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Sweet Home Chicago

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Forse il titolo tradisce l’eccessiva esaltazione che mi ha assalito nel vedere l’ennesima volta il magnifico “The Blues Brothers”, ma per Lonzo Ball la città di Chicago potrebbe davvero tramutarsi nella sua “dolce” casa. Certo, difficilmente la metropoli dell’Illinois soppianterà definitivamente Los Angeles, la città che gli ha dato i natali e lo ha formato cestisticamente, ma L.A. è anche la città che lo ha dimenticato dopo le prove opache in maglia Lakers.

“I Bulls sono stati la squadra che mi ha voluto maggiormente. Il mio unico desiderio era quello di sentirmi apprezzato, di poter esprimere il mio gioco. Chicago è il posto giusto”.
Il contratto appena firmato con i Chicago Bulls (quadriennale da 80 milioni di dollari) rappresenta una dimostrazione di fiducia che Lonzo non avvertiva da tanto tempo, ovvero da quando Magic Johnson decise di farne la seconda scelta assoluta del Draft del 2017: un Draft importante, come non se ne vedono spesso, con Jayson Tatum, Donovan Mitchell, Bam Adebayo, D’Aaron Fox capaci in pochi anni di diventare All-Star. Per Lonzo, invece, le quattro stagioni passate nella lega sono state all’insegna delle delusioni, a cominciare proprio dal debutto con la maglia degli amati Los Angeles Lakers.

Alcuni sanno passare la palla, ma pochissimi sono in grado di servire ai compagni un canestro. Lonzo Ball è questo tipo di passatore. Possiede un grande istinto, conosce gli angoli di passaggio, è incredibile. Guardandolo, rivedo me stesso, rivedo Kidd”

Il sorriso di Magic fa trasparire tutta la fiducia nelle qualità di Lonzo, appena scelto dai Lakers

Il giudizio perentorio e impegnativo di Magic Johnson sembrava indicare la via del successo per il fantasioso play che aveva infiammato il pubblico del glorioso Pauley Pavillion di Westwood. Con la maglia di UCLA, infatti, Lonzo aveva convinto tutti gli esperti per le capacità innate di rendere migliori i compagni, di far viaggiare la palla e velocizzare il ritmo partita. Era anche riuscito anche a rendere accettabile il tiro in sospensione, stilisticamente quasi raccapricciante, grazie all’eccellente 44% dalla linea dei tre punti di quel campionato. Anche la Summer League vinta con i Lakers sembrava confermare la bontà della scelta di Magic.

Invece, l’esordio nella NBA si è dimostrato molto più complicato del previsto. Alla guida di una squadra giovane – forse troppo per le pressioni legate a quella scomoda maglia – Lonzo non ha mai trovato quella continuità che aveva contraddistinto l’esperienza al college. La visione di gioco, la facilità nel cominciare la transizione offensiva sono state eclissate dalle enormi difficoltà nell’essere una minaccia per le difese avversarie, in particolar modo al tiro: il lento caricamento del tiro ha compromesso l’efficacia fin dall’inizio della stagione, con Lonzo incapace di adeguarsi a delle difese molto più organizzare e rapide di quelle affrontate fino ad allora.
Eppure, i 10 punti, quasi 7 rimbalzi e 7 assist di media, sebbene non avessero scaldato i cuori dei tifosi gialloviola, lasciavano intravedere il talento e i margini di crescita dell’ “enfant du pay”.

Nell’estate del 2018, tuttavia, a Los Angeles è cambiato tutto. L’arrivo di “King James” ha segnato da subito il destino di Ball e degli altri giovani, tutti sacrificabili per arrivare a una stella più pronta per aiutare LeBron e i Lakers a vincere subito. Le continue indiscrezioni su ipotetici scambi, i mugugni di LeBron e del pubblico di fronte a una classifica non all’altezza del blasone dei Lakers e di James, hanno minato una stagione culminata con la sorprendente esclusione dai playoff. Ball aveva iniziato bene, meritandosi la fiducia di un LeBron entusiasta nel vedere la competitività, l’impatto difensivo e la capacità naturale di bilanciare la squadra con il suo altruismo. Peccato che i seri guai fisici lo abbiano costretto a terminare la stagione a gennaio, escludendolo proprio nel momento decisivo della stagione.
Le illazioni della stagione si sono concretizzate definitivamente al termine del calendario, e non poteva essere altrimenti vista la debacle. Il GM Rob Pelinka non ha esitato a sacrificare tutti i giovani a disposizione sull’altare di Anthony Davis, così Lonzo è stato costretto a salutare la sua California per dirigersi a New Orleans.

In Louisiana Ball avrebbe ritrovato la serenità smarrita nel “tritacarne” mediatico che circonda i Lakers e sotto la pressione tecnica esercitata, suo malgrado, da LeBron. Accanto a Jrue Holiday, Lonzo sarebbe tornato a gestire i ritmi dell’attacco, a spingere la palla in transizione nel sistema di gioco “run and gun” di coach Alvin Gentry, rappresentando il suggeritore ideale per Zion Williamson, la “stellina” appena sbarcata dal Draft. Queste le speranze dei Pelicans, purtroppo non realizzatesi.

Ball vs LaVine adesso sarà solo un duello che infuocherà gli allenamenti dei Bulls

La stagione 2019/20, malgrado le restrizioni legate al Covid-19, ha visto naufragare il progetto di New Orleans ancora prima di partire: l’infortunio di Williamson ha sgonfiato l’entusiasmo dell’ambiente, facendo sprofondare la squadra nelle retrovie. Ball è migliorato al tiro, si è distinto per le qualità difensive, ma è mancato quel salto di qualità al capitolo leadership che in tanti auspicavano.
La stessa impressione suscitata durante l’ultimo campionato. Lo scambio Holiday-Bledsoe avrebbe dovuto favorirlo, liberando maggiore spazio in regia, invece è stata la stagione più frustrante della sua carriera. Le statistiche sembrano rappresentare una realtà diversa (14 punti, quasi 5 rimbalzi e 6 assist, il 37,8% da tre punti), ma per una volta nella sua carriera Lonzo si è sentito un giocatore ai margini del progetto. Coach Stan Van Gundy, nel tentativo di sfruttare al meglio l’esplosività di Williamson, ha esplorato dei set offensivi che prevedevano sia Zion che Brandon Ingram come portatori di palla, confinando Ball al ruolo di una sorta di specialista difensivo che, in attacco, doveva attendere gli scarichi dei compagni. Uno smacco enorme per l’ex prodigio di Chino Hill, entrato nella NBA sull’onda dell’elogio di Magic (ovvero il playmaker per eccellenza). Tralasciando un giudizio sulle idee di Van Gundy – anche perché è sufficiente il suo allontanamento -, l’esperienza in Louisiana è stata poco felice, per non dire fallimentare.

I miglioramenti al tiro di Lonzo riassunti in una foto

Ma questo è il passato. Adesso si apre un nuovo capitolo nel quale Lonzo avrà la possibilità riscattarsi definitivamente, dando ragione a quel Magic Johnson che ha ancora tanta fiducia nelle sue qualità: “Non c’è nessuna point guard che abbia il Q.I.  paragonabile a Ball. L’intelligenza cestistica di Lonzo è ‘off the chats’, fuori scala”.

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