Dopo il comunicato rilasciato da Sean Marks, GM dei Brooklyn Nets, con cui la franchigia ha annunciato che Kyrie Irving è stato messo fuori dalla squadra fino a quando non si sarà vaccinato (per andare così incontro alla legge della città di New York), nelle scorse ore arrivano nuove importanti indiscrezioni riguardo la situazione del nativo di Melbourne.
Va innanzitutto ricordato che Irving non ha mai esplicitamente affermato la sua contrarietà al vaccino, ma il suo pensiero si è dedotto da tutte le situazioni che sono maturate nelle ultime settimane e da alcuni suoi avvicinamenti a teorie complottiste.
Secondo quanto ricostruito dal The Athletic però, il prodotto di Duke non avrebbe affatto posizioni anti-scientifiche o no vax: la sua volontà di non vaccinarsi sarebbe infatti espressione di una battaglia decisamente superiore, ovvero protestare e dimostrare vicinanza a tutti coloro che stanno perdendo il lavoro perché sprovvisti del vaccino. Insomma, vuole utilizzare la propria immagine per dare voce a chi non ha possibilità di farsi sentire.
Una scelta che Irving avrebbe già condiviso con i propri compagni di squadra. Se sul piano umano la sua decisione può trovare comprensione, su quello pratico ha messo abbastanza in difficoltà i Nets, che spalle al muro lo hanno dovuto mettere fuori squadra. Brooklyn non può infatti permettersi di avere delle distrazioni di questo tipo nel proprio percorso di costruzione della chimica di squadra, con i giocatori che devono essere concentrati solo su ciò che accade sul parquet e sugli obiettivi stagionali.
Kyrie, che ad oggi non prenderà parte a nessuna partita casalinga perdendo così circa 381.000 dollari a match (secondo le disposizioni della NBA), si vedrà comunque garantito dalla franchigia lo stipendio per tutte le partite fuori casa.