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Summer League: non solo rookie

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Qualche giorno fa ci siamo avventurati nella scoperta dei rookie più convincenti della Summer League. La manifestazione di Las Vegas non è stata tuttavia solo all’insegna delle matricole: anche alcuni sophomore (giocatori al secondo anno nella NBA) si sono decisamente messi in mostra, sfruttando al meglio l’occasione per, a seconda dei casi, confermare quanto di buono si era intravisto nel campionato scorso oppure mostrare i progressi compiuti nella offseason.

Il primo nome che viene in mente è quello di Payton Pritchard. Già lo scorso anno l’ex Oregon si era ritagliato ampio spazio nelle rotazioni dei Celtics, superando persino il veterano Jeff Teague. In questa Summer League ha confermato le buone impressioni della sua prima stagione, guidando con estrema sicurezza (20 punti, 8 assist, 46% dall’arco su oltre otto tentativi a incontro) la compagine biancoverde lungo un torneo davvero convincente. Talmente sicuro, Payton, da assentarsi temporaneamente dalla manifestazione per partecipare a una sentitissima partita nel più famoso torneo “amatoriale” dell’Oregon (nella quale ha segnato 92 punti). Un azzardo pagato in finale contro i Kings, nella quale Pritchard ha subito enormemente la difesa di Davion Mitchell.
Per Boston non è stata l’unica nota lieta, visto che anche Aaron Nesmith ha fatto molto bene. La prestazione balistica messa in piedi contro Denver (33 punti, 7/9 da tre punti) è stata senza dubbio l’apice dell’esperienza in Nevada, ma l’intensità e la sicurezza nei propri mezzi sono certamente un buon punto di partenza per la sua seconda stagione nella NBA.

L’ottimo Pritchard di Boston

Per i tifosi di New York sono arrivare notizie molto interessanti dalla Summer League. Immanuel Quickley ha continuato sulla stessa lunghezza d’onda che gli aveva permesso di conquistare la fiducia di Tom Thibodeau, non proprio un allenatore morbido con le matricole. Provato più come regista che come finalizzatore, Quickley è apparso molto diligente nel mettere in ritmo i compagni (quasi 8 assist di media), senza per questo tirarsi indietro quando la squadra aveva bisogno di un canestro (oltre 20 punti di media). Le percentuali non lo hanno premiato (34% al tiro, 28% da tre), ma è stato decisamente il migliore dei suoi.
Interessanti anche le prove di Obi Toppin, l’ottava scelta dello scorso Draft. Dopo le difficoltà nel conquistare spazio nella sua prima stagione, il prodotto di Dayton è riuscito finalmente a giocare con continuità, segnando 21 punti di media con un interessante 34% dalla lunga distanza. Chissà che le prestazioni estive non siano il viatico per una seconda stagione da protagonista.

Toppin e Quickley, la scintillante coppia dei Knicks a Las Vegas

Desmond Bane, si sa, è un tiratore da sempre noto per quel precisissimo tiro dalla distanza. Eppure, a Las Vegas, lo staff tecnico di Memphis ha deciso di provarlo in un’altra veste: l’ex TCU ha gestito il pick-and-roll, cercato la penetrazione contro la difesa schierata, agito da creatore di gioco anche per i compagni, senza per questo dimenticare di guardare il canestro (24 punti di media con quasi il 70% da tre punti). Grazie al lavoro estivo, Desmond è un giocatore più completo rispetto a quanto visto lo scorso anno, e potrà rivestire un ruolo molto importante per una squadra, quella dei Grizzlies, che si presenterà con molte ambizioni.

Molto brillante anche Tyrese Maxey. L’ex Kentucky non ha mai avuto problemi a segnare, fin da quando era un’implacabile macchina da canestri al liceo in Texas. Anche lo scorso anno, sebbene gli spazi fossero ridotti in una squadra di alto livello come i Sixers, è riuscito a farsi notare per gli istinti offensivi (basta pensare ai 39 punti rifilati ai Nuggets). A Vegas non sono stati i punti segnati (26 di media) a rallegrare lo staff tecnico dei Sixers, bensì la tranquillità e la sicurezza con le quali ha gestito le tante responsabilità offensive (50% al tiro, oltre 4 assist di media). Inutile dire che in quel di Philadelphia si pensa già ad ampliare il minutaggio del buon Tyrese.

L’esuberanza offensiva di Maxey a Las Vegas

Tre Jones immaginava un ingresso nella NBA decisamente diverso, dopo la sfolgorante carriera liceale e l’esperienza a Duke. Invece, nel Draft 2020 ha dovuto attendere il secondo giro per poter affermare di aver esaudito il suo sogno, e anche la stagione da matricola non è stata certamente costellata di soddisfazioni. Il prossimo campionato, tuttavia, potrebbe rappresentare il riscatto del fratellino di Tyus. Gli oltre 22 punti e 6 assist di media sono solo la punta dell’iceberg: Tre ha sorpreso per la maturità nelle scelte e per i miglioramenti nel tiro in sospensione, soprattutto da tre punti (36%). La concorrenza nel ruolo a San Antonio é davvero agguerrita, ma un giocatore assennato e solido come Tre non potrà che piacere a Coach Popovich.

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