Sul vaccino contro il covid si stanno ormai sprecando le dichiarazioni anche in ambito sportivo. L’ultimo a scendere in campo, almeno nell’ambiente NBA, è stato Kareem Abdul-Jabbar: la leggenda dei Los Angeles Lakers è intervenuto – tramite una mail scritta al magazine Rolling Stone – a gamba tesa nei confronti di coloro che non si vogliono fare il vaccino, affermando che secondo lui la lega dovrebbe rendere la vaccinazione obbligatoria anche per i giocatori (ad oggi lo è solo per gran parte dei membri degli staff e per il personale che lavora nei palazzetti) e, in caso, allontanare tutti coloro che ne saranno sprovvisti.
“La NBA dovrebbe insistere affinché tutti i giocatori e i membri degli staff si vaccinino, altrimenti dovrebbe allontanare chi non lo fa. Non c’è spazio per i giocatori che sono disposti a mettere a rischio la salute e la vita e dei propri compagni, dello staff e dei tifosi semplicemente perché non riescono a cogliere la serietà della situazione o fare le ricerche necessarie. Ciò che trovo particolarmente disonesto da parte dei no-vax è la loro arroganza nel mettere in dubbio l’immunologia e gli esperti in ambito medico. Se il loro figlio stesse male o se loro stessi avessero bisogno di un trattamento medico d’urgenza, quanto velocemente metterebbero in atto ciò che i medesimi esperti gli direbbero di fare?”
Al momento la situazione riguardante la vaccinazione dei giocatori NBA non è affatto critica, dato che circa il 90% di essi ha completato il ciclo vaccinale. Rimarrebbero quindi fuori tra le 50 e le 60 unità, numero non elevato ma che potenzialmente potrebbe mettere in atto alcuni rischi. Senza considerare che non ha molto senso il fatto che la lega abbia messo un obbligo vaccinale per la maggior parte dei membri degli staff e per il personale che lavora nei palazzetti, mentre tale provvedimento non vada a colpire anche i giocatori.
Tra coloro che non hanno ancora effettuato la prima dose emergono sicuramente i nomi di Kyrie Irving, Andrew Wiggins e Jonathan Isaac. Se al giocatore dei Warriors è stata negata l’esenzione per motivi religiosi, e quindi il canadese ad oggi non può giocare le partite casalinghe, il play dei Nets, che riveste il ruolo di vice presidente della NBPA, avrebbe spinto affinché la NBA non prendesse provvedimenti nei confronti dei giocatori senza vaccino.
Al di là comunque delle valutazioni fatte dalla lega, va ricordato che le singole amministrazioni locali possono prendere dei provvedimenti che andrebbero oltre il potere di Adam Silver e compagni. E’ il caso ad esempio di New York e San Francisco, che hanno vietato l’ingresso per gli eventi di massa nei luoghi chiusi a tutti coloro che non hanno completato il ciclo vaccinale.