Dei fuochi d’artificio del Draft abbiamo già parlato, in questo spazio presentiamo i giocatori che si sono meritati le scelte di Lotteria.
Detroit Pistons – Cade Cunningham (6-8, Oklahoma State, PG): la scelta più ovvia del Draft, Cade è un talento difficilmente passabile anche in Draft ricco come questo. Duecentotre centimetri di tecnica, capace di giocare per gli altri e di decidere le partite mettendosi in proprio. Non doveva essere un tiratore, ma il 40% da tre punti sembra dimostrare il contrario. L’accostamento a Luka Doncic sembra eccessivo, ma come lo sloveno ha centimetri, tiro, IQ e altruismo. A Detroit possono sognare.

Houston Rockets – Jalen Green (6-5, Ignite Team, SG): Superatleta e realizzatore che predilige attaccare dal palleggio, grazie alle sue acrobazie aeree diventerà l’idolo dei tifosi dei Rockets, ancora inconsolabili per l’addio di Harden. Nella G-League ha iniziato a esplorare l’enorme talento a disposizione, migliorando le scelte offensive e, soprattutto, aggiungendo un tiro in sospensione molto promettente.
Cleveland Cavaliers – Evan Mobley (7-0, USC, C): il miglior lungo del Draft che, tra qualche anno, potrebbe anche essere il miglior giocatore in assoluto scelto. Talento di un’incredibile versatilità offensiva e difensiva, palleggia e passa come una guardia, intimidisce e va a rimbalzo come un centro, ha mani morbide anche dalla media distanza, non soffre sui cambi difensivi. Manca qualche chilo, ma gli scout vedono un prospetto “alla Anthony Davis”.
Toronto Raptors – Scottie Barnes (6-9, Florida State, SF): negli ultimi giorni era diventato il prospetto piu’ chiacchierato, grazie all’enorme impressione suscitata nei provini. Fisico incredibile, instancabile e versatile in difesa, abile come playmaker, deve lavorare tanto sul tiro in sospensione, ma Scottie ha tutto per essere un “crack”.
Orlando Magic – Jalen Suggs (6-4, Gonzaga, PG): ex quarterback di altissimo livello al liceo, ha trasferito sul parquet l’atletismo, la fisicità e la visione periferica sviluppati sul “gridiron”. Aveva iniziato la stagione in modo pirotecnico, poi si è messo al servizio dei tanti attaccanti presenti tra gli Zags. Intenso, competitivo, deve migliorare alcune letture a metà campo, ma finalmente i Magic hanno trovato il loro leader.
Oklahoma State Thunder – Josh Giddey (6-8, Australia, PG): prima chiamata a sorpresa del Draft. Il successo di LaMelo Ball spiega la scelta così in alto di questo australiano creativo dal palleggio e dall’elevato IQ cestistico. Rispetto al giocatore degli Hornets, è molto meno atletico, ma saprà farsi apprezzare dai compagni per la voglia di facilitare il gioco. Per avere spazio, dovrà migliorare il tiro in sospensione.

Golden State Warriors – Jonathan Kuminga (6-8, Ignite Team, PF): al contrario di Barnes, Kuminga ha perso appeal nell’avvicinarsi al Draft. Deve perfezionare le sue qualità tecniche per esprimere al meglio le doti atletiche fuori dal comune. Ai Warriors il compito di accompagnarlo in questo percorso e renderlo il prototipo dell’ala moderna.
Orlando Magic – Franz Wagner (6-8, Michigan, SF): il tedesco raggiunge il fratello Moritz nella NBA dopo una stagione davvero convincente con i Wolverimes. Al Torneo NCAA non ha brillato, ma la versatilità offensiva, il solido tiro e le qualità come passatore sono una buona base da cui partire per farne un esterno NBA.
Sacramento Kings – Davion Mitchell (6-0, Baylor, PG): doveva essere scelto più in alto, ma ha pagato i dubbi sulla statura e l’età. Il play dei Campioni NCAA ha dichiarato d’ispirarsi ha Jrue Holiday, e per alcuni aspetti lo ricorda: difensore ostinato, primo passo rapido, tiro dalla distanza molto efficace, sangue freddo nei finali. A Sacramento, però, avevano bisogno di altro.
Memphis Grizzlies – Ziaire Wlliams (6-8, Stanford, SG): a dispetto di una stagione deludente, Ziaire è riuscito a strappare una chiamata in Lottery. Il talento non è in discussione, ma le prove scialbe in maglia Cardinals lo avevano fatto crollare in tante previsioni. Tiratore molto elegante, un po’ leggero, accanto a Ja Morant troverà la situazione ottimale per concentrarsi su quello che sa fare al meglio.
Charlotte Hornets – James Bouknight (6-4, Connecticut, SG): “scorer” che prosegue la tradizione degli Huskies iniziata con Ray Allen e Rip Hamilton. Bouknight coniuga il gioco senza palla con la capacità di crearsi il tiro. Le percentuali poco esaltanti risentono del poco aiuto dei compagni che lo hanno obbligato a soluzioni non sempre impeccabili.
San Antonio Spurs – Joshua Primo (6-5, Alabama, SG): ha perso larga parte della stagione per infortunio, ma le prestazioni dell’ultima parte di stagione lo hanno convinto a rendersi disponibile per il Draft. Ha avuto ragione, e vestirà la gloriosa maglia degli Spurs. Frizzante “swingman” che sa come segnare. Scommessa stuzzicante degli Spurs, che nel ruolo perderanno DeRozan.
Indiana Pacers – Chris Duarte (6-6, Oregon, SG): se a inizio anno gli avessero detto che sarebbe stato scelto alla 15 sarebbe stato il primo a scuotere il capo. Invece, l’ex giocatore di NW Florida Junior College ha lavorato sodo e migliorato in modo decisivo il suo tiro in sospensione, facendo dimenticare a tutti i 24 anni suonati.

Golden State Warriors – Moses Moody (6-5, Arkansas, SG): nella stagione dei Razorbacks c’è molto di questo freshman dalle notevoli potenzialità offensive. Molto bravo nel giocare senza palla, mano molto rotonda dall’arco dei tre punti, ha avuto qualche difficoltà nel chiudere le escursioni al ferro a causa di qualità atletiche normali. Un lusso averlo dalla panchina per i Warriors.
Washington Wizards – Corey Kispert (6-7, Gonzaga, SF): il miglior tiratore del Draft, non ci sono dubbi. Molti più interrogativi sulla possibilità di difendere contro gli atleti che incontrerà nella NBA, anche se lo “small ball” imperante gli faciliterà il compito avendo il fisico per giocare anche da “quattro”.
Houston Rockets – Alperen Sengun (6-11, Turchia, C): perché selezionare un centro che predilige le aree pitturate al perimetro, già in controtendenza alla NBA di oggi ( e di domani), se si dispone già di Christian Wood? Mah, forse ci sfugge qualcosa, anche se quest’anno i due candidati principali per l’MVP sono stati due centri. Comunque, senza volerlo accostare a due All-Star come Embiid e Jokic, Sengun è un ottimo prospetto, con buone mani anche dalla media, quindi in grado di allargare il suo raggio d’azione.
New Orleans Pelicans – Trey Murphy (6-9, Virginia, SF): nessuno, nell’ultimo mese, ha scalato le graduatorie come Murphy. In poche settimane è passato dall’essere una seconda scelta all’essere selezionato in piena Lottery. Il perché? I centimetri, le lunghe braccia, le qualità difensive perfezionate alla “corte” di coach Bennett, il preciso tiro dalla distanza ne fanno un “3 & D” imperdibile.
Oklahoma City Thunder – Tre Mann (6-5, Florida, SG): uno dei liceali più ricercati due anni fa, ha faticato nella sua prima stagione di college, salvo riscattarsi ampiamente quest’anno. Molto dotato fisicamente, è in grado anche di giocare per gli altri, sebbene sia più che altro uno che guarda il canestro. Molto migliorato al tiro, ai Thunder sarà una valida alternativa accanto a Gilgeous – Alexander e l’altra matricola Giddey.
Charlotte Hornets – Kai Jones (6-11, Texas, C): finalmente gli Hornets hanno trovato il loro centro. Jones è giovane e acerbo, ma ha verticalità da vendere e una mano tutt’altro che disprezzabile dalla distanza.
Atlanta Hawks – Jalen Johnson (6-9, Duke, SF/PF): uno dei maggiori enigmi del Draft. Doveva essere uno dei protagonisti della stagione del college basket, ma a Duke è apparso molto incostante. Ad Atlanta trova una situazione più adatta, nella quale non gli si chiederà di essere il leader della squadra, ma contribuire con l’atletismo e la versatilità offensiva.
LA Clippers – Keon Johnson (6-6, Tennessee, SG): definirlo un atleta potrebbe non significare molto, visto l’abuso di tale termine, ma se riportiamo che ha cancellato il record di elevazione stabilito da Zion Williamson alla Combine, rende maggiormente l’idea? Oltre a saltare, Keon è un buon difensore e sta affinando le qualità tecniche, a partire dal tiro in sospensione al momento un po’ zoppicante.
Indiana Pacers – Isaiah Jackson (6-10, Kentucky, C): nella disgraziata stagione di Wildcats, Jackson è stato l’unico a salvarsi. Per adesso è molto indietro nello sviluppo tecnico, ma le doti atletiche abbinate alla voglia di andare a rimbalzo e le buone mani non potevano passare inosservate. Che Turner abbia fatto il suo tempo?
Houston Rockets – Usman Garuba (6-8, Real Madrid, PF): talento fisico che il profilo più ricercato nella NBA di oggi, cioè un lungo con il fisico per reggere sotto canestro e la mobilità laterale per marcare gli eterni. L’ala del Real possiede queste doti, così come un tiro in sospensione molto migliorato.
Houston Rockets – Josh Cristopher (6-5, Arizona State, SG): ennesima scelta dei Rockets, che stavolta selezionano il frizzante talento offensivo di Arizona State. Dopo un inizio esaltante, si è un po’ perso. Molto abile nel costruirsi il tiro, non è il più continuo dalla distanza.
New York Knicks – Quentin Grimes (6-5, Houston, SG): dopo aver fallito a Kansas, è tornato a casa per diventare la “big guard” che tutti si aspettavano all’uscita dal liceo. Fisico, tiro da tre punti, ha convinto tutti negli allenamenti pre-Draft e alla Combine di Chicago.
Denver Nuggets – Nah’Shon Hyland (6-3, VCU, PG/SG): alla Combine di Chicago è riuscito a convincere anche chi nutriva qualche dubbio. Guardia completa che può giocare anche in regia, è migliorato nel tiro dalla distanza. Il soprannome “Bones” (ossa, ndr) rende bene l’idea di quale sia il primo aspetto su cui dovrà lavorare.
Brooklyn Nets – Cameron Thomas (6-4, LSU, SG): il concetto di “shooting guard” è sublimato da Thomas, uno degli attaccanti più efficaci del college basket, ma anche dei più accentratori. Non gli manca neanche la fiducia in sé stesso, visto che nelle interviste pre-Draft ha detto di ispirarsi a Kobe e il nuovo compagno Harden. Ai Nets dovrà imparare a giocare anche con i compagni, altrimenti saranno dolori.
Philadelphia 76ers – Jaden Springer (6-4, Tennessee, PG/SG): al college doveva giocare come regista, ma è più una “combo-guard” che può agire sia da facilitatore che da risolutore. L’attività difensiva gli permetterà di conquistare minuti alla corte di Embiid.
Brooklyn Nets – Day’Ron Sharpe (6-11, North Carolina, C): purtroppo per lui, la NBA non è più quella di dieci anni fa. Lungo “old style”, solido a rimbalzo e fisico in post basso, ma limitato nel tiro dalla media e non in grado di difendere sul perimetro. Scelta obbligata per i Nets, vista la penuria di lunghi nel roster, sebbene sia difficile capire il suo futuro nella lega.

Memphis Grizzlies – Santi Aldama (6-11, Loyola, C): lo spagnolo è senza alcun dubbio la più grande sorpresa del Draft. Lungo molto produttivo nella piccola Patriot League, sembra sprovvisto dell’esplosività richiesta nella NBA. Ma quella mancava anche a Marc Gasol, che a Memphis ha fatto “benino”….