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Gary Trent Jr, “Mi manda papà”

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In questa stagione piena di incognite e di ogni tipo di difficoltà, c’è una squadra che è riuscita contro ogni previsione a sopperire ad assenze pesanti, rimanendo aggrappata alle zone nobili della Western Conference. Stiamo parlando dei Portland Trail-Blazers, che hanno perso il centro Jusuf Nurkic, operato al polso il 19 gennaio, e soprattutto CJ McCollum, fermo da più di un mese per una frattura al piede.
La chiave di questo buon inizio di stagione ha il nome di Gary Trent Jr, che già a partire dalla bolla di Orlando aveva dimostrato di poter dare quel contributo che si aspettavano nell’Oregon nel momento in cui ne avevano acquisito i diritti dai Sacramento Kings, i quali l’hanno chiamato con la scelta numero 37 nel draft 2018.


Per raccontare la storia di Gary non si può non iniziare a parlare del padre, la figura di riferimento nella crescita del figlio, cosa non proprio scontata quando si parla dell’adolescenza del prototipo del giocatore NBA. “Mio padre significa tutto per me”, ha detto Gary Trent Jr., “Senza di lui non sarei dove sono oggi in nessuna fase della mia vita. Mi ha insegnato tutto, dentro e fuori dal campo, si tratti di scuola o di basket, e mi ha trasmesso quei valori che ha imparato superando faticosamente gli ostacoli e le sofferenze che rivivo quotidianamente nei suoi racconti orribili di quella che è stata la sua gioventù. Non fa che parlare della sua infanzia e, quando io e i miei fratelli ci lamentavamo di qualcosa, mi faceva notare che lui non ha mai avuto nulla. Mi raccontava storie folli, alle quali tutt’ora non voglio credere. Ma fortunatamente io non ho vissuto così, semplicemente perché lui ha lavorato duramente per far vivere la sua famiglia nelle condizioni migliori e di questo lo ringrazierò sempre”.

Gary Trent Sr fin da bambino è stato mandato dalla madre tossicomane a vendere crack per le strade e non poteva tornare a casa fino a quando non recuperava una quantità di denaro ritenuta soddisfacente. Con il padre in galera, lui, la sorella Tia e la madre Cheryl Gunnell vivevano in una casa senza gas e senza acqua calda nell’East Side di Columbus e la sfida quotidiana era presentarsi alla Columbus Briggs High School con vestiti decenti dopo aver fatto una doccia.
Stanco della vita nel mondo del crack e delle gang, Trent Sr ha mollato la scuola all’età di 14 anni e ha accettato un lavoro in un fast-food di Long John Silver a Columbus, nel tentativo di fare soldi puliti. Ha mentito sulla sua età, dicendo di avere 16 primavere, per ottenere il lavoro e dopo il primo mese ha portato a casa 275 dollari, subito sequestrati dalla madre per essere investiti nella droga. Quando il rapporto con Cheryl è diventato insostenibile, ha deciso di scappare dalla zia in periferia ad Obetz, lontano da quel mondo che lo stava inghiottendo nel baratro. Il resto è storia.

Gary Trent Sr è tornato a scuola frequentando prima la Hamilton Township Highschool, dove ha scoperto il suo talento cestistico, poi il college alla Ohio University. Infine è approdato in NBA con la promessa di fare qualunque cosa per far crescere i figli in un ambiente ideale, imparando anche dai suoi errori. Dopo 506 partite nella lega passate tra Portland, Toronto, Dallas e Minnesota, più qualche apparizione fugace in Grecia ed in Italia, ha deciso di dedicarsi anima e corpo alla famiglia e soprattutto a quel bimbo che scalpitava per seguire le orme de padre.

Trent Jr è nato il 18 gennaio 1999 ad Apple Valley, Minnesota, da Trent Sr e Roxanne Holt, la fidanzata dell’epoca. Nonostante la rottura con quest’ultima, ha sempre voluto essere presente nella vita del figlio, approfittando anche del lockdown dell’NBA che ha accorciato la stagione a 50 partite nello stesso anno. Già a 6 anni ha iniziato ad allenare il figlio facendolo correre in pista palleggiando e con tanto di flessioni ed addominali. Dopo il ritiro dal basket è tornato a Columbus per stare a tempo pieno con il figlio, tanto che lui e sua moglie Natalia lo hanno preso in affidamento, formando una vera e propria famiglia.

Trent Jr ha vissuto in una casa di periferia stabile con un padre, una madre e tutto ciò di cui aveva bisogno. Ha ottenuto un’istruzione di qualità presso scuole private e pubbliche d’élite a Minneapolis e Columbus, ma Trent Jr sapeva cosa si provava a vivere situazioni molto meno fortunate: passava infatti del tempo con molti dei suoi compagni di squadra o con membri della famiglia in difficoltà e, soprattutto, erano i racconti del padre a renderlo coscienzioso dell’esistenza di un altro tipo di vita. Trent Sr è stato un gregario ed un lavoratore del parquet e la sua etica ed i suoi valori sono entrati nell’animo del figlio. “Gary è già fisicamente maturo e concentratissimo sul processo di miglioramento. Gli piace difendere sul giocatore più pericoloso ed ha un talento tutto da sviluppare. Si vede che è stato cresciuto nel modo migliore“, queste le parole di coach Krzyzewski, suo allenatore a Duke, scuola di basket e di vita per eccellenza.


Il salto nell’NBA non è stato semplice all’ombra del duo Lillard-McCollum, e non poteva essere altrimenti. Dopo un anno e mezzo passato tra panchina e G-League è arrivata l’occasione, soprattutto per l’infortunio occorso al compagno Rodney Hood. Trent Jr ha piazzato subito il record in carriera a gennaio con 30 punti e 5 triple contro OKC, per poi andare ben 4 volte oltre i 20 punti nella bolla di Orlando. Il salto di qualità definitivo è avvenuto in questa stagione, ancor prima dell’infortunio di McCollum che gli ha aperto le porte dello “starting five”. Con un minutaggio adeguato Trent Jr ha iniziato a mostrare tutte le sue caratteristiche migliori: un tiro da 3 affidabile sia sugli scarichi che dal palleggio, difesa sulla palla e personalità ed estrema sicurezza nei propri mezzi. I numeri di queste prime 29 gare sono tutti da leggere: 15,3 punti (che a febbraio diventano quasi 19 da titolare) con il 42,8% da 3 su quasi 8 tentativi a partita, registrando 28 punti contro i Lakers e 26 contro Cleveland e Washington.

Numeri a confronto: deciso il cambio di passo realizzativo dall’infortunio di CJ McCollum (le percentuali rimangono intaccate nonostante la mole di tiri presa sia quasi il doppio)

Il rendimento è così soddisfacente che a fine anno il front office dei Trail Blazers dovrà fare diverse valutazioni visto che il contratto dell’ex Duke è in scadenza: puntare forte su di lui e magari scambiare McCollum per tappare qualche falla in posizioni meno coperte? E’ ancora presto per fare delle previsioni, ma quel che è certo è che Portland ora ha un’alternativa in più in un roster che negli ultimi anni è stato difficile da migliorare, visto il salary cap sempre al limite. Altra cosa sicura è che Gary Trent Sr ha raggiunto il suo obiettivo, lasciandosi alle spalle i fantasmi del passato e diventando il padre che non ha mai avuto e che ha sempre desiderato essere. E ora può godersi il frutto dei suoi sacrifici che sta per spiccare il volo.




Articolo a cura di Fabio Krpan

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