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A Detroit brilla una nuova stella

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A Detroit si contavano solo i giorni che separavano i Pistons dallo scegliere Cade Cunningham, la superstar di Oklahoma State che adesso avrà l’arduo compito di risollevare le sorti di una franchigia in crisi da troppi anni. Un’attesa che in città non si avvertiva dai tempi della scelta di Grant Hill nel 1993.

La Lotteria era stata estremamente benevola con dei tifosi ormai assuefatti alle delusioni, ma adesso potranno appassionarsi alle giocate di un talento tra i più puri del panorama giovanile americano.
I media americani avevano provato a spargere delle cortine fumogene sulla scelta di Detroit (tra fantasiose manovre per salire di Houston e Cleveland, e ipotetici innamoramenti dei Pistons nei riguardi di Jalen Green), ma il General Manager Troy Weaver non ha voluto correre rischi assicurandosi colui che da mesi capeggiava tutti i vari Mock Draft.

Cade spera di aggiungere un altro banner…..

Duecentotre centimetri di tecnica, la perfetta “triplice minaccia” per la capacità di rappresentare un pericolo sia dal palleggio che con il tiro in sospensione, oppure quando decide di creare per i compagni. Non un regista classico ma un “playmaker” nel senso letterale del termine, cioè un giocatore che crea azioni pericolose. Se volessimo avventurarci nel pericoloso gioco dei paragoni – un “giochino” divertente che piace moto negli USA -, potremmo avvicinarlo a Luka Doncic per come controlla la partita senza essere un atleta di livello assoluto (sebbene rispetto allo sloveno sia meno creativo come passatore), oppure a Jayson Tatum per la stessa capacità di rappresentare un pericolo in ogni zona del campo.

Cade è nato e cresciuto ad Arlington, un sobborgo di Dallas. Dopo aver giocato alla locale Bowie High School, la futura stella NBA ha deciso di emigrare in Florida per arruolarsi alla Montverde Academy, un’autentica potenza delle High School americane. Con la maglia che hanno indossato, tra gli altri, Ben Simmons, R.J. Barrett, D’Angelo Russell, Cade ha vissuto due anni costellati da successi e riconoscimenti individuali, ma soprattutto arricchiti da un’invidiabile crescita personale. In una squadra che imbarazza il concetto di squadra scolastica, Cunningham era la point-guard che armava la mano di Scottie Barnes (scelto da Toronto alla 4), Moses Moody (Golden State, 14), Day’ron Sharpe (Brooklyn, 29).
Al termine del liceo per il giovane texano c’é solo l’imbarazzo della scelta su come continuare il suo percorso verso la NBA. Tutte le più importanti università lo desiderano, Kentucky e North Carolina in testa. Anche la G-League bussa a casa Cunningham, paventando la possibilità di un contratto da 500.000 dollari. Ma Cade ha già deciso da tempo: il prossimo capitolo della sua carriera lo avrebbe portato a Stillwater, sede di Oklahoma State. Una scelta atipica per un prospetto del suo livello, ma che racconta molto di un diciannovenne tanto dotato sul parquet quanto maturo fuori.

Il legame con Oklahoma State ha radici profonde, che nascono fin dall’estate del 2016, quando Cade stava per iniziare la stagione da freshman al liceo. Durante una sessione di allenamento pre-stagionale, Mike Boynton, al tempo assistente allenatore di OSU, lo aveva notato, così aveva deciso di offrirgli una borsa di studio. Una mossa azzardata perché Cade non aveva ancora giocato un minuto al liceo, ma soprattutto perché non condivisa con Brad Underwood, attualmente allenatore di Illinois, all’epoca head coach dei Cowboys.
Mai intuizione fu così giusta. Di lì a poco, il giovanissimo Cunningham avrebbe fatto parlare di se’, diventando il prospetto più interessante tra i suoi coetanei. Anche dopo il coinvolgimento di Oklahoma State nell’indagine del FBI sui reclutamenti illegali, Cunningham ha confermato la sua scelta, diventando un Cowboy. “Apprendere delle sanzioni è stato difficile, mi ha costretto a rivedere tutte le opzioni. Ma, dopo aver preso tempo e valutato bene, mi sono detto che volevo giocare per coach Mike Boynton. Ha sempre creduto in me fin dal primo momento”. Parole che nascondono riconoscenza, maturità, voglia di stabilire relazioni fondate sulla fiducia reciproca.

Coach Boynton gli affida la squadra ben sapendo come Cade sia in grado di trascinare una squadra non eccezionale, le cui possibilità di vittoria dipendono (quasi) esclusivamente dalle sue iniziative.
Eppure, anche in questo contesto, non risulta assolutamente un “mangiapalloni”, un giocatore egoista interessato alle sue statistiche. Ovviamente, regala l’impressione di essere un talento fuori categoria, però paziente, desideroso di mettere in ritmo i compagni, capace di aspettare la partita e “fare la cosa giusta” per il bene della squadra. Anche le (poche) lacune che gli venivano accostate a inizio stagione sono state cancellate presto. Quel tiro in sospensione che avrebbe dovuto essere il tallone d’Achille si è rivelato molto sicuro e efficace (40% da tre punti).
La stagione a OSU non poteva essere più convincente. Grazie a lui, i Cowboys raggiungono la Finale della BIG12, battendo due volte i futuri campioni NCAA di Baylor, ma soprattutto tornano al Torneo NCAA, superando anche il primo turno. A livello individuale, Cunningham brilla come pochi fin dal principio, quando debutta contro Texas-Arlington, la squadra della sua città natale. Da quel giorno, la futura stella di Detroit nella una serie di partite rimarchevoli: 25 punti contro la ostica difesa di West Virginia; 26 punti rifilati a Kansas nella storica Allen Fieldhouse; 40 punti nel sentitissimo “derby” contro Oklahoma; 24 e 25 punti contro Baylor.

La leadership di Cade a Oklahoma State

A Detroit troverà una squadra in ricostruzione ma reduce da una stagione molto più positiva rispetto al record di 20-52. La firma di Jerami Grant si è rivelata tra le più indovinate della scorsa off-season, così come la selezione al Draft di Saddiq Bey e Isaiah Stewart, scelti entrambi nella seconda parte del primo giro ma rivelatisi tra le migliori matricole della stagione. Il suo arrivo regalerà benefici anche a Killian Hayes, il rookie scelto alla numero 5 del Draft 2020 che ha faticato molto. Se dal punto di vista tecnico, per la loro capacità di giocare anche “off the ball”, i due potranno alternarsi nel ruolo di regista, il maggior beneficio per Killian sarà mentale, perché quella pressione, che lo ha schiacciato lo scorso anno, migrerà sulle forti spalle di Cade.
Voglio qualificarmi ai Playoff già il prossimo anno. E, molto presto, lottare per il titolo”. Idee chiare e ambiziose quelle del talento texano, a partire dalla difficile qualificazione alla prossima postseason, ma con Cade mai dire mai.
Sicuramente, ha riportato l’ottimismo.


Non resta che attendere la prossima Summer League per goderci lo spettacolo.

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