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La rinascita dei Dallas Mavericks

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Tre anni fa i Dallas Mavericks organizzarono lo scambio che prometteva di assemblare il nuovo grande duo dell’NBA. La coppia tutta europea che avrebbe dovuto rappresentare la nuova generazione di giocatori e una modernissima lega all’insegna dell’internazionalità.

Acquistando “l’unicorno” Kristaps Porziņģis, il general manager Donnie Nelson mise a fianco dell’enfant prodige Luka Doncic il talentuoso lungo lettone scontento del suo soggiorno a New York City. Le sorti dei Mavs sembravano rilanciate sia dal punto di vista cestistico che di immagine, con gli apparenti eredi della leggendaria stella Dirk Nowitzki in casa. Due europei, di cui uno a soli 20 anni già sulla strada di spodestare il tedesco per il titolo di più grande giocatore del vecchio continente di sempre, e l’altro un versatile lungo tiratore che pareva destinato a camminare nelle orme della stella di Würzburg.

Purtroppo il sodalizio tra Porziņģis e i Mavericks non iniziava sotto la migliore delle stelle, data l’immediata indisponibilità del nuovo arrivato, fuori servizio per una rottura del crociato anteriore occorsa la stagione precedente, quando ancora vestiva la maglia dei New York Knicks. Col senno di poi un funesto presagio di come le cose si sarebbero sviluppate.
C’era comunque ottimismo sul fatto che il giovane avrebbe recuperato completamente e costituito una pedina fondamentale nelle sorti della franchigia texana. Tanto che, senza ancora aver messo piede sul campo di Dallas, la squadra gli offrì una max extension di cinque anni che un giocatore nelle sue condizioni non avrebbe mai rifiutato.

Sebbene alla prima stagione in maglia Mavericks le cose paressero funzionare come sperato, Porziņģis e i Mavericks si trovarono di fronte a una brusca battuta d’arresto quando il lungo, dopo sole tre partite di playoff, fu dichiarato fuori per il resto della stagione a causa di un altro problema al ginocchio, questa volta una lesione del menisco. Situazione che decretò la prematura eliminazione della squadra dai playoff dopo un promettente inizio di serie contro i favoriti Los Angeles Clippers.

Da quel momento in poi le cose hanno cominciato a precipitare per Kristaps. Fuori e dentro il roster tutta la stagione 2020-21 per infortuni e prevenzione. Un’orribile performance nella postseason (anche questa volta conclusasi con un’uscita al primo turno). Voci di frizioni con il leader della squadra Doncic. Un ruolo non congeniale assegnatogli dall’head coach Rick Carlisle.

La stagione successiva pareva iniziare sotto l’auspicio di un rinnovato ottimismo della squadra e del giocatore, con una nuova intesa e un nuovo allenatore, ma il fragile corpo del lettone ha continuato a tradirlo, conducendo all’inevitabile divorzio.

Quello che non ci si aspettava è che lo scambio che molti vedevano come un semplice esercizio di alleggerimento del salary cap, si rivelasse una così efficace scelta nel percorso di ristrutturazione dei Dallas Mavericks intorno alla colonna portante Luka Doncic.

Nonostante il suddetto scambio alla deadline sia ciò che ha definitivamente decretato la rinascita dei Mavs, il processo rigenerante era in realtà cominciato già durante l’estate con la firma all’irrisorio prezzo di $30 milioni in 3 anni dello specialista 3&D Reggie Bullock, anima difensiva della sorprendente stagione 2020-21 dei New York Knicks che non a caso hanno visto un clamoroso calo nelle prestazioni difensive da quando hanno perso il cecchino da North Carolina. Bullock corrispondeva all’identikit della pedina perfetto da schierare in campo intorno a Doncic e capace di supportare la difesa di Dallas, ottenuto ad un prezzo quasi illegale.

Lo scambio Porziņģis, da parte sua, ha rappresentato il momento di svolta, permettendo di ottenere in cambio del lungo perennemente infortunato, Spencer Dinwiddie e Dāvis Bertāns dai Washington Wizards. Immediatamente dopo, i texani hanno messo a segno un altro colpo cruciale, riuscendo ad assicurarsi il futuro del fondamentale Dorian Finney-Smith, assicurandosi con un’estensione di contratto la permanenza per i prossimi quattro anni dello specialista 3&D cresciuto in casa.

Dal giorno in cui i due nuovi acquisti provenienti dal District of Columbia hanno indossato il completo blu, i Mavericks hanno collezionato un record di 9-2, rilanciati nella corsa all’inseguimento di una posizione nella prima metà del tabellone playoff.

Mentre Bertāns prosegue nelle sue altalenanti prestazioni, non all’altezza del contratto firmato la scorsa stagione, Dinwiddie, nonostante i dubbi sollevati dall’aggiunta di un ulteriore ball handler ad un backcourt già affollato con Doncic e Jalen Brunson, si è rivelato una vera sorpresa.
Dopo le non entusiasmanti performance in maglia Wizards, il giocatore sta tenendo una media di 17.5 punti e 4.5 assist tirando col 43.5% da tre, coronata da una performance da 36 punti che ha assicurato ai Mavs una vittoria sui Sacramento Kings nonostante l’assenza di Doncic.

Dinwiddie ha svoltato la sua stagione dallo scambio e pare essere tornato alla sua versione pre-infortunio, rappresentando un’ottima opzione per rimpiazzare Doncic e Brunson dalla panchina, grazie alla capacità di creare per se stesso e per la squadra. Rimane solo da vedere come si sposteranno gli equilibri nel caso Tim Hardadway Jr. dovesse tornare dall’infortunio al piede che lo ha tenuto lontano dal campo in tempo per i playoff. In ogni caso, un’accoppiata dei due in uscita dalla panchina appare sulla carta come una promettentissima arma per Dallas.

Spencer rappresenta inoltre un’ottima assicurazione in caso i Mavs non riuscissero a garantirsi il ritorno di Jalen Brunson, che si appresta a diventare unrestricted free agent in estate e a ricevere numerose offerte con un bell’innalzamento di salario.

Reggie Bullock poi, dalla vittoria sui Portland Trail Blazers il 26 gennaio, ha aumentato la sua produttività, innalzando la media punti a 12.9 a partita col 39% dall’arco, venendo nel frattempo promosso a titolare.

Nonostante la mancanza di un lungo capace di pattugliare l’area e intimorire gli avversari con stoppate e una forte presenza fisica, una difesa disciplinata che conta piuttosto sulla mobilità di Dwight Powell (nonostante una passata rottura del tendine d’Achille sulla cartella medica) per cambiare sul pick’n’roll riesce a tenere a bada gli attacchi avversari e si qualifica tra le più efficienti della lega, grazie alla strutturazione data da coach Jason Kidd (ereditata dall’head coach dei Los Angeles Lakers Frank Vogel, per il quale ha servito da assistente le due passate stagioni) e all’apporto di specialisti come Bullock e Finney-Smith.

Ancora lontani dal prodotto finito, i Dallas Mavericks ancora necessitano di accoppiare una star a Luka Doncic per sfruttare appieno il suo potenziale e poter puntare al titolo. Per questa ragione dovranno ancora trovare faticosamente il modo di alleggerire il proprio salary cap. Ma questa stagione e i suoi recenti sviluppi segnano l’inizio di una rinascita capace di rilanciare l’era Doncic con un’auspicabile corsa in profondità nei playoff, che al momento non pare così assurda, perorando la loro causa di attrazione di un’altra star.




Articolo a cura di Davide Tovani

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