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NBA Preview: Northwest Division

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Le previsioni per le franchigie della Northwest Division ricalcano grosso modo quelle della scorsa stagione. Da una parte gli Utah Jazz e i Denver Nuggets lotteranno per i piani alti della conference e per provare ad arrivare fino in fondo ai playoff, dall’altra gli Oklahoma City Thunder e i Minnesota Timberwolves dovranno continuare il processo di sviluppo dei rispettivi roster, in attesa di tempi migliori. Nel mezzo i Portland Trail Blazers, con la rivoluzione all’interno dello staff tecnico che ha portato in Oregon l’ex campione NBA Chauncey Billups, dopo la lunga permanenza di Terry Stotts.

[le squadre vengono presentate in ordine alfabetico e affiancate dal record della scorsa stagione]


DENVER NUGGETS (47-25)

La scorsa stagione per i Denver Nuggets si è conclusa al secondo turno dei playoff per mano di un perentorio 4-0 dei Phoenix Suns, futuri finalisti di Conference. E’ chiaro che l’assenza di un potenziale All-Star come Jamal Murray ha influito nella cavalcata finale: il #27 si è infortunato al tendine d’Achille nello scorso aprile ed è auspicabile un suo rientro per la prossima primavera.

Tutto allora – o quasi – passa per il “franchise player” Nikola Jokic, reduce dal titolo di MVP (terzo europeo di sempre dopo Dirk Nowitzki nel 2007 e il bis di Giannis Antetokounmpo) nei panni del più pericoloso play-centro della lega. “Joker” l’anno scorso per poco non timbrava una tripla-doppia di media in regular season – 26.4 punti, 10.8 rimbalzi e 8.3 assist a partita – e con l’assenza di Murray dovrà aumentare se possibile la propria produzione per far mantenere ai Nuggets uno status di contender.

Al fianco di Jokic sarà necessario un ulteriore step di livello da parte di Michael Porter Jr. e un contributo più sostanziale da Aaron Gordon, che in estate ha firmato un contratto a più di 90 milioni grazie alle prime 25 partite giocate con la franchigia del Colorado (migliori percentuali dal campo della carriera, 50%).
Il front office ha mantenuto l’integrità del roster rifirmando Will Barton, Austin Rivers e JaMychal Green, ai quali si è poi aggiunto il veterano Jeff Green, dando così ancora più versatilità.
La dirigenza non ha voluto sostituire Murray, ma l’incognita riguarda chi potrà sopperire alla produzione data dal canadese (21.8 punti prima dell’infortunio). Importante sarà il rendimento del trio Barton, Porter Jr. e Gordon: il primo ha avuto una offseason completamente libera da infortuni, Porter Jr. ha avuto un incremento delle cifre proprio a seguito dell’infortunio di Murray (23.2 punti a partita) ed è il candidato principale a scorer dietro Jokic, e infine Gordon potrebbe alzare le medie fino ai massimi in carriera di 12.4 punti a match.

Nuggets news: Nikola Jokic's most overlooked skill, per Michael Porter Jr.

Il quintetto dovrebbe essere composto da Barton, Porter Jr., Gordon e Jokic, con lo spot di play che verrà conteso tra Monte Morris (ottimo trattatore di palla e buon tiratore dall’arco) e da Facundo Campazzo (difensore grintoso con esperienza, sostituto di Murray per il resto della stagione scorsa).
Avranno spazio anche il sophomore Markus Howard e il figlio d’arte Bol Bol.

Il presidente Tim Connelly e coach Mike Malone credono fermamente che questo nucleo di giocatori possa competere per il titolo nei prossimi quattro/cinque anni. L’assenza di Murray porterà più pressione a Jokic, ma forzerà anche Porter Jr. a fare un altro passo verso la sua ascensione a stella.
La squadra non ha usato l’infortunio di Murray come scusa per non aver raggiunto i propri obiettivi, che quest’anno saranno anzi più ambiziosi.



MINNESOTA TIMBERWOLVES (23-49)

Cosa si potrebbe volere dalla stagione 2021-2022 firmata Timberwolves? Salute fisica e un coaching staff dall’inizio sino alla fine, nonché stabilità all’interno del front office dopo il terremoto delle dimissioni da presidente delle basketball operations di Gersson Rosas e la promozione ad interim di Sachin Gupta.
La guida tecnica è stata confermata a Chris Finch, che ha chiuso la scorsa annata con un record di 11-11 dopo un periodo di “rodaggio” e il capitombolo Ryan Saunders (sole 7 vinte a fronte di 24 perse arrivati nel mese di febbraio).
Abbiamo accennato alla salute fisica. Un dato impietoso del 2020-2021 è il numero di partite giocate insieme da coloro che dovrebbero essere i tre migliori giocatori del roster Karl-Anthony Towns, Anthony Edwards, e D’Angelo Russell: solo otto partite con tutti e tre a referto (3-5 il record). Malik Beasley, potenzialmente il quarto miglior giocatore, non ha nemmeno una partita disputata con gli altri tre.

Il più grande interrogativo riguarda il giocatore franchigia, ovvero “KAT”: conosciamo tutti il suo enorme potenziale (24.8 punti, 10.6 rimbalzi, 32 doppie-doppie messe a referto su 50 partite nella scorsa stagione), e ancor meglio lo sanno i GM degli altri team, a cui farebbe molto piacere un giocatore come lui che un paio d’anni fa veniva indicato come ideale su “cui costruire una squadra attorno”. Il suo contratto scade nel 2024 e sarà fondamentale un’altra apparizione ai playoff per convincere l’ala/centro a rimanere nel freddo Nord.

D’Angelo Russell dovrà confermare la sua vena offensiva, ma dare qualcosa di più in difesa e diventare il fattore che fa la differenza, formando magari una coppia All-Star con Towns.
Anthony Edwards avrebbe conquistato il Rookie of the Year 2021, se le cifre fatte registrare dopo la pausa per l’All-Star Game (23.8 punti, 5.3 rimbalzi, 3.4 assist, 45.4% dal campo) si fossero mantenute lungo tutta la stagione.
A completare il quintetto il già citato Malik Beasley (necessaria la sua mira dall’arco, 40.6% da tre dall’arrivo nel Minnesota) e Jaden McDaniels, rivelatosi un gradito two-way player alla chiusura della stagione.

Anthony Edwards Is Starting to Look Worthy of the Top Pick - The Ringer

Riserve chiave saranno Patrick Beverley, uomo da esperienza playoff (undici serie di playoff in nove anni, comparate alle undici in trentadue anni dei Timberwolves), un ambizioso 3&D come Taurean Prince, Josh Okogie, robusto difensore che deve dare continuità offensiva, e il centro di stazza Naz Reid, affidabile backup e desideroso di aumentare il proprio valore dietro o insieme a Towns. Minuti importanti anche per Jordan McLaughlin, Jarred Vanderbilt, Jaylen Nowell e per il rookie argentino ex Barcelona Leandro Bolmaro.

L’obiettivo per i Minnesota Timberwolves sarà quello dunque di continuare con lo sviluppo dei giovani, soprattutto Edwards e McDaniels, e mettere Towns e Russell a un livello da papabili All-Star. Complessivamente inoltre si cercherà di migliorare a livello difensivo (28esimi nel ranking dello scorso anno). Non si deve dunque contare nella seconda apparizione ai playoff negli ultimi diciotto anni, ma nel progresso.



OKLAHOMA CITY THUNDER (22-50)

Gli Oklahoma City Thunder si vedono già proiettati alla Draft Lottery del 2022, in attesa di visionare altri talenti da selezionare. Verosimilmente, quella 2021-2022 sarà un’altra stagione di crescita e formazione dei giovani sotto le mani sapienti di coach Mark Daigneault, con l’obiettivo di portare avanti il progetto a lungo termine del GM Sam Presti: costruire un team futuribile e competitivo attraverso le scelte al draft (18 al primo round e 18 al secondo nei prossimi anni).

L’unica mossa di mercato in free agency è stata quella di rifirmare con un contratto di cinque anni al massimo salariale Shai Gilgeous-Alexander, giocatore che ha iniziato la sua carriera nell’NBA a Los Angeles sponda Clippers e che ora si trova al suo terzo anno in Oklahoma. Nel 2020-21 SGA ha disputato solamente metà stagione, ma tanto è bastato per far capire che è lui l’uomo franchigia del presente e del futuro dei Thunder: 23.7 punti, 5.9 assist, 4.7 rimbalzi col 50.8% dal campo e quasi il 42% da oltre l’arco.

A completare uno dei backcourt migliori della lega c’è Luguentz Dort: dalla G League al quintetto in prima squadra, Lu Dort si è fatto conoscere soprattutto per le sue abilità da stopper difensivo, e la scorsa stagione nel momento dell’assenza di SGA ha acquisito anche un po’ di sana fluidità offensiva.

Confermata per il resto gran parte del roster, a partire dalla versatile ala Darius Bazley (grande salto di qualità nel suo secondo anno) e dalla guardia Ty Jerome, passando per il play francese Theo Maledon e i centri Aleksej Pokusevski e Isaiah Roby. Dalla free agency i Thunder hanno acquisito Derrick Favors per dare esperienza e sostanza nel reparto lunghi, mentre dal draft hanno selezionato con la numero #6 il prospetto australiano Josh Giddey (che partirà con un ruolo “senza palla” dopo che in NBL agiva da playmaker), Tre Mann, Jeremiah Robinson-Earl e Aaron Wiggins.

La domanda è legittima: fin quanto dovranno aspettare i tifosi dei Thunder prima di tornare ai playoff e quanto dovranno sopportare? E’ difficile dare una risposta, soprattutto perché non si era mai vista una squadra così giovane, ma ciò che è stato ribadito dal GM Sam Presti è il concetto con cui si sta costruendo questa franchigia, ovvero sui valori fondamentali della città: “Oklahoma City deve andare avanti per la propria strada, noi prendiamo molta ispirazione dalla nostra comunità“.

I tifosi dovranno quindi godersi per ora solo la crescita di questi futuri fenomeni, liberi da pressioni di risultato.



PORTLAND TRAIL BLAZERS (42-30)

Per i Portland Trail Blazers il 2021-2022 somiglierà a un’ultima chiamata per convincere il sei volte All-Star Damian Lillard a rimanere in Oregon. Dopo due anni consecutivi di uscite al primo round dei playoff, la franchigia ha dunque deciso di optare per una rivoluzione non nel roster, ma nello staff tecnico, licenziando Terry Stotts e assumendo Chauncey Billups, alla sua prima esperienza come capo allenatore. Il compito principale dell’ex campione NBA 2004 sarà mettere a posto la pessima difesa dei Blazers che ha subito 114.8 punti su 100 possessi nelle ultime due stagioni.
Dal mercato son stati effettuati acquisti mirati in quest’ottica, prendendo Larry Nance Jr., Cody Zeller, Tony Snell, Ben McLemore e rifirmando Norman Powell, upgrade difensivo rispetto a Gary Trent Jr. Inoltre si potrà contare su uno Jusuf Nurkic sano (solo 45 partite nelle ultime due stagioni) e Robert Covington che è uno dei migliori difensori in aiuto ma che ha parecchio deluso nel suo primo anno con la divisa dei Blazers..

A guidare la truppa ci sarà il duo Dame Lillard-CJ McCollum: il nativo di Oakland è uno scorer puro e uno dei giocatori più abbacinanti degli ultimi anni, così come il #3 che l’anno passato è stato condizionato da un infortunio al piede che gli ha impedito di partecipare alla gara delle stelle. In particolare McCollum ha aumentato il volume delle triple tentate a partita, arrivando a nove segnandone il 40.2%.

The Blazers' new commitment to defense won't fix their biggest problem

Il quintetto potrebbe comporsi dunque oltre che dalla sopracitata coppia, dall’ala Covington e da Nurkic sotto le plance, con Powell potrebbe lasciare spazio a Nance Jr. e agire più da sesto uomo. Sempre in uscita dalla panchina ci saranno il già citato Snell, che ha lunghe leve e atletismo utili difensivamente, e Anfernee Simons, che sarà chiamato a fare un salto di qualità nel suo quarto anno.

Le parole di Lillard hanno lanciato un segnale di urgenza nell’ambiente di Portland, ma allo stesso tempo ha suscitato sensazioni positive all’interno dell’organizzazione. In più non bisogna sottovalutare il rapporto di Billups coi giocatori, che sarà la chiave per portare i Trail Blazers lì dove Lillard pensa debbano stare.



UTAH JAZZ (52-20)

Gli Utah Jazz son stati il miglior team ad Ovest nella scorsa regular season, risultato frutto di un roster che negli anni ha subito poche variazioni, costruendo così una certa chimica, e di un’organizzazione ben gestita – ancora di più con l’ingresso di Dwyane Wade – dal coaching staff di assoluto livello.
Facendo un paragone con il clima che caratterizza lo stato, Utah si è sciolta come neve al sole sul momento più bello, uscendo in semifinale di Conference contro i Clippers: serie che ha cancellato i più che leciti sogni di arrivare alle Finals.
Uno dei fattori per i Jazz è stato il tiro dalla lunga distanza: usato per arrivare al top in regular season, ai playoff si è ritorto quando la vena realizzativa dall’arco si è esaurita e si sono avute difficoltà a trovare alternative sul piano offensivo. La speranza per i tifosi è che il coaching staff abbia imparato la lezione e si provi a mixare diverse soluzioni, come fatto dai quei Suns che hanno raggiunto le Finals.

Chi vorrà alzare l’asticella sarà in primis Donovan Mitchell: il #45 è una star affermata ormai, leader assoluto del team e, statistiche alla mano (26.4 punti, 5.2 assist ad allacciata di scarpe), tra le migliori guardie della lega.
Stesso discorso vale per Rudy Gobert, nominato per il secondo anno di fila DPY è il miglior rim protector: al di là della solidità dimostrata nei pick-and-roll, dalle statistiche si evince come dal francese dipenda l’intera la difesa dei Jazz (+15.9 il vantaggio su 100 possessi, -2.0 con lui fuori dal campo).

A completare il quintetto ci saranno Mike Conley, che ha giocato a livelli quasi da All-Star guadagnandosi un’estensione contrattuale, il croato Bojan Bogdanovic, un tiratore all-around e a volte miglior opzione offensiva per Utah. e Royce O’Neale, ala undersized capace di conquistare diversi rimbalzi (6.6 a gara) e affidabile difensore.

Jazz X Factor For 2021-22 NBA Season, And It's Not Donovan Mitchell

Dalla panchina si alzeranno l’attuale sesto uomo dell’anno Jordan Clarkson, che ha avuto una stagione da rivelazione, e Joe Ingles, tra i giocatori col più alto Q.I. cestistico e tra i tiratori più affidabili dei Jazz (45.1% nel 2020-21).

Per arrivare ancora più in fondo ai playoff, la dirigenza in free agency ha firmato altri nomi importanti: il veterano Rudy Gay, che può ancora segnare ed è uomo spogliatoio, Eric Paschall, che si è guadagnato la nomea di gran lavoratore ai Warriors, e il centro Hassan Whiteside, fondamentale nell’arginare la marea quando Gobert riposerà.
Dal draft son stati inoltre selezionati MaCio Teague, Jared Butler e Derrick Alston Jr.

Gli Utah Jazz hanno tutte le carte in regola per arrivare quantomeno alle finali di Conference: profondità, movimento di palla, tiro e difesa, consistenza nella performance e identità. Arrivare alle Finals non sarebbe una sorpresa, ma potrebbe essere il contrario nel caso non vengano raggiunti gli obiettivi prefissati.

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