Focus NBA

Ecce Simmons

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Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: ‘vieni in là con noi dai…’ e io: ‘andate, andate, vi raggiungo dopo…'”.


Il dialogo creato dal geniale Nanni Moretti per il mitico Ecce Bombo, potrebbe tranquillamente essere riadattato alla situazione paradossale che si sta vivendo a Philadelphia e assomigliare alla telefonata tra lo scontento Simmons, Doc Rivers e Daryl Morey, questi ultimi imploranti affinché il loro playmaker torni a guidare i Sixers.
Dopo mesi di esilio californiano, tra dichiarazioni al veleno di Joel Embiid e silenzi di Simmons, il rocambolesco ritorno dell’australiano a Phila sembrava aver risolto la querelle, con le parti interessate a chiudere in un cassetto le polemiche e le divergenze per riversare ogni energia sul parquet. Non è così: dopo pochi giorni dalla ricomparsa, Doc Rivers è stato costretto ad allontanare Simmons dall’allenamento a causa di un comportamento irritante e poco professionale. Sono uscite anche ricostruzioni del primo incontro tra il n°25 e il duo Morey-Brand, nel quale Simmons sembra abbia confessato di non essere pronto mentalmente a rientrare in quello spogliatoio.
Insomma, siamo punto e a capo. Anche se ufficialmente i Sixers stanno smentendo i rumors che li vorrebbero già a scandagliare il mercato, la situazione appare insanabile. Il meno diplomatico Embiid, che solo pochi giorni fa aveva riaccolto il compagno con fiducia, non ha esitato a dichiarare che “non è pagato per fare il babysitter”, lanciando un messaggio forte e chiaro alla dirigenza e allo staff tecnico. Intanto, l’ex prima scelta assoluta è stata sospesa e multata per 1.4 milioni di dollari, somma che si aggiunge agli 8 milioni di stipendio congelati in seguito al rifiuto di presentarsi al training camp.

Ma quali potrebbero essere i partner sul mercato? Le bizze Simmons hanno svalutato enormemente il suo valore, per non parlare delle leve di Morey al tavolo delle trattative. Nelle scorse settimane erano emerse sei potenziali pretendenti, anche se nessuna di queste sembra assomigliare alla destinazione sognata dal prodotto di LSU.


Indiana Pacers

I Pacers sono descritti come i partner ideali per un possibile scambio. Il sogno sarebbe stato convincere i Pacers a cedere Malcolm Brogdon, ma l’ex Virginia ha appena rinnovato, rendendo impossibile questo scenario. Ci sarebbe però Caris LeVert, esterno poliedrico e inquadrabile come sostituto tecnico di Simmons nel ruolo di point-forward. Potrebbe anche essere gradito il ritorno di T.J. McConnell, energico play di riserva, magari con l’aggiunta della matricola Chris Duarte, molto positivo in preseason ed esplosivo nell’opening night, e alcune scelte. Morey potrebbe accontentarsi?


Toronto Raptors

I Raptors ci avevano provato nei giorni antecedenti al Draft, ma senza successo. Potrebbero riprovarci adesso, avendo anche maggiore potere negoziale. Toronto ha salutato alcuni degli artefici dello storico titolo, ripartendo dal sangue freddo di Fred VanVleet, mentre qualche dubbio circonda Pascal Siakam, un po’ perso dopo l’incredibile e sorprendente crescita fino allo status di All-Star. Per Simmons, i Raptors lo sacrificherebbero volentieri, così come uno tra OG Anunoby e la matricola Scottie Barnes. I Sixers preferirebbero forse qualcosa di più sicuro, ma non è che al momento abbiano tante alternative.

Cleveland Cavaliers

I Cavaliers stanno provando in tutti i modi di piazzare il colpo a effetto per abbreviare la difficile risalita. Il loro problema risiede nella difficile individuazione di una contropartita stimolante. Tralasciando Evan Mobley e Darius Garland, le due colonne su cui dovrebbe vertere la rinascita, gli altri giocatori possiedono poco appeal: Collin Sexton si porta appresso una fama non proprio di uomo squadra; Isaac Okoro fatica a Cleveland, figuriamoci in una contender; Lauri Markkanen, un profilo non così sgradito, non può essere ceduto fino a fine ottobre; Kevin Love può interessare solo per far quadrare i conti dei salari. Insomma, difficile immaginare Simmons come l’erede di LeBron…


Sacramento Kings

Sacramento, perché no? È in California, lo Stato preferito di Simmons, sono giovani e in crescita. E, non proprio un dettaglio ininfluente, i Kings hanno molto materiale da girare a Phila: Buddy Hield, Harrison Barnes, Davion Mitchell, Tyrese Haliburton, al limite anche De’Aaron Fox. Vogliamo ipotizzare un pacchetto costituito da Hield, Barnes e uno tra Mitchell e Haliburton? Oppure una contropartita composta da Fox, il play reduce dalla convocazione alla “Partita delle Stelle”, e Barnes? Anche escludendo Fox, in rampa di lancio, difficile trovare di meglio nella situazione attuale. Morey regalerebbe a Rivers un altro tiratore da posizionare sul perimetro per punire i raddoppi su Embiid, un’ala poliedrica con all’attivo un titolo NBA con i Warriors, e un playmaker versatile, altruista, difensore, con il quale sostituire Simmons nel ruolo di iniziatore/facilitatore.


Portland Trail Blazers

Portland non è in California, ma se tralasciamo la pioggia, si vive bene. I Blazers devono in qualche modo accontentare Damian Lillard, desideroso di giocare in una reale contender. Simmons potrebbe far fare il salto di qualità alla franchigia del Nord-Ovest, soprattutto nella metà campo difensiva, non sempre una priorità per i Blazers. Il problema è la contropartita, perché C.J. McCollum non scalda molto i cuori di Rivers e Morey. Come elemento di contorno, invece, a Phila riabbraccerebbero volentieri Robert Covington, un giocatore scovato e cresciuto durante il famoso “The Process”.

Ci sarebbe anche una sesta opzione, ma è più una fantasiosa suggestione che una reale possibilità: i Nets. Perché non uno scambio Kyrie Irving-Ben Simmons, due giocatori di talento ma problematici? Irving non dovrebbe più soggiacere alle limitazioni dello Stato di New York, potendo così scendere liberamente in campo ad allenarsi. Simmons, al contempo, troverebbe spazio nella squadra favorita per il titolo, per di più accanto a Kevin Durant e James Harden, ovvero due scorer che gli permetterebbero di dedicarsi esclusivamente a fungere da facilitatore senza dover più ascoltare sterili polemiche sulle sue ritrosie offensive. Fantascienza? Probabile, perché sarebbe troppo rischioso per entrambe andare a rafforzare una diretta concorrente nella stessa conference.

Di sicuro, per adesso, c’è lo sconforto dei tifosi dei Sixers, alleviato dalla convincente vittoria a New Orleans.

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