamarlo con i già presenti Cole Anthony e Markelle Fultz, mentre Franz Wagner, l’ex Michigan selezionato alla ottava, regalerà ai Magic versatilità nel settore ali.

Jalen Suggs sorridente con il cappellino dei Magic

La prima vera grande sorpresa l’ha piazzata Oklahoma City scegliendo l’australiano Josh Giddey, il playmaker di oltre due metri che, per merito della sua creativa visione di gioco, si è meritato qualche accostamento a LaMelo Ball. Sam Presti scommette sui suoi miglioramenti al tiro per farne il partner ideale di Shai Gilgeous-Alexander.
Sempre i Thunder, per migliorare il settore guardie, hanno selezionato Tre Mann con la 18° scelta assoluta.

Jonathan Kuminga, previsto nelle prime sei, si dovrà “accontentare” di giocare nei Warriors di Steph Curry. Poteva andar peggio a un talento dalle doti fisiche e atletiche eccezionali che ha pagato la mancanza di qualità tecniche ancora da sviluppare. Sempre Golden State, ha scelto di consolidare la panchina con Moses Moody, tiratore e realizzatore da Arkansas.

Dopo la chiamata di Davion Mitchell da parte di Sacramento, New Orleans era pronta a chiamare Giddey, ma la mossa a sorpresa di OKC ha costretto i Grizzlies a rivedere i piani e scommettere su Ziaire Willimams, tiratore dalle movenze eleganti di Stanford. Scommessa anche per San Antonio con Joshua Primo, swingman molto dotato offensivamente che ha perso larga parte della stagione scorsa ad Alabama.

Charlotte aspettava da anni di poter di scegliere un centro (lo scorso anno cercò in tutti i modi di arrivare a James Wiseman), così sembrava scontata la selezione di Kai Jones alla 11. Invece, il centro superatletico di Texas lo hanno chiamato alla 19 (ottenuta dai Knicks), mentre alla 11 è stato il turno di James Bouknight, scorer implacabile di Connecticut.

Nei giorni precedenti al Draft, i Knicks erano stati molto attivi nel tentativo di salire nell’ordine di scelta e selezionare Chris Duarte, il tiratore di Oregon. Una volta sfumato (selezionato alla 13 da Indiana), New York ha virato su Quentin Grimes, tiratore dal fisico roccioso, risorto a Houston dopo il fallimento a Kansas.

Alla 15, i Wizards hanno selezionato Corey Kispert, il miglior tiratore del Draft, ma avevano già attirato l’attenzione con lo scambio della serata: i capitolini hanno infatti ceduto Russell Westbrook ai Los Angeles Lakers in cambio di Kyle Kuzma, Kentavious Caldwell-Pope, Montrezl Harrell e la prima scelta di quest’anno (poi ceduta). Russell torna a casa per costituire una nuova versione dei “Big Three” con LeBron e Davis, Washington abbandona un esperimento che non ha prodotto i frutti sperati e ripartirà con Bradley Beal come unica star al centro del proprio progetto.

Il Draft ha regalato anche un momento commovente quando Adam Silver ha deciso di rendere omaggio a Terrence Clarke, il diciannovenne scomparso prematuramente ad aprile in seguito a un incidente stradale. Clarke si stava recando a un allenamento in vista del Draft e il suo sogno è svanito a quell’incrocio di Los Angeles. La NBA gli ha comunque riservato l’onore di sentire il suo nome pronunciato dal palco, con una chiamata simbolica che ha strappato più di una lacrima ai familiari presenti in platea. 

Un’ultima nota per alcune chiamate delle squadre di vertice: i Lakers, hanno barattato la scelta per Westbrook; i Clippers hanno scommesso sull’atletismo di Keon Johnson; Philadelphia ha scelto Jaden Springer, combo-guard di Tennessee; Atlanta ha chiamato Jalen Johnson di Duke; Brooklyn ha selezionato il realizzatore Cam Thomas e il centro di North Carolina Day-Ron Sharpe, quest’ultimo grazie alla scelta ottenuta da Phoenix.

I Campioni NBA di Milwaukee non avevano prime scelte, ma al secondo giro si sono regalati Sandro Mamukelashvili, giocatore “cult” di Seton Hall grazie allo stile di gioco accattivante per un giocatore di duecentodieci centimetri, e il greco Georgios Kalaitzakis.


Un Draft piacevole, che ha portato nella lega una serie di talenti che inizieremo ad apprezzare già dalla prossima stagione.

Nei prossimi giorni dedicheremo i meritati approfondimenti ad alcuni dei protagonisti.

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