Focus NBA

Domantas Sabonis: quando il DNA è una cosa seria

Lettura 3 Minuti

Nella mente di un qualsiasi appassionato di basket europeo, e non solo, il cognome Sabonis non può che significare una cosa sola: il centro più forte della storia del vecchio continente. La Lituania è uno di quei paesi in cui la pallacanestro è una religione, per il basket si vive e questo li rende da sempre una della nazionali migliori del mondo. Arvydas, padre di Domantas, è stato per anni costretto a giocare per l’Unione Sovietica, essendo lo stato baltico sotto al dominio russo, ma non appena la rappresentativa lituana ha preso vita, lui l’ha presa per mano e l’ha trascinata alla prima medaglia olimpica della sua storia.

Quello però è il “Sabonis del passato”. Il presente appartiene infatti al figlio Domantas. Prodotto di Gonzaga, il classe ’96 dopo esser stato draftato con la 11° scelta assoluta dagli Orlando Magic nel 2016 è stato subito girato agli Oklahoma City Thunder come parte della trade che ha portato in Florida Serge Ibaka.
In carriera ha sempre dato l’impressione di essere un giocatore completo, in grado di saper giocare fronte e spalle a canestro, di tirare sia dalla media che dalla lunga distanza e di andare forte a rimbalzo. Considerate le caratteristiche, era prevedibile aspettarsi una stagione in doppia-doppia con punti e rimbalzi, ma nessuno sapeva quando e in che termini il lituano potesse essere efficace in fase offensiva.

Domas ci arriva per gradi. Dopo aver chiuso la stagione da rookie con 5.9 punti e 3.6 rimbalzi di media, viene scambiato e spedito agli Indiana Pacers, dove trova un ottimo ambiente per crescere: da sophomore colleziona 11.6 punti e 7.7 rimbalzi ad allacciata di scarpe, mentre al terzo anno i numeri crescono fino a far registrare 14.1 cucuzze e 9.3 carambole a match, lasciando intravedere il suo elevatissimo QI cestistico e la capacità di abituarsi a diversi stili di gioco. La sua terza stagione ad Indianapolis è quella dell’esplosione vera e propria. Sabonis, che ha trovato la sua dimensione da ala grande (con Myles Turner da centro, andando a formare una delle coppie di lunghi più interessanti della NBA), si afferma come giocatore chiave della franchigia su ambo i lati del campo e riceve la sua prima convocazione all’All-Star Game grazie a delle cifre di tutto rispetto: 18.5 punti, 12.4 rimbalzi e 5.0 assist di media con il 54.0% dal campo. Salto di qualità favorito anche dall’approdo di Malcolm Brogdon, altro giocatore che con i Pacers ha innescato una marcia in più, e da un minutaggio decisamente più largo (dalla stagione 2018-2019 alla 2019-2020 passa da 24.8 a 34.8 minuti di media).

Dal suo primo anno il nativo di Portland ha perennemente migliorato le proprie cifre per quanto riguarda i punti, i rimbalzi e gli assist, dimostrando una grande crescita soprattutto dal terzo al quarto anno (differenza di 4.4 punti, 3.1 rimbalzi e 2.1 assist di media) e conquistando il ruolo di titolare inamovibile. Sabonis ha inoltre sfruttato la sua crescita, e le assenze di un Victor Oladipo infortunato, per prendere sempre più in mano la fase offensiva della franchigia di Indianapolis.

Il lituano sta confermando il proprio valore nella stagione attuale, dimostrando l’ennesima crescita a livello statistico (20.8 punti, 11.1 rimbalzi, 6.0 assist e 1.0 rubata di media) e, soprattutto, un salto di qualità a livello balistico: il tiro da tre punti sta diventando infatti un’arma abbastanza affidabile, con la percentuale odierna che tocca il 33.3% su 2.7 tentativi (percentuale più alta in carriera se si considerano solo le stagioni con almeno un tentativo). La conseguenza non può che essere quella di un Domas che risulta uno dei migliori big men dell’intera NBA, rivelandosi un leader tecnico e carismatico dal grande QI.
Inizialmente escluso dall’evento, quest’anno è riuscito anche a strappare la sua seconda convocazione all’All-Star Game andando a sostituire l’infortunato Kevin Durant. Sabonis ha anche partecipato alla Skills Challenge, portandosi a casa il trofeo vendicando la sconfitta maturata in finale nel 2020.


L’importanza del cognome si fa sentire, ma Domantas sembra non subirla (ritenendo il padre un punto di riferimento con cui confrontarsi). E se fra 20 anni, pronunciando il cognome lituano, si pensasse subito a lui?




Articolo a cura di Matteo Cappelli

Articoli collegati
Focus NBA

Il Ballo dei Debuttanti: il verdetto

Lettura 3 Minuti
Se la NBA ha già comunicato da qualche giorno le sue decisioni in merito ai riconoscimenti riservati alle matricole, oggi è il…
Focus NCAA

Un anno sui banchi di scuola

Lettura 6 Minuti
E’ passato quasi un mese dalla sirena che ha chiuso la Final Four di New Orleans, quindi è arrivato il tempo di…
Focus NBA

IL Ballo dei Debuttanti

Lettura 4 Minuti
Penultimo appuntamento con la nostra rubrica dedicata alle matricole. Andiamo a verificare l’andamento delle giovani speranze nell’ultimo mese di Regular Season. IL…