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Everybody loves Jalen Green

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Mentre a Milwaukee si festeggia un titolo atteso da 50 anni, il resto della NBA sta concludendo il lavoro di scouting in vista del prossimo Draft.

Se Cade Cunningham sembra ormai certo di conquistare la prima scelta assoluta, il nome che sta attirando sempre più l’attenzione delle squadre che sceglieranno nelle primissime posizioni è quello di Jalen Green.

Il diciannovenne californiano è reduce da un’ottima stagione nella G-League, la lega di sviluppo della NBA scelta da Jalen per prepararsi in vista del Draft (e per guadagnare ben 500.000 dollari, ndr). Nel neonato Ignite Team, si è messo in mostra per le eccellenti qualità atletiche e le capacità realizzative. Da sempre un artista del campo aperto e schiacciatore sublime, rispetto al passato liceale ha ampliato l’arsenale offensivo, chiudendo la stagione, per esempio, con un promettentissimo 36% dall’arco dei tre punti.

Avevo sentito trapelare alcune cose poco edificanti. Di questi liceali si conosce pochissimo, così l’ho seguito con mota attenzione per verificarne il gioco, le debolezze. Mi aspettavo un giocatore un po’ “selvaggio”, con le solite forzature di chi è abituato ad avere tanto la palla in mano, che uscisse dai giochi… Invece niente di tutto ciò. Si è adeguato molto bene al nuovo basket, trovando il giusto ritmo offensivo, prendendo buoni tiri, mostrando un tiro da tre punti affidabile. Sarà un ottimo giocatore NBA”. La confessione di uno scout, che lo ha seguito nel suo percorso in G-League, spiega il perché Houston, Cleveland, Toronto sperano tutte di potersi aggiudicare i servigi del “californiano volante”.

I Rockets speravano di poter ottenere la prima scelta assoluta (e ancora non sembrano aver desistito dal poter arrivarci con uno scambio..), ma alla seconda scelta potrebbero tranquillamente consolarsi con Jalen. Potendo contare già su Christian Wood sotto canestro, la scelta naturale è affidarsi ad un esterno dal potenziale offensivo come quello di Green. Dulcis in fundo, le sue spettacolari evoluzioni sopra il ferro potrebbero far tornare il buon umore al pubblico rimasto orfano delle magie di James Harden.

La faccenda si fa più complicata a Cleveland. I Cavaliers hanno scelto due guardie (Garland e Sexton) e uno swingman (Okoro) negli ultimi tre Draft, quindi non ci sarebbe tutto questo bisogno di un altro esterno. Tuttavia, le recenti voci riguardanti la probabile cessione di Collin Sexton palesano la volontà di rivedere qualcosa nel backcourt. Il sogno sarebbe quello di scalare il Draft e selezionare Cunningham, ma pare davvero poco realistico. Con Green avrebbero un prospetto dall’indiscusso talento offensivo e con un potenziale difensivo molto maggiore rispetto a Sexton.

A Toronto, dopo il titolo del 2019, è arrivato il tempo di ricostruire. Con Kyle Lowry free agent, la mossa più facile sarebbe quella di selezionare Jalen Suggs, il playmaker di Gonzaga, ma la presenza di Fred VanVleet – uno dei migliori playmaker del college basket, prima di scoprirsi ottimo realizzatore nella NBA – potrebbe far preferire un profilo diverso. La coppia VanVleet-Green sarebbe un ottimo punto di partenza per il nuovo corso dei Raptors, specialmente se associato alla presenza di Pascal Siakam e degli emergenti OG Anunoby e Chris Boucher.

Eppure, sorprendentemente, le pretendenti non si fermano qui. Anche se sembra più un’indiscrezione sensazionalistica che reale, anche Troy Weaver, il general manager dei Pistons, sta seguendo con attenzione il giovane californiano. Che stia pensando a una mossa “alla Ainge”, l’ormai ex GM dei Celtics che scambiò la prima scelta assoluta “accontentandosi” di Jayson Tatum alla numero 3? Molto difficile, soprattutto perché Cunningham è davvero un talento eccezionale. Ma se Atlanta ha ceduto Luka Doncic, perché Detroit non potrebbe scambiare Cunningham?


Ma mai dire mai nella NBA. Il 29 luglio è dietro l’angolo, non resta che aspettare….

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