NBA Recap

Miami batte ancora Boston ed evita il play-in, Horton-Tucker salva i Lakers

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Appuntamento quotidiano con il riassunto dei fatti principali della notte NBA: gli Heat superano i Celtics per la seconda volta in 72 ore e si assicurano un posto ai playoff, i Lakers battono sul filo del rasoio i Knicks grazie alla tripla di Horton-Tucker, i Warriors trovano una grandissima vittoria di carattere sui Suns. In chiusura le consuete note a margine.


Miami batte Boston ed evita il play-in

Gli Heat superano i Celtics per la seconda volta in 72 ore ed evitano ufficialmente il play-in: grazie alle 10 vittorie nelle ultime 13 partite infatti la franchigia della Florida si è tenuta nella parte alta della classifica e ora lotterà per ottenere il quarto seed (si trova a pari merito con Knicks e Hawks). Boston invece, priva di Jaylen Brown per il resto della stagione, dovrà prendere parte al piccolo torneo che decreterà le ultime due partecipanti alla postseason.
Un match quello andato in scena nella notte che ha sostanzialmente ricalcato il percorso di quello di due giorni fa, con Miami che tra secondo e terzo periodo scava un divario che diventa ingestibile per i propri avversari. Biancoverdi che, nonostante l’assenza di Butler per tutta la seconda metà di gioco, nell’ultimo periodo provano disperatamente a rientrare, senza tuttavia avere successo. A nulla servono quindi i 36 punti di Walker, i 30 di Tatum e i 20 di Fournier, con gli Heat che invece fanno leva sulle prove di Adebayo (22 rimbalzi, 7 rimbalzi, 5 assist), Robinson (22 punti), Nunn (18 punti) e uno scatenato Herro in uscita dalla panchina (24 punti e 11 rimbalzi).


Horton-Tucker salva i Lakers

La tripla del #5 gialloviola a circa 20″ dalla conclusione regala un soffertissimo successo a dei Lakers che senza James continuano a soffrire in maniera esagerata. Losangelini che tuttavia mettono in campo grande carattere e riescono a trovare un altra importantissima vittoria ai danni di una grande squadra (negli ultimi 10 giorni avevano superato anche Denver e Phoenix), tenendo così in vita le speranze di evitare il play-in: la truppa di coach Vogel si trova infatti, con tre partite ancora da giocare, settima in classifica con una sola partita di ritardo da Blazers e Mavericks, ma per superare una delle due franchigie dovrà ottenere una vittoria in più degli avversari (in caso di parità infatti Dallas conta sulla vittoria della propria Division, mentre Portland ha il vantaggio degli scontri diretti).
Ai Lakers risultano decisive le prove di Drummond (16 punti e 18 rimbalzi), Kuzma (23 punti) e Davis (20 punti, 6 rimbalzi, 4 assist, ma 8/23 al tiro), oltre ovviamente al tiro dalla lunga distanza di un Horton-Tucker autore di una doppia-doppia da 13 punti e 10 assist. Tra le fila dei Knicks spiccano invece un Randle da 31 punti, 8 rimbalzi e 5 assist, e un Rose da 27 punti, 6 rimbalzi e 6 assist, con i due che tra l’altro risultano essere gli unici due giocatori della franchigia in doppia cifra. Barrett a un paio di secondi dalla conclusione sbaglia la tripla del controsorpasso (8 punti, 2/23 dal campo, 0/7 dall’arco per lui).


Warriors di carattere sui Suns

Uno dei risultati più sorprendenti della notte è sicuramente la vittoria dei Warriors sui Suns, con la franchigia di San Francisco che batte in back-to-back i primi due seed della Western Conference. Proprio come contro i Jazz, Golden State porta a casa il successo in rimonta e grazie ad una grande prova di carattere, riuscendo a mandare fuori giri nel finale una squadra che sembrava avere la situazione sotto controllo. Un risultato fondamentale per gli uomini di coach Kerr, che al momento rimangono i proprietari dell’ottavo posto ad Ovest.
Fin da subito si percepisce che quella contro i Suns non è la partita di Curry, firmatario di una prova sottotono da 21 punti e un orrendo 7/22 al tiro (1/11 dall’arco), anche se nel finale trova un incredibile canestro con la mano sinistra che risulta discretamente decisivo. Alla serata no del #30 corrisponde quella di grazia dio Wiggins, autore di una prova da 38 punti (17/24 al tiro) e di vari canestri decisivi ai fini del risultato. Alla causa contribuiscono anche un grande Poole, che piazza altri 20 punti a referto, e il solito Green, che sforna la tripla-doppia n°30 in carriera (11 punti, 10 rimbalzi e 11 assist; i Warriors hanno perso i una sola delle 30 occasioni in cui il #23 è andato in tripla-doppia). Preziosi sono anche i contributi di Bazemore (17 punti) e Toscano-Anderson (7 punti, 5 rimbalzi, 6 assist).
A Phoenix non bastano invece i 34 punti di un devastante Booker, i 20 di Crowder ela doppia-doppia da 24 punti e 10 assist di Paul. Suns che nel finale non trovano le giocate giuste e sono così costretti a subire quella che risulta essere la terza sconfitta negli ultimi quattro match, vedendo ormai svanire le possibilità di vincere la conference.


Note a margine

Indiana supera dei 76ers privi di Joel Embiid e si assicurano ufficialmente un posto al play-in, occupando momentaneamente il noni posto ad Est con il medesimo record degli Hornets e una partita di vantaggio su Washington. A rovinare la festa di Philadelphia, che avrebbe potuto ufficializzare la vittoria della Eastern Conference, sono soprattutto LeVert (24 punti) e il solito Sabonis (tripla-doppia da 16 punti, 13 rimbalzi e 15 assist), spalleggiati da un positivo McDermott (20 punti).

Memphis pialla Dallas (133-104 il finale) e fa un grande favore ai Lakers nella corsa alla fuga dal play-in. Grizzlies che sfruttano la serata da dimenticare di Doncic e soci (solo 12 punti per lo sloveno con un orrendo 4/16 al tiro) per infilare un comodo successo che li porta a tenere il fiato sul collo ai Warriors nella sfida per l’ottavo seed ad Ovest. Tra le fila della franchigia del Tennessee spiccano le prove di Morant (24 punti, 7 rimbalzi, 8 assist), Brooks ( 22 punti) e Konchar (18 punti, 6 rimbalzi, 7/10 al tiro in uscita dalla panca).

I Bulls nella notte cadono sotto i colpi dei Nets guidati da Kevin Durant, con Chicago che non riesce a sfruttare a dovere i 41 punti messi a referto da Zach LaVine: il prodotto di UCLA sigla la 14° prestazione da 40+ punti con i Bulls, piazzandosi al secondo posto nella storia della franchigia dietro al solo, inarrivabile Michael Jordan (165).

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