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Il silenzioso ingresso di Kyrie Irving nel “50-40-90 club”

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Sebbene la stagione dei Brooklyn Nets, ed in particolare dei Big Three, sia stata seguita con particolare attenzione – date le aspettative – da appassionati e addetti ai lavori, pare che a molti sia sfuggito un piccolo particolare riguardante l’annata di Kyrie Irving. O comunque pare che tale particolare sia passato piuttosto in sordina.

E la cosa diventa ancora più strana se pensiamo a che tipo di attenzione mediatica sia esposto il nativo di Melbourne. Pensiamo solo a tutte le polemiche createsi nei suoi confronti in seguito ai rifiuti di parlare con i media (e soprattutto in seguito ad un’affermazione in particolare) o al suo “allontanamento volontario” privo di motivazioni dalla squadra per diversi giorni, senza dimenticare quanto successo al TD Garden lo scorso 30 maggio.
Insomma, sembra quasi che Irving venga considerato maggiormente in riferimento agli episodi negativi che lo riguardano, sia dentro che fuori dal campo, dando magari per scontato un talento che da una decina d’anni incanta la NBA.

Senza perderci in ulteriori chiacchiere, veniamo al punto. Al termine della regular season 2020-2021 l’ex Cavaliers e Celtics è diventato il nono giocatore di sempre ad entrare nell’elitario “50-40-90 club”, ovvero quella ristretta cerchia di giocatori in grado di chiudere una stagione con almeno il 50% dal campo, il 40% dall’arco e il 90% ai liberi (le cifre di Irving sono rispettivamente 50.6%, 40.6% e 92.2%). Uncle Drew risulta inoltre essere appena il quarto giocatore di sempre a riuscirci facendo registrare almeno 25 punti di media (26.9 quelli realizzati dal play dei Nets).

Contestualizzando il tutto va evidenziato che Irving è riuscito in quest’impresa saltando un quarto della stagione (18 i match saltati sui 72 totali previsti dal calendario NBA) e godendo della presenza di altri due scorer di altissimo livello come Kevin Durant e James Harden, evitando di avere le attenzioni della difesa tutte su di sé.
Fattori che comunque non tolgono valore a quanto fatto dal prodotto di Duke (che è peraltro valido a tutti gli effetti secondo i criteri della lega: almeno 300 tiri dal campo segnati, almeno 82 tiri da tre segnati, almeno 125 liberi segnati), il quale ha ottenuto le percentuali elencate tentando 20.1 tiri a partita, suo secondo massimo valore in carriera e cifra superiore a quella dei due compagni di merende (Durant si ferma a 17.2 e Harden a 16.6).

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