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Il Ballo dei Debuttanti: il verdetto

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Se la NBA ha già comunicato da qualche giorno le sue decisioni in merito ai riconoscimenti riservati alle matricole, oggi è il nostro giorno per i verdetti relativi alla stagione disputata da una classe di matricole davvero di altissimo livello.

LA VOLATA
Come lo scorso anno, la lunga e faticosa rimonta della prima scelta assoluta si è arrestata poco sotto la vetta. Se lo scorso anno i protagonisti furono Anthony Edwards e il vincitore LaMelo Ball, quest’anno è toccato a Cade Cunningham rincorrere la testa. Uno sforzo molto convincente ma inutile: Cade ha mostrato di avere un talento non comune, la capacità di prendere in mano la squadra nei momenti topici, la voglia di ascoltare il coach, ma l’avvio stentato e il record pessimo dei Pistons sono elementi che non possono non pesare sulla valutazione complessiva della sua stagione. Alla fine, si deve accontentare del terzo posto, sopravanzato da Evan Mobley, il nostro “Rookie dell’Anno”, e Scottie Barnes, quello ufficiale nominato dalla NBA.

I due Rookie dell’Anno: il nostro (Mobley) e quello della NBA (Barnes)

IL NOSTRO “ROY”
Diversamente dalla lega, per noi il vincitore è Mobley, il talentoso lungo di Cleveland. Diversamente da Cunningham, il giovane californiano è partito col piede giusto fin dal debutto, costituendo per i Cavaliers un elemento cruciale nella loro sorprendente stagione. Un segnale di quanto abbia pesato nell’ottima stagione di Cleveland, è il record accumulato quando Evan si è trovato costretto a riposare: 4 vinte e 9 perse. Le eccellenti qualità difensive – che gli permettono di intimidire sotto canestro, nonché contenere anche gli esterni sul perimetro – sono state l’ingrediente segreto che ha permesso a coach Bickerstaff di schierare il “quintettone” composto da tre giocatori oltre i 208 centimetri (Jarrett Allen e Lauri Markkanen gli altri due). Non è un caso che tantissimi addetti ai lavori, compagni e avversari gli abbiano predetto una presenza fissa nei migliori quintetti difensivi stilati dalla NBA. In attacco non ha certo sfigurato: i fondamentali in post basso, le mani morbide, il jump shot efficace anche dalla distanza, le qualità di passatore sono ampiamente emerse in questo primo campionato nei “pro”.
Il prossimo “step” sarà quello di ricoprire un ruolo più centrale nell’attacco dei Cavs, accrescere quella leadership necessaria per diventare quel lungo dominante “alla Anthony Davis”, il giocatore a cui spessissimo viene accostato.

IL “ROY” UFFICIALE
Avrete già letto che il premio è andato ufficialmente a Scottie Barnes, la matricola che ha già conquistato Toronto grazie alla sua energia contagiosa. Per noi, Barnes è leggermente sotto Mobley, anche se davvero di un soffio. Impossibile non apprezzare l’approccio alla pallacanestro del giovane Scottie, un concentrato di energia, fisicità, atletismo, versatilità e I.Q. Cestistico.
Nel commentare il riconoscimento, il Genenal Manager Masai Ujiri ha commentato così: ”Quello che si vede sul campo è esattamente quello che è Scottie: entusiasta, gioioso, atletico, dotato e vincente. Ci siamo divertiti nel vedere la sua evoluzione in questa stagione, ma non vendiamo l’ora di goderci cosa ci regalerà il futuro.
È felice Ujiri, anche perché la scelta di Scottie fu accolta con qualche mugugno “Al Nord”, visto che tutti aspettavano Jalen Suggs come erede di Kyle Lowry. Ha avuto ragione lui, e i margini di miglioramento di Barnes sono così ampi che davvero il futuro potrebbe regalare ai Raptors una superstar, soprattutto se quel tiro in sospensione diventerà più continuo. Il resto c’è già, dalla voglia di difendere su cinque ruoli, alla visione di gioco che lo porta spesso ad agire da playmaker aggiunto, alla fisicità che lo rende ostico a rimbalzo.

Herb Jones alle prese con Devin Booker. O è il contrario?

IL FURTO
Di Herbert Jones avevamo parlato proprio nel primo episodio della nostra rubrica, quindi non ci sorprende che nella votazione ufficiale per il premio di “Rookie dell’Anno” sia arrivato al sesto posto. Un risultato eccezionale, però, per un giocatore scelto al secondo giro del Draft.
Nei Pelicans arrembanti di fine stagione e dei Playoff, Herb si è ritagliato un ruolo da gregario di lusso grazie alla sagacia difensiva, alla versatilità e alla completezza tecnica sviluppate nei quattro anni ad Alabama, culminati nella qualificazione alle Sweet Sixteen del Torneo NCAA e nella vittoria sia del premio di Miglior Giocatore che di Miglior Difensore della SEC (la Conference in cui giocano Alabama, Kentucky, Florida, Arkansas solo per citare le più competitive).
Il titolo di “Steal of The Draft” non poteva andare a giocatore più indicato, considerando le tante palle recuperate accumulate da Jones in questa prima stagione…..

I QUINTETTI
Non ci resta che chiudere con i migliori quintetti di questo campionato, dandoci l’appuntamento alla prossima stagione con la rubrica dedicata ai giovani talenti della lega.

1 TEAM ALL-ROOKIE

Evan Mobley (Cleveland Cavaliers): 15 punti, 8,3 rimbalzi, 2,5 assist
Scottie Barnes (Toronto Raptors): 15,3 punti, 7,5 rimbalzi, 3,5 assist
Cade Cunningham (Detroit Pistons): 17,4 punti, 5,5 rimbalzi, 5,6 assist
Franz Wagner (Orlando Magic): 15,2 punti, 4,5 rimbalzi, 2,9 assist
Herbert Jones (New Orleans Pelicans): 9,5 punti, 3,8 rimbalzi, 2,1 assist

2 TEAM ALL-ROOKIE

Jalen Green (Hoiston Rockets): 17,3 punti, 5,5 rimbalzi, 2,6 assist
Josh Giddey (Oklahoma City Thunder): 12,5 punti, 7,8 rimbalzi, 6,4 assist
Ayo Dosunmu (Chicago Bulls): 8,8 punti, 2,8 rimbalzi, 3,3 assist
Bones Hyland (Denver Nuggets): 10,1 punti, 2,7 rimbalzi, 2,8 assist
Alperen Sengun (Houston Rockets): 9,5 punti, 5,5 rimbalzi, 2,6 assist

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