Se si confronta la classifica della Western Conference ad inizio 2022 con quella attuale non può che saltare all’occhio il balzo compiuto dai New Orleans Pelicans.
La franchigia della Louisiana ha passato tutta la prima parte di stagione sostanzialmente a scambiarsi l’ultimo posto ad Ovest con gli Houston Rockets, ma negli ultimi due mesi le cose sono cambiate radicalmente.
Dal 5 gennaio infatti, la truppa di coach Green ha ottenuto un record di 14 vittorie e 9 sconfitte, e questo nonostante l’assenza di Zion Williamson e un calendario tutt’altro che semplice. Delle 23 partite disputate nella finestra di tempo considerata, ben 18 sono stati scontri con squadre occupanti una posizione più alta in classifica (sostanzialmente dall’8° posto in su di ambo le conference), portando tra l’altro a casa la vittoria in 9 occasioni. Serie di risultati utili che ha consentito ai Pelicans di appropriarsi del 10° posto ad Ovest a solo mezza partita di distanza dalla nona piazza dei Los Angeles Lakers.
Considerando che l’ottava posizione, attualmente occupata dai Los Angeles Clippers, è distante sei partite, qualora New Orleans dovesse mantenere il trend degli ultimi due mesi si assicurerebbe un posto al play-in, in quella zona – ovvero del nono e del decimo posto – che mette subito in scena una partita da dentro o fuori (rimandiamo a QUESTO ARTICOLO per la spiegazione del format).
Ora, i diretti inseguitori dei Pelicans sono tre: Blazers, Spurs e Kings. Portland e San Antonio, distanti rispettivamente 1.5 e 2.0 partite, non hanno obiettivi stagionali da raggiungere, anzi, al massimo quello di perdere ulteriori partite per guadagnare chance di pescare alto al prossimo Draft; Sacramento invece, distante 4.0 partite, sarebbe quella più pericolosa sulla carta, ma gli scambi effettuati nella finestra di mercato non hanno sortito gli effetti voluti e appare difficile che possano fare un clamoroso finale di stagione.
NOLA dovrebbe essere quindi interamente artefice del proprio destino. Il calendario non è affatto semplice, ma se Ingram e soci dovessero tenere la solidità evidenziata nelle ultime sette partite allora i risultati sperati dovrebbero arrivare.
A questo punto, assumendo che i Pelicans riescano a terminare la regular season in 9° o 10° posizione (e tutta la popolazione della Louisiana si starà toccando), la domanda è: possono aspirare ai playoff?
Lo scambio effettuato l’8 febbraio per ottenere CJ McCollum da Portland da un lato ha aumentato le potenzialità di scoring della squadra, ma dall’altro ha sicuramente indebolito l’aspetto difensivo. Se alcuni miglioramenti offensivi si erano già visti prima della pausa per l’All-Star Weekend, va evidenziato che dopo la Partita delle Stelle gli uomini agli ordini di coach Green hanno messo in scena delle ottime prove difensive, tenendo i propri avversari sotto i 100 punti in tre occasioni su quattro. Niente male per una squadra che sta facendo registrare 111.7 punti di Defensive Rating, valore valido per il 18° posto nella lega.
In sostanza, quindi, l’arrivo di un McCollum in grande spolvero (26.3 punti, 5.8 rimbalzi, 5.8 assist e 1.3 rubate di media con il 52.3% dal campo e il 40.9% dall’arco; tutte cifre, ad esclusione della percentuale dalla lunga distanza, che rappresentano career-high) ha dato nuovo slancio e nuovo entusiasmo alla franchigia, ma sarà la difesa a fare la differenza. Se New Orleans dovesse proseguire con i miglioramenti nella propria metà campo, aumenterebbe decisamente la credibilità nei suoi confronti. Cosa tutt’altro che scontata vista l’assenza di specialisti a roster.
Non si può poi non citare il fattore X, nonché giocatore tra i più discussi di tutta la stagione: Zion Williamson. Stando a quanto riportato da Shams Charania, l’ex prima scelta assoluta sarebbe tornato in città dopo la riabilitazione svolta a Portland e avrebbe il via libera per tornare ad allenarsi sul parquet. Le tempistiche sul suo rientro sono ancora incerte, così come sono diversi gli interrogativi sul suo stato di forma, visto che in questi primi anni nella NBA non è di certo spiccato per la cura del proprio corpo, ma un Williamson anche al 70% sarebbe un recupero di lusso per i Pelicans.
Infine, non rimane che analizzare gli scontri da affrontare al play-in. A meno di grandi sorprese, il primo scontro diretto da dentro-fuori dovrebbe essere con i Lakers. Ora, è vero che tra le file dei gialloviola c’è un certo LeBron James che a 37 anni sta ancora facendo quello che vuole, ma è altrettanto vero che il resto della squadra non sembra seguire le sue orme, con i losangelini che attualmente “vantano” un record di 27 vittorie e 35 sconfitte, rischiando così di regalare al proprio n°6 quella che sarebbe appena la terza stagione in carriera con un record negativo. Inutile dire che le aspettative ad inizio stagione erano ben altre. Con questi Lakers quindi qualche possibilità c’è, vista anche la vittoria ottenuta proprio alla Crypto.com Arena con un margine di 28 punti (va detto che mancava Anthony Davis).
Lasciando spazio ad un’altra grandissima toccata da parte della popolazione della Louisiana, qualora i Pelicans dovessero battere i Lakers si troverebbero successivamente davanti ad una tra Clippers e Timberwolves. Sulla carta, considerando le assenze tra le fila dell’altra franchigia losangelina e gli scontri stagionali (3-0 contro la truppa di coach Lue, 2-2 contro quella di coach Finch), l’avversario più ostico sarebbe la compagine con sede a Minneapolis. Sia Clippers che T-Wolves non sono però squadre irresistibili, considerando soprattutto i vari alti e bassi registrati finora. In uno scontro secco potrebbero quindi esserci delle possibilità neanche tanto lontane di avere la meglio e di raggiungere i playoff, traguardo che in casa Pelicans negli ultimi dieci anni è stato raggiunto solo due volte (2015 e 2018).
Poco importa se poi NOLA dovesse uscire con un netto 4-0 al primo turno.